Un'estate con la Strega dell'Ovest
di Kaho Nishiki
Feltrinelli, 2019
Traduzione di Michela Riminucci
pp. 144
€ 12,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Devi ripeterti che, qualunque cosa accada, “non è una ferita mortale”.
Quanta sicurezza c’è nel momento in cui si prende in mano un romanzo giapponese contemporaneo, lo si inizia a leggere e si sa, quasi per certo, che il periodare semplice, il lessico puntuale e gli splendidi ritratti della natura siano quel porto a cui attraccare per trovare conforto dalla nostra vita confusa? Tanta, ed è per questo che non smetterò mai di adorare una letteratura così essenziale da non necessitare altro che se stessa. Non è un caso se sono eccezioni i titoli che hanno deluso le mie aspettative: nella narrativa giapponese trovo sempre quel che cerco, anche se a volte questo significa perdermi.
Quanta sicurezza c’è nel momento in cui si prende in mano un romanzo giapponese contemporaneo, lo si inizia a leggere e si sa, quasi per certo, che il periodare semplice, il lessico puntuale e gli splendidi ritratti della natura siano quel porto a cui attraccare per trovare conforto dalla nostra vita confusa? Tanta, ed è per questo che non smetterò mai di adorare una letteratura così essenziale da non necessitare altro che se stessa. Non è un caso se sono eccezioni i titoli che hanno deluso le mie aspettative: nella narrativa giapponese trovo sempre quel che cerco, anche se a volte questo significa perdermi.
Come è successo alla giovane protagonista del libro di esordio di Kaho Nishiki, Un’estate con la Strega dell’Ovest. Proprio all’inizio delle medie, Mai non vuole più andare a scuola. Per ovviare a questa impasse, provando a non forzare la mano per non rischiare che la situazione si ribalti, la madre decide di farle trascorrere del tempo insieme alla nonna, nella sua casa di campagna sulle Alpi giapponesi. L’anziana donna, rimasta vedova da molti anni, viene da sempre chiamata Strega dell’Ovest dalla figlia e dalla nipotina: le sue origini inglesi e il suo rimanere una dell’Ovest nel paese del Sol Levante l’hanno sempre collocata sul confine dell’estraneità. Mai inizia così la sua estate insieme alla donna, occupandosi degli animali dell’aia, confezionando marmellate e dedicandosi all’addestramento per diventare anche lei una Strega. Sì, perché come ben presto apprenderà, la nonna non è così diversa dalle altre donne del Giappone per le sue origini, ma perché possiede poteri soprannaturali. Dopo averlo scoperto, la nipote riesce a convincerla a iniziarla alle pratiche magiche. Ma siamo sicuri che queste consistano in voli sulla scopa, pozioni e incantesimi?
Un’estate con la Strega dell’Ovest è l’elogio della semplicità, il canto in onore di un mondo sospeso dove la magia non ha niente a che vedere con gli elisir o le formule magiche, ma è fatta di costanza, disciplina e forza di volontà. È un (breve) romanzo dolce, tanto fragile per l’ambientazione naturale delicata tra le mille piante di una campagna incontaminata, quanto forte per il grado di coinvolgimento che suscita a ogni dialogo tra la nonna inglese e l’insicura nipotina giapponese. Mai, infatti, è immensamente sola. Somatizza la sua solitudine attraverso l’asma, perché non riesce a dire alla madre (e men che meno al padre che lavora in trasferta in un’altra città) da cosa deriva il suo malessere. La nonna sarà la sua cura e il suo specchio sul mondo, la chiave per comprendere come trovare la forza dentro di sé: la tenera anziana inglese trapiantata per amore in Giappone le svelerà la magia della natura accompagnandola in un percorso di responsabilizzazione e autoconsapevolezza.
In una prosa fiabesca, priva di coordinate spaziali precise ma che riesce a creare perfettamente il clima sospeso che mi ha ricordato Memole dolce Memole, Kaho Nishiki scrive di amore e ricordi con una delicatezza mai stucchevole e che invece commuove per la verità dei dialoghi e dei gesti. Chiunque abbia avuto una nonna si ritroverà nello scambio di battute tra Mai e la sua, e chi non ha avuto la stessa fortuna non avrà difficoltà a commuoversi, ritrovando nel romanzo il rapporto tanto sognato. L’autrice, che con Un’estate con la Strega dell’Ovest ha vinto il premio JAWC New Talent Award, il premio Nankichi Niimi e il premio Shōgakukan, esorcizza la paura di aver paura con la tenerezza, insegnando attraverso la storia di Mai il potere delle parole:
Mai cominciò anche a capire che i “fatti” di cui parlava papà erano qualcosa di completamente diverso rispetto alle “storie” che agitano i cuori degli uomini. Non bisogna fare confusione tra le due cose, ma fosse dentro di noi si può decidere quale delle due sia la propria verità. (p. 117)
Trovo l’addestramento a cui Mai sarà costretta dalla nonna la quintessenza della filosofia di vita della cultura giapponese, secondo la quale l’impegno e il lavoro su se stessi sono una training vitale per non soccombere di fronte alle difficoltà. Ancora una volta, allora, un romanzo giapponese mi ha dato quello che cercavo. Con qualcosa in più, in questa edizione Feltrinelli: tre racconti che alla storia di Mai sono legati e una postfazione dell’autrice, già presente nella nuova edizione giapponese che in una frase dice tutto: «È mai esistita un’epoca in cui era così semplice vivere in modo semplice, spontaneo, sincero?».
Federica Privitera