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"La vita automatica" di Christian Oster: un noir psicologico sulla paranoia

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La vita automatica
di Christian Oster
Edizioni Clichy, 2019

Traduzione di Tommaso Gurrieri

pp. 168 
€15 (cartaceo)

Lo scrittore francese Christian Oster ci conduce, attraverso questo romanzo, dentro un labirinto di azioni incontrollate e automatiche. Comincia tutto con un incendio, causato involontariamente dal protagonista Jean, attore di serie B, in cerca di nuovi stimoli. Invece di disperarsi, Jean decide di partire, mentre tutta la sua vita e i suoi ricordi bruciano dentro casa, raccoglie le poche cose essenziali che riesce a salvare e si allontana a piedi, alla volta della stazione. Dalla campagna si trasferirà a Parigi, senza chiedersi troppo come sopravviverà. Comincia in questo modo un viaggio dentro se stessi e le proprie convinzioni, in una sorta di flusso di coscienza, che non separa più le azioni reali da quelle insensate, e che è messo in evidenza anche dallo stile e dall’uso continuo della scrittura, che non separa i dialoghi dal narrato.
Avevo bisogno di una qualunque finzione, in fin dei conti, anche se non c’era niente di vero. Ascoltai con attenzione ciò che Pierre aveva da dirmi sulla sua vita, anche lui invecchiava, la sua piccola rivista specializzata segnava il passo, sarebbe volentieri venuto a passare un fine settimana in campagna con sua moglie, che aveva intenzione di tradire. Con chi? chiesi per arricchire la conversazione. E allora perché non la lasci se le cose stanno così, aggiunsi, sennò cosa sarà la vostra vita? (p. 32)
La sensazione è che il dialogo vero non venga riportato se non nell’interpretazione della mente del personaggio, nel suo ricordo. Tutto diventa lontano ancora prima di essere vissuto e questo contribuisce ad alimentare la sensazione di distacco da se stessi, che è il fine ultimo a cui tende il protagonista. Per potersi disinteressare di se stesso, il protagonista deve prima disinteressarsi delle cose futili e materiali; la gestione di una casa, i profitti, il lavoro, la nuova dimora. Come contorno vengono serviti dei personaggi che non fungono da aiutanti, sono solo un piccolo barlume di credibilità in un contesto allucinatorio, quasi una testimonianza che questa vita si stia realmente svolgendo in questo modo. Fino all’incontro con una ex attrice famosa, France, che darà a Jean l’opportunità di vivere con lei, senza una specifica ragione. 
Arrivando a Villa Montsouris pensai che non avrei recitato nei giorni anzi nelle settimane seguenti e che, per quanto riguardava la vita che intendevo condurre o più esattamente inseguire, il lavoro o più esattamente la finzione mi sarebbe mancata e avrei dovuto chiedere alla vita, precisamente, di fornirmela. (p. 73)
Ma la vera svolta arriva quando Jean incontra Charles, il figlio di France, appena uscito da un ospedale psichiatrico, e in visita alla sorella prima di tornare nella sua casa di Belleville. I due stringeranno un rapporto di amicizia strano, Jean si sentirà legato a questa figura così inquietante, a tal punto da restare coinvolto nelle inquietudini di quest’uomo, nelle sue ossessioni, in un rapporto paranoico che non lascerà scampo a nessuno dei due, sebbene in maniera molto diversa. 
Quando fummo all’interno, rispettammo quella sorta di silenzio che la brusca repentinità del nostro incontro richiedeva. Che cosa sospettava esattamente? dissi. Che l’avrei seguita fino a qui? Da quando l’ho vista alle Galeries Lafayette, mi rispose Charles - che cominciò, in quel momento e in quell’ascensore e alla luce della sua osservazione, a sembrarmi normale mentre io iniziavo a differenziarmi da lui proprio in riferimento a questo, ossia a situarmi dall’altra parte - da quel momento mi sono chiesto fino a dove sarebbe arrivato. (p. 108)
In un gioco di scambi, le esigenze dello sconosciuto diventano quelle dell’attore principale, mentre egli ha volontariamente abdicato alle sue, lasciando che la sua vita bruciasse e che prendesse una direzione a caso. Come in molti romanzi e film francesi, in quest'opera troviamo un vortice di situazioni stranianti, capaci di condurci da qualche parte in maniera imprevista. L'andamento rispetta le regole del noir psicologico, portandoci dentro situazioni paradossali e inebrianti. Questo romanzo ci svela il lato più crudele delle nostre ossessioni, ci induce gradatamente ad abituarci all’assurdo, a percepirlo come comportamento di normalità, ci porta a perderci nei meandri della nostra mente e ai confini dell’esistenza umana, sfidando i limiti tra la sanità mentale e la follia, e lasciandoci interdetti nella scelta.

Samantha Viva






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