Appunti corsari.
Cinema, film, autori e altro ancora
di Andrea Crozzoli
Marsilio, 2019
pp. 206
€ 20,00 (cartaceo)
«La ricostruzione di questo libro è affidata al lettore. È lui che deve rimettere insieme i frammenti di un’opera dispersa e incompleta. È lui che deve ricongiungere passi lontani che però si integrano»: se non avete riconosciuto l’incipit della nota di Pier Paolo Pasolini ai suoi Scritti corsari (1975), significa che l’avete appena letto per la prima volta, e non a caso. Dal medesimo “non-principio” organizzativo parte difatti, ed esplicitamente, anche Andrea Crozzoli, che nei suoi quasi omonimi Appunti corsari, appena pubblicati da Marsilio, parla di Cinema, film, autori e altro ancora attraverso una miscellanea di contributi redatti a partire dal 1981 (e fino al 2018) tenuti insieme da affinità tematiche, rimandi, corrispondenze e suggestioni. Testi corsari, dunque, perché, come spiega lo stesso autore nelle Istruzioni per l’uso, «redatti sempre di corsa, costretti dalla vita a guardare costantemente l’orologio e a procedere spediti, perennemente incalzati dall’ansia delle scadenze. Ma anche corsari in quanto gettati all’arrembaggio sulla carta, con incombente urgenza e con il furore della passione». (p. 17)
Cinema, film, autori e altro ancora
di Andrea Crozzoli
Marsilio, 2019
pp. 206
€ 20,00 (cartaceo)
«La ricostruzione di questo libro è affidata al lettore. È lui che deve rimettere insieme i frammenti di un’opera dispersa e incompleta. È lui che deve ricongiungere passi lontani che però si integrano»: se non avete riconosciuto l’incipit della nota di Pier Paolo Pasolini ai suoi Scritti corsari (1975), significa che l’avete appena letto per la prima volta, e non a caso. Dal medesimo “non-principio” organizzativo parte difatti, ed esplicitamente, anche Andrea Crozzoli, che nei suoi quasi omonimi Appunti corsari, appena pubblicati da Marsilio, parla di Cinema, film, autori e altro ancora attraverso una miscellanea di contributi redatti a partire dal 1981 (e fino al 2018) tenuti insieme da affinità tematiche, rimandi, corrispondenze e suggestioni. Testi corsari, dunque, perché, come spiega lo stesso autore nelle Istruzioni per l’uso, «redatti sempre di corsa, costretti dalla vita a guardare costantemente l’orologio e a procedere spediti, perennemente incalzati dall’ansia delle scadenze. Ma anche corsari in quanto gettati all’arrembaggio sulla carta, con incombente urgenza e con il furore della passione». (p. 17)
Non è importante conoscere la firma di Andrea Crozzoli per apprezzarne questa raccolta, e ciò al netto della sua attività di lungo periodo: membro del SNNCCI dal 1986 nonché direttore responsabile della rivista “CinemazeroNotizie”, è stato, tra le altre co(r)se, fondatore delle Giornate del cinema muto e del cineclub Cinemazero, per il quale ha ricoperto la carica di primo presidente (1978-1982) e poi di direttore (1983-2012). Il volume, di per sé, è l’occasione ideale per far apparire sullo schermo delle pagine il profilo di un cultore del cinema animato da una passione transitiva, e soprattutto privo, nelle sue stesure, di tutte quelle involuzioni tecniche o dotte che spesso appesantiscono i discorsi sulla materia. Chi ha familiarità con le cronache e i racconti riguardanti la settima arte, in fondo, lo sa: le prose migliori sono quelle che attivano in chi legge un impellente desiderio di visione e che, lungi dal rimandare unicamente a se stesse, sanno immergere in un’atmosfera o condurre alla sala di proiezione più vicina.
