Sangue sporco
di Enrica Aragona
Corbaccio, 23 maggio 2019
pp. 283
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
[...] mi sono accorta di averti perdonata. E di aver perdonato me stessa per non essere stata capace di odiarti.Ventuno anni, undici mesi e diciotto giorni per capire che è sempre questa la storia di chi sopravvive. (p. 9)
La vita sa sempre come sorprendere: alla fine degli anni Settanta, a quattro anni, la piccola Scilla si trasferisce con il padre, le sorellastre e la matrigna in un quartiere, Isola Nuova, che avrebbe dovuto rappresentare la loro svolta. Ma la costruzione delle case popolari promesse, a causa di tagli, resta in sospeso e ben presto quei casermoni diventano sistemazioni fatiscenti, senza acqua corrente e senza un minimo di speranza per il futuro per i tanti inquilini che hanno occupato appartamenti e corridoi. Droga, omicidi e furti sono all'ordine del giorno e anche la bambina ritrova continuamente la delusione negli occhi di suo padre. Eppure, presto Scilla si concentra su altro: scopre di volere a tutti i costi l'amicizia di Renata, una spilungona che sa farsi rispettare nel quartiere e che la chiama "pulce": «in quel momento il destino faceva un bel nodo stretto attorno alle nostre vite sfilacciate, legandole per sempre». (p. 50)
Oggi, Scilla abita a Monteverde ed è una madre single, che prova serenità nel guardare sua figlia di sette anni addormentata: lei, che non aveva mai tenuto in considerazione la maternità, ha saputo trasformare la sua gravidanza in una svolta straordinaria. Renata non c'è più, nelle primissime pagine Scilla festeggia quello che sarebbe stato il suo compleanno con la sua torta preferita. Ma cosa è successo?
Presente e passato si intrecciano: a partire da una vecchia foto che ritrae insieme Scilla e Renata bambine, la protagonista ricostruisce le tappe di un legame fortissimo, di un'amicizia che è diventata, sebbene timidamente, qualcosa di diverso. L'amore porta dolore, e Scilla lo ha sperimentato due volte nella sua vita: prima con Renata e poi con Nicola, il padre di sua figlia. Eppure lei è una donna forte, che sa resistere alle avversità con un pizzico di ironia e tanta tenacia: ce lo mostra continuamente all'interno del romanzo, pur non ostentandolo mai. D'altra parte, se fosse stata debole, Scilla non sarebbe sopravvissuta alle continue violenze - verbali e fisiche - della matrigna, né sarebbe riuscita a restare pulita, in un ambiente dove quasi tutti si davano alla droga e allo spaccio. Ecco perché forse Scilla ce l'ha fatta: il caos e la sporcizia di Isola Nuova sono serviti da spinta a lottare per emanciparsi dalla miseria, e trovare un proprio posto e la dignità in un quartiere ordinato come Monteverde.
Anche se meno pericoloso, il presente non è però privo di sfide: ad esempio, Scilla si trova a fare i conti con il suo stato di mamma single, e sua figlia, vivace e intuitiva, non fa che chiederle notizie del padre. Ci sono inoltre i conti da fare col passato: con la matrigna invecchiata, ma soprattutto con la vecchia Scilla, quella innamorata della sua migliore amica. Perdonare sarebbe la soluzione migliore, ma tutt'altro che semplice.
Sangue sporco è tutt'altro che un esordio semplice per Enrica Aragona: violenza e amore, frustrazione e ambizione, desiderio di rivalsa e affetto cozzano con un disequilibrio studiato e mai forzato. Al contrario, la struttura del romanzo è equilibrata, disegnata con mano ferma, così come le intermittenze tra tensione e speranza. A tratti disperato, altrove quasi trasognato mentre la realtà intorno deflagra pezzo dopo pezzo, Sangue sporco è un romanzo che sa parlare al lettore.
GMGhioni
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