La fortuna della Scapiliata di Leonardo da Vinci
a cura di Pietro C. Marani e Simone Verde
Nomos Edizioni, 2019
pp. 174
€ 24,90 (cartaceo)
Ah, i capelli! Esistono pochi topos letterari evocativi come quelli riguardanti le folte chiome, capaci di concentrare in sé la quintessenza delle più memorabili suggestioni muliebri. Romanzi e poesie abbondano di esempi in tal senso, ma la storia dell’arte non è da meno: tanto spesso, difatti, la bravura di pittori e scultori si è misurata con la resa di belle e credibili capigliature. Elemento intrigante e insidioso al tempo stesso, lo studio della pettinatura porta con sé quello sul movimento, ed è per questo che il virtuosismo tecnico – analitico come sintetico – risulta tanto più apprezzabile quanto più riesce a restituire non solo l’impressione di un’acconciatura semplice o sofisticata, ma anche lo scuotimento del capo o il passaggio del vento tra le ciocche. Proprio come accade nella Testa di donna, detta La Scapiliata (1492-1501 circa) di Leonardo da Vinci, opera non abbastanza nota del genio del Rinascimento eppure estremamente significativa, attualmente al centro di una mostra curata da Simone Verde e Pietro C. Marani alla Galleria Nazionale di Parma, presso il Complesso Monumentale della Pilotta. Se è vero che i cinquecento anni dalla morte del Maestro sono occasione per celebrazioni e iniziative direttamente proporzionali all’importanza di un simile anniversario, quella parmense sceglie una via peculiare, per così dire sineddotica: sia perché si concentra su un dipinto per parlare della ricerca dell’artista intesa comunque nel suo complesso, sia perché isola concettualmente una parte di quello stesso dipinto per intrecciare i fili del discorso leonardesco con quelli dei suoi predecessori, contemporanei e successori. Mentre il catalogo, già pubblicato da Nomos Edizioni, si rivela il perfetto complemento di un’iniziativa culturale e scientifica rigorosa e affascinante.
a cura di Pietro C. Marani e Simone Verde
Nomos Edizioni, 2019
pp. 174
€ 24,90 (cartaceo)
Ah, i capelli! Esistono pochi topos letterari evocativi come quelli riguardanti le folte chiome, capaci di concentrare in sé la quintessenza delle più memorabili suggestioni muliebri. Romanzi e poesie abbondano di esempi in tal senso, ma la storia dell’arte non è da meno: tanto spesso, difatti, la bravura di pittori e scultori si è misurata con la resa di belle e credibili capigliature. Elemento intrigante e insidioso al tempo stesso, lo studio della pettinatura porta con sé quello sul movimento, ed è per questo che il virtuosismo tecnico – analitico come sintetico – risulta tanto più apprezzabile quanto più riesce a restituire non solo l’impressione di un’acconciatura semplice o sofisticata, ma anche lo scuotimento del capo o il passaggio del vento tra le ciocche. Proprio come accade nella Testa di donna, detta La Scapiliata (1492-1501 circa) di Leonardo da Vinci, opera non abbastanza nota del genio del Rinascimento eppure estremamente significativa, attualmente al centro di una mostra curata da Simone Verde e Pietro C. Marani alla Galleria Nazionale di Parma, presso il Complesso Monumentale della Pilotta. Se è vero che i cinquecento anni dalla morte del Maestro sono occasione per celebrazioni e iniziative direttamente proporzionali all’importanza di un simile anniversario, quella parmense sceglie una via peculiare, per così dire sineddotica: sia perché si concentra su un dipinto per parlare della ricerca dell’artista intesa comunque nel suo complesso, sia perché isola concettualmente una parte di quello stesso dipinto per intrecciare i fili del discorso leonardesco con quelli dei suoi predecessori, contemporanei e successori. Mentre il catalogo, già pubblicato da Nomos Edizioni, si rivela il perfetto complemento di un’iniziativa culturale e scientifica rigorosa e affascinante.
Quanta grazia e quanto mistero nel bel viso di fanciulla dai capelli scomposti entrato a far parte delle raccolte ducali parmensi nel 1839 in coincidenza con la dispersione della collezione del pittore e scultore Gaetano Callani. Scrivono bene Verdi e Marani in apertura di volume:
«oltre che un rebus, la Scapiliata è anche un simbolo, dacché il suo volto dalla chioma sciolta non è una semplice icona di bellezza femminile: è molto di più. Corrisponde alla ricerca di mezzi espressivi capaci di riassumere, nello spazio immobile e bidimensionale di una tavoletta, tutta la complessità divina della realtà: il movimento, la vita, gli affetti, ovvero i sentimenti propri della sfera emotiva e psicologica del soggetto. Fu un’ossessione del Rinascimento riprodurre il mondo non solo come appare, ma come è, un’ossessione che ricorre altresì negli scritti teorici, che nel caso della Scapiliata sembra trovare in un passaggio del Trattato della pittura un riferimento chiave: “Fa tu adonque alle tue teste – si legge – li capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti, e con diverse revolture graziosamente ornargli”» (p. 10).
