Cioccolata a colazione
di Pamela Moore
Mondadori, 2014
Traduzione di Francesca Mastruzzo
1^ edizione originale: 1956
1^ edizione originale: 1956
pp. 265
€ 13,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
€ 13,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
La vita di una teenager è sempre complicata. Ribellione, rifiuto delle regole, ricerca di una propria identità e sfida al mondo dei genitori sono costanti di questi anni turbolenti. Nulla di tutto questo però è un'invenzione dei tempi moderni. Courtney Farrel è una ragazzina degli anni Cinquanta in America, figlia di un'attrice di Hollywood e di un pezzo grosso dell'editoria. Tra l'estroso stile di vita della madre e la solida affidabilità del padre, Courtney cerca la strada per la propria crescita. Tra feste e amanti discutibili, relazioni segrete e pulsioni omoerotiche, Cioccolata a colazione mostra uno spaccato della vita delle ragazze americane non più ingabbiate nel loro futuro ruolo di madre e moglie, ma ancora un passo indietro rispetto al movimento femminista. E con tutto il pathos e la drammaticità di cui solo una voce di adolescente si può ammantare, mostra quanta autodistruzione possa nascondersi negli scintillanti party e in quella che può a tutto diritto ammantarsi del titolo di Gioventù perduta.
Ma la vita non può essere sempre pulita e colorata. La bruttezza è ovunque. Solo che noi fingiamo di non vederla. (p.106)
Cioccolata a colazione, a differenza de Il giovane Holden, è scivolato dietro le quinte dei romanzi di formazione più conosciuti, nonostante l'enorme successo che riscosse all'epoca della sua prima pubblicazione nel 1956. Censurato alla sua uscita in Italia, costò alla Mondadori quattro anni di processi dal 1960 al 1964 e venne ritirato dalla distribuzione.
L'autrice, Pamela Moore, fu un caso ante litteram di giovanissima esordiente. Questo romanzo, pubblicato all'età di diciotto anni, le regalò una fama travolgente, l'etichetta di ragazza da party e un ruolo da scrittrice. La Moore cercò di scrollarsi di dosso i primi due doni e si sforzò di infilarsi ed essere degna dell'appellativo "scrittrice", ma le sue opere successive non ebbero lo stesso successo. Relazioni sbagliate e una profonda depressione la portarono al suicidio all'età di ventisette anni, poco dopo aver dato alla luce il figlio Kevin.
Questo romanzo, scritto da una ragazza, ma di certo non considerabile adatto agli occhi delle debuttanti degli anni Cinquanta, è drammatico, potente e di certo non legato o cristallizzato negli anni della sua composizione. In Courtney Farrel e in Janet, la migliore amica sin dai tempi del collegio femminile, si annidano tutti i problemi e le contraddizioni che ogni adolescente vive.
Courtney è un personaggio a metà tra l'irritante Holden Caufield e uno scintillante e malinconico personaggio di Fitzgerald. Decisa a tutti i costi a evitare le bruttezze della vita, che nella sua mente si identificano con le foglie morte sul fondo di una piscina, vuole vivere in maniera sofisticata e amare in modo squisito. Come per tutti gli adolescenti, non sono per lei le mezze misure.
«Per tutta la mia vita ho mangiato solo in ristoranti carissimi o bettole. Non mi piacciono le vie di mezzo. La povertà e la ricchezza sono perfette, perché si trovano agli estremi. La mediocrità, invece, deprime lo spirito.» (p. 178)
Così dichiara ad Anthony, un dandy decadente che per un po' ricopre il ruolo di suo amante. Ma se ogni cosa, all'inizio, è permeata dall'alone di magia che altro non è che l'entusiasmo giovanile, presto la bruttezza e le foglie morte la raggiungono e spengono ogni piacere. È così per l'attore bisessuale, amico della madre, che per primo le fa conoscere il sesso; è così per il mondo di Hollywood che appare sempre come un enorme capannone delle giostre che potrebbe sparire da un momento all'altro. Amicizie, amanti, feste, sono destinati a essere sepolti sotto cumuli di foglie e, quando la vita non ha motivi sofisticati e squisiti per essere vissuta, subentra una tecnica di difesa molto basilare: il sonno.
Gli adolescenti di questo romanzo vivono in bilico tra un sonno/veglia indistinguibili dal binomio morte/vita. In costante equilibrio sul bordo di un cornicione o di un tunnel scuro, tutti i personaggi dondolano, incerti se proseguire verso la vita adulta o lasciarsi cadere verso il vuoto, reale, nel caso di Janet, metaforico per tutto il loro giro che trova solo nell'alcol il sollievo da questo mondo.
Gli adulti, come in ogni teen drama, sono portatori di messaggi sbagliati, qualunque valore essi incarnino. Miss Rosen, l'insegnate di Courtney in collegio, è foriera di confusi e pericolosi sentimenti e per prima respinge la ragazza che cerca in lei una guida, non solo a livello intellettuale. Il padre di Courtney, solido e affidabile, non è amato dalla figlia. Sondra, la madre che poco si riconosce nel suo ruolo, ha bisogno di aiuto e supporto. Il padre di Janet è un alcolizzato, la madre bisognosa di costanti cure psichiatriche. Questo è quello che ci viene mostrato e di questo mondo adulto che guarda con un sospiro le sciocchezze e gli sbagli stupidi dei giovani possiamo avere un breve assaggio nelle parole di Sondra.
«Si vorrebbe evitare ai figli ogni sofferenza, ogni dolore, aiutarli nelle decisioni che devono prendere. Ma non è possibile. Bisogna lasciarli liberi di cercare la propri strada, anche se vanno a tentoni. Ci mettono anni a capire da soli cose che gli si potrebbe spiegare in dieci minuti.» (p. 230)
Ma questo è un romanzo di formazione che, pur senza la frizzante ironia e lo slang messo in campo da Salinger, è scritto da un'adolescente. Come Courtney, anche la Moore procede a tentoni sulla via della propria realizzazione.
Senza Courtney Farrel non avremmo le Melissa Cooper e le Alison Di Laurentis dei nostri telefilm contemporanei. Perché le vite segrete delle teenager americane erano già pericolose anche nel frizzante e privilegiato mondo Wasp degli anni Cinquanta.
Giulia Pretta