Nella sua Prefazione, bella e di per sé già efficace come una recensione, Alessandro Mezzena Lona ha le parole giuste per descrivere il procedimento che anima questi articoli di varia lunghezza, ovvero il desiderio, da parte di Andrea Crozzoli, di «raccontare il dritto e il rovescio di una pellicola» e di farlo
Nella sua Prefazione, bella e di per sé già efficace come una recensione, Alessandro Mezzena Lona ha le parole giuste per descrivere il procedimento che anima questi articoli di varia lunghezza, ovvero il desiderio, da parte di Andrea Crozzoli, di «raccontare il dritto e il rovescio di una pellicola» e di farlo
«andando a sbirciare dietro le quinte per scoprire le fonti d’ispirazione che abitano la mente dei registi, e dei suoi collaboratori, sul set. Per conoscere i presupposti ideali e le mille, intermittenti variazioni che intervengono nel lavoro di ideazione, scrittura, realizzazione, montaggio delle immagini in movimento» (p. 10).
Dunque, se pure è vero che nel novero della raccolta non sono pochi i commenti critici su film o altri eventi riguardanti il settore della settima arte inteso nel suo complesso (festival, rassegne, palinsesti di programmazione e così via), tra i brani più interessanti figurano certamente quelli relativi a ricostruzioni tematiche – come Vita, morte e miracoli del b-movie, excursus sul cinema popolare italiano, ma anche Miseria e nobiltà e Italiani brava gente, sui temi della povertà e della famiglia sui grandi schermi nostrani – e soprattutto tutto ciò che testimonia interviste, incontri, faccia a faccia con autori, sodali e frequentatori dei cineasti. Con alcuni nomi ricorrenti – Sergio Leone, Federico Fellini, Nanni Moretti e Pier Paolo Pasolini – e un’attenzione allo snodo economico e culturale dell’Italia del secondo dopoguerra, quella dei miracoli su ogni nuovo fronte; un rilievo, questo, che si esplicita anche nel corredo di due testi non autografi risalenti al gennaio 1982: Il boom secondo Cederna della nota giornalista di costume Camilla Cederna e I paparazzi di Federico Fellini, articolo richiesto dallo stesso Crozzoli al maestro riminese e posto come introduzione alla sezione fotografica Via Veneto e la dolce vita per la manifestazione 1960 e dintorni, svoltasi a Pordenone in quello stesso anno. Volutamente a-sistematico e non esaustivo – perché è implicito che queste siano solo alcune delle passioni dell’autore, sebbene quelle a cui la raccolta dà evidentemente pregio – Appunti corsari offre tuttavia uno spaccato sugli ultimi quarant’anni del cinema internazionale dal punto di vista di un suo testimone d’eccezione, innamorato consapevole di tutte quelle liturgie profane che si esplicitano nell’ambito privilegiato del backstage e nella dimensione temporale che precede e segue il fatidico ciak.
Un’ultima chiosa, poi, la merita la copertina, laddove in basso a destra, nella tenue azzurrità della tinta unita, si apre un oblò in cui comprare Federico Fellini fotografato da Deborah Imogen Beer sul set di E la nave va (1983). L’immagine del regista tanto amato, la cui sagoma nera, di spalle eppure inconfondibile, contempla l’orizzonte marino, è la sintesi perfetta di quel senso di visione “retinica” ma anche “ulteriore” che anima l’artista e il cineasta alla pari dell’autore degli scritti in volume, che pagina dopo pagina si configura alla stregua di un vero e proprio “uomo che guarda”; e così è, difatti, nelle parole di Alessandro Mezzena Lona, che ben ne restituisce la fascinazione per una professione che è anche regola esistenziale:
«per lui, quello del critico cinematografico, dell’osservatore speciale della settima arte, non è solo un mestiere. Bellissimo, emozionante, di cui non ci si stanca mai. No, è molto di più. È l’essenza stessa del suo essere un uomo che guarda. Perché in quello sguardo, l’autore degli Appunti corsari trova nuove prospettive dalle quali leggere la vita, diversi approcci alla realtà. Eretiche e illuminanti vie per decrittare il tempo che ci siamo lasciati alle spalle, il presente, il futuro. E come potrebbe farlo se non scrutando con instancabile passione dentro lo specchio incantato di vecchie, ma in realtà sempre rinnovabili, immagini in movimento?» (p. 12).
Cecilia Mariani