Sofonisba. I ritratti dell'anima
di Chiara Montani
il Ciliegio edizioni, 2018
pp. 340
€ 18,00 (cartaceo)
€ 4,99 (e-book)
«I vostri ritratti non si limitano a cogliere alla perfezione l'impressione registrata dai vostri occhi. Sono molto di più... Più di quanto sia mai riuscito a realizzare io stesso. Raggiungono la vera essenza dei vostri modelli, le loro emozioni, i loro pensieri. In una parola, la loro anima. Vi dissi un giorno che questa era un'abilità che non avrei potuto insegnarvi. Allora non potevo sapere che fosse già profondamente parte di voi».
Queste sono le parole, ammirate e turbate, che il famoso pittore Bernardino Campi, nel 1559, rivolge a una giovane donna, in procinto di partire per Madrid come dama di corte e insegnante di disegno della regina Isabella. Una giovane donna che da ragazzina era stata sua allieva nella piccola Cremona, ma che in quel momento si preparava a diventare una protagonista del suo tempo, una delle poche donne pittrici che, tra Cinque e Seicento, ebbero la forza e il valore di imporsi nella storia dell'arte: Sofonisba Anguissola. Cremonese di nascita (e non nascondo un moto di orgoglio per questa mia illustre concittadina), Sofonisba fin da ragazzina espresse questo suo straordinario talento, coltivato e stimolato dalla passione paterna per le arti (anche quattro delle sue sorelle furono pittrici, senza però arrivare alle sue vette).
Quadri del periodo cremonese, come il Ritratto di famiglia, Minerva, Amilcare e Asdrubale Anguissola del 1557 o, dello stesso anno, il Ritratto di Bianca Ponzone Anguissola, la madre fredda e anaffettiva, o ancora la splendida tela Le sorelle della pittrice Lucia, Minerva ed Europa Anguissola giocano a scacchi, sono capolavori che emergono da una quotidianità che, ripresa con grazia e vivacità, si conduce nell'eterno.
Partita a scacchi, 1555 Narodowe Muzeum, Poznan |
Il talento di Sofonisba Anguissola ben presto fece il giro d'Europa e la spinse alla corte del re Filippo II a Madrid, dove ben presto divenne la dama di corte preferita della giovanissima regina. Ma a Sofonisba questo ruolo andava assai stretto, per lei l'arte, la pittura, il colore erano tutto, l'unica dimensione con cui sentiva di potersi veramente esprimere, la sola a cui dava tutta se stessa. E proprio a corte l'Anguissola realizzò alcuni dei ritratti che la consacrarono pittrice di fama internazionale.Ma, come ci ricorda Chiara Montani, l'autrice di questa bella biografia romanzata, Sofonisba era donna. Non poteva vivere della sua arte, come facevano Michelangelo, Raffaello o qualsiasi altro artista, più o meno grande, dell'epoca. Lei era donna e come tale poteva soltanto "dilettarsi" di pittura e regalare le sue preziosissime opere o venirne ricompensata con gioielli, doni o rendite.
Ritratto di Elisabetta di Valois, 1561-65 Museo del Prado, Madrid |
Molto intenso il ritratto che la Montani dipinge dell'artista in questo libro, come in un gioco di specchi, di rimandi. Dalle pagine emerge tutto il carattere di Sofonisba che, pur dovendo giocoforza adattarsi agli schemi del tempo, nondimeno li rompe dall'interno, con la forza della delicatezza e della grazia. Sofonisba conosce i suoi limiti, quelli che le vengono imposti dal suo sesso (da ragazzina, per esempio, non le fecero mai studiare l'anatomia dei corpi, sapere sconveniente per una donna), ma conosce anche il suo valore, sa che i suoi ritratti hanno avuto parole di apprezzamento dai più alti ingegni del tempo, come Michelangelo, come il Vasari, come Annibal Caro. E decide di vivere secondo i suoi principi, che, in definitiva, sono quelli che le dettano l'ispirazione: l'arte, la luce, il colore. E sono molto vive le pagine in cui la Montani fa rinascere sotto i nostri occhi, pennellata dopo pennellata, quelle tele che magari, nel frattempo, abbiamo cercato su wikipedia per coglierne tutti i particolari descritti.
Ritratto di Filippo II, 1565 Museo del Prado, Madrid |
Alla morte della regina, forte della sua personalità e del suo valore, Sofonisba decide di lasciare la corte spagnola, a patto però che le venga scelto (non poteva sottrarsi a questo) uno sposo italiano, individuato in Fabrizio Moncada, un cavaliere siciliano, che lei rispetterà, ma non amerà mai profondamente. Come invece accadrà con il capitano Orazio Lomellini, più giovane di lei di una decina d'anni, che la pittrice sposerà contro il volere di tutti. Felice finalmente di poter essere libera. Una scelta coraggiosa e anticonformista che mette in luce quale doveva essere la personalità di Sofonisba Anguissola. Una donna intelligente, che non rinunciò mai a pensare, a lanciare il suo sguardo sul mondo. Per tutta la sua lunghissima vita (morì ultranovantenne, cosa straordinaria per l'epoca).
Il merito di questo libro, che non è un volume di storia dell'arte, ma una biografia romanzata, o un romanzo ispirato a una biografia, è proprio aver portato alla luce l'anima di Sofonisba, così come lei faceva con i suoi ritratti. Perché noi lettori, complice il fatto che il libro è scritto in prima persona, come fosse proprio Sofonisba a raccontare, percepiamo tutte le corde che muovono i suoi sentimenti, pensiamo con lei, soffriamo con lei, decidiamo con lei. E dipingiamo con lei.
Questa consonanza con il personaggio letterario si instaura però a poco a poco, non immediatamente, probabilmente anche per il linguaggio scelto dall'autrice che, se da un lato rispecchia quella che doveva essere la cifra linguistica di una giovane di buona famiglia del Cinquecento, d'altro canto, soprattutto all'inizio, traslato nel contemporaneo, può forse risultare un po' artificioso, quasi aulico, stabilendo una distanza tra chi legge e chi racconta, cioè la stessa protagonista.
Autoritratto al cavalletto, 1554 dettaglio,Castello di Lancut Muzeum Zamek - Polonia |
Ma una volta abituatisi al ritmo e alla scrittura, farsi trascinare da Sofonisba diventa un viaggio nell'arte, nella società cinquecentesca, nelle corti, nei dipinti. E negli animi dei personaggi ritratti, perché era proprio questa la dote più grande di Sofonisba: riuscire a far emergere, visibili a tutti, attraverso la luce degli occhi i tratti più intimi e personali del modello. Come seppe fare anche per se stessa, ritraendosi sempre abbigliata con grande semplicità, ma con uno sguardo al contempo dolce e fiero dei suoi occhi chiari. Un libro che vi piacerà se vi dicono qualcosa le grandi vite, le grandi donne e la grande arte.
Rosatea Poli