di Will McCallum
HarperCollins, maggio 2019
pp. 238
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Se cancellare la plastica dalle nostre vite è ancora un miraggio, ci sono però molte azioni che possiamo già compiere per ridurre sensibilmente il suo uso: nella sua guida, appena uscita per HarperCollins, il responsabile di Oceans di Greenpeace UK Will McCallum ci offre innanzitutto un quadro estremamente preciso e di impatto di quello che sta accadendo e poi una serie di accorgimenti che non richiedono chissà quali rinunce, ma hanno risultati decisamente impattanti.
Ci sono numeri che significano più di mille parole vuote: le bottiglie di plastica monouso sono uno dei primi rifiuti plastici presenti al mondo; si pensi che la Coca-Cola, principale produttore di bibite in bottiglia di plastica, ne produce oltre 120 miliardi l'anno; e se allineassimo queste bottiglie una dopo l'altra, ne avremmo a sufficienza per coprire quasi 700 volte la circonferenza della Terra! Ci sono altri numeri vergognosi, in questo libro, percentuali che fanno rabbrividire (pare che almeno il 90% dei volatili abbia plastica nel suo intestino), tanto quanto le immagini che vediamo sul web e sui giornali negli ultimi mesi.
Dunque, che fare? McCallum ci suggerisce intanto come ridurre sensibilmente la plastica dalle nostre case, stanza per stanza, prestando grande attenzione alle cucina, dove è quasi inevitabile ricorrere a questo materiale quantomeno per gli imballaggi. Avere negozi plastic free, con dispenser di saponi e shampoo, cibo sfuso che possiamo mettere nei contenitori che portiamo da casa è ancora difficile qui in Italia, ma certamente possiamo almeno controllare che la plastica acquistata sia al 100% riciclabile.
Al contrario, ci sono tantissime cose che possiamo facilmente realizzare: sostituire le centinaia di bottigliette di plastica acquistate in un anno con una borraccia che possiamo riutilizzare e riempire a casa, prima di andare al lavoro o a scuola (io uso da mesi queste e mi trovo benissimo); preparare il cibo a casa e portarlo in comodi contenitori, anziché correre al supermercato a comprare cibo già pronto in vaschette monouso;... Molto interessante l'idea di portarsi da casa anche una tazza riutilizzabile (ho scoperto che ce ne sono di bellissime su internet!) e chiedere al bar di riempire quella, anziché darci bicchierini di plastica. Eh sì, anche perché il classico bicchiere da caffè (quello tipico di Starbuck's, per intenderci) in realtà non è riciclabile, perché ha una lamina sottilissima di plastica all'interno per rendere impermeabile la carta! Certo, forse qui in Italia ci guarderanno male all'inizio, ma la causa è assolutamente importante, soprattutto per "caffeinomani" come noi italiani. Fate un rapido conto: quanti caffè da asporto comprate in un anno? Immaginate di accumulare i vostri bicchieri usati: non si formerebbe una montagna imbarazzante di rifiuti? Al contrario, con la vostra tazza riutilizzabile potete fare tanto, compreso portare il buon esempio in ufficio.
In effetti, uno dei punti su cui McCallum insiste di più è l'importanza di dare il buon esempio: il passaparola è uno dei punti cardine della guida, insieme alla perseveranza nel diffondere informazioni e chiedere che il nostro comune, il nostro capo, la nostra comunità faccia qualcosa. Ecco perché nell'ultima parte della guida troviamo importanti consigli su come avviare campagne, scrivere lettere e petizioni, usare i media per lanciare discussioni online, comporre comunicati stampa a prova di critiche,...
Fare, dentro e fuori casa, è possibile, e se forse non riusciremo a breve a sostituire tutta la plastica con materiali altrettanto performanti (McCallum è tutt'altro che un utopista), vedremo diminuire drasticamente la mole di materiali non riciclabili nei nostri bidoni della differenziata. E il futuro ci ringrazierà.
GMGhioni