Nella visione dei due curatori la Scapiliata è dunque un astro raro e prescelto attorno al quale far orbitare una ricca costellazione di opere, studi, scritti teorici (il De pictura di Leon Battista Alberti, lo stesso trattato leonardesco) e manufatti (nello specifico antiche monete) capaci di spiegare non solo un sistema di rimandi reciproci e di citazioni e autocitazioni più o meno dirette e immediate, ma anche una temperie culturale: quella della realizzazione del dipinto, come è ovvio, ma anche quelle successive, animate da coloro che in qualche modo trassero ispirazione dalla tavoletta di noce (appena cm 24,7 x 21) o la vollero a far parte della loro collezione personale. Così, gli studi di Leonardo per acconciature femminili (da intendersi come vere e proprie parrucche) dialogano (tra gli altri) con la Testa di donna con i capelli sciolti e collana di perle (fine XV-inizi XVI secolo) del Maestro della Pala Sforzesca e con la Testa di giovane con folta capigliatura (1505 circa) di Giovanni Agostino de Lodi, mentre questo stesso corpus tematico conduce con naturalezza alla scoperta dei due nuclei incentrati sulla figura dell’artista e collezionista Gaetano Callani e sulle altre acquisizioni, provenienti dalla collezione Sanvitale, che entrarono a far parte delle raccolte ducali «nel contesto della stessa attività di acquisizioni di altissimo livello qualitativo che hanno portato all’acquisto della Scapiliata» (p. 108 e p. 124) (tra cui due raffinatissimi ritratti di gentiluomo e gentildonna di inizio Seicento stimati opera di Frans Pourbus il Giovane).
Se la mostra è destinata a colpire il visitatore per la sottigliezza dei rapporti tra gli elementi che fanno parte dell’esposizione – «senza inutili spettacolarizzazioni, convocando (…) poche preziose opere chiave per chiarire il significato e il ruolo giocato dalla Scapiliata nella formazione della “maniera moderna” tra Quattro e Cinquecento» (p. 9) – il pregio del catalogo è la ricchezza del suo apparato critico e testuale. Nella prima parte trovano spazio i contributi di Simone Verde (La Scapiliata, genesi culturale di un capolavoro e della sua fortuna), Pietro C. Marani (“Li capegli scherzare insieme col finto vento”. Tra l’Antico e i “moderni”: cronologia e significato della Scapiliata di Leonardo), Paola Cordera (“Parme appartient au Corrège”. Note intorno alla Gallerie di Parma nell’età di Maria Luigia (1816-1847)) e Alberto Crispo (Gaetano Callani collezionista): quattro affondi precisi che inquadrano il dipinto a trecentosessanta gradi, dalla genesi alle influenze stilistiche e simboliche (quelle assorbite, ma anche quelle esercitate), e che ripercorrono la vita dell’opera attraverso le vicissitudini che ne decretarono i passaggi di proprietà, l’acquisizione definitiva e la storia delle esposizioni. La seconda parte, invece, è costituita dal vero e proprio Catalogo, e come tale risulta divisa nelle sezioni corrispondenti all’articolazione della mostra (L’Antico, il Rinascimento e la scoperta del movimento in pittura; “Li capegli scherzare insieme col finto vento”: la Scapiliata e la sua fortuna; Gaetano Callani collezionista e artista; La Scapiliata e altri capolavori: acquisizioni in Parma ducale): un percorso cronologico avvincente, che parte dalla numismatica antica e da un affresco pompeiano per arrivare alla pittura del Seicento passando per la Leda e il cigno (primo decennio del XVI secolo) proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, eseguito da un seguace di Leonardo, e il Cristo morto sorretto da tre angeli, san Domenico e un donatore di Domenico Tintoretto (1560-1635). La riproduzione fotografica di ogni opera è corredata da una scheda ricca di informazioni, che giustappone gli elementi descrittivi a quelli giustificativi delle presenza in mostra. Chiudono il volume, oltre alla Bibliografia, tre brevi relazioni scientifiche, che presentano al lettore i risultati delle analisi più recenti condotte con il supporto delle più moderne tecnologie applicate all’ambito del restauro e della conservazione dei beni culturali: Uno sguardo sulla Scapiliata (Pinin Brambilla Barcilon), Una lettura tecnica aggiornata sulla Scapiliata (Diego Cauzzi, Gisella Pollastro, Claudio Seccaroni), la Scheda conservativa curata da Clelia Alessandrini.
Il volume pubblicato da Nomos è un contributo veramente imperdibile per gli estimatori e gli studiosi del maestro da Vinci e dell’arte moderna. Completo a livello iconografico, esaustivo nei contenuti testuali, chiaro e organico nella struttura, ha tutte le caratteristiche del catalogo perfetto, non ultima quella di un formato di dimensione medio-piccola che lo rende sfogliabile comodamente come un libro. Se i fortunati visitatori della mostra (inaugurata il mese scorso e visitabile fino a poco prima di Ferragosto) non perderanno l’occasione per acquistarlo, tutti gli altri beneficeranno di una testimonianza preziosa: non il “solito” testo furbo o compendiario dato alle stampe in occasione di un anniversario importante, ma un contributo originale, illuminante, che indaga il genio del Rinascimento da una prospettiva “tricologica” affascinante e che non si dimentica, fitta di intrecci con il passato e con gli sviluppi dei tempi a venire.
Cecilia Mariani
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