Ricomincio da vedova
di Minna Lindgren
Sonzogno, 2019
Traduzione di Elena Entradi
pp. 221
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
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Ullis è fuori con le amiche. Sono in un locale rumoroso e pieno di gente, bevono l'ennesimo cocktail e valutano gli uomini attorno a loro per decidere chi portarsi a casa per una sana serata di sesso occasionale. Ullis cerca di non pensare alla sveltina che ha fatto con Valtonen la settimana prima quando un uomo la afferra e la bacia con una passione travolgente prima di andarsene e lasciarla lì con solo il suo nome e nessun altro modo di rintracciarlo.
«La traduzione non funziona, bisognerebbe incrociare senior e adolescente, un po' come seniolescente» farfugliai senza dare peso all'inacidimento di Pike.
I seenager erano tutto quello che gli adolescenti desideravano, solo sessant'anni dopo.
«Non dobbiamo lavorare, ma ci arrivano soldi sul conto, abbiamo una casa, la patente e la macchina, non abbiamo orari per tornare a casa e non abbiamo paura di restare incinte. Perfetto!» (p. 96)
Ah, giusto: Ullis ha settantatré anni, è appena rimasta vedova dopo una lunga e sfibrante degenza del marito e non ha la benché minima intenzione di sentirsi disperata per questo.
Con buona pace di Philip Roth, diventare vecchi non è più cosa umiliante. La terza età è sempre più spesso presentata con toni vivaci e da commedia. I film È complicato e Book club, la serie Grace e Frankie o il recente romanzo Doppio vetro di Halldora Thoroddsen mostrano al pubblico come personaggi agée, padri e madri ormai liberi dal vincolo e dalle responsabilità dei figli possano scoprire una nuova giovinezza, nuovi modi di vivere l'amore e anche una nuova stagione della propria sessualità, nonostante i figli possano inorridire o sentirsi a disagio nel considerare i proprio genitori come esseri umani e non solo i rappresentati di un ruolo.
In Ricomincio da vedova l'autrice finlandese Minna Lindgren ci fa conoscere un allegro e scapestrato gruppetto di anziani che vivono i loro ultimi anni con la spensieratezza che la vita non ha mai offerto loro. E lo fa con un umorismo che è stato definito "sulla scia del miglior Paasilinna". Perché è notorio che se sei autore finlandese con un'ombra di humor devi avere la responsabilità di relazionarti con il nome della letteratura finnica più famoso di sempre.
In Ricomincio da vedova l'autrice finlandese Minna Lindgren ci fa conoscere un allegro e scapestrato gruppetto di anziani che vivono i loro ultimi anni con la spensieratezza che la vita non ha mai offerto loro. E lo fa con un umorismo che è stato definito "sulla scia del miglior Paasilinna". Perché è notorio che se sei autore finlandese con un'ombra di humor devi avere la responsabilità di relazionarti con il nome della letteratura finnica più famoso di sempre.
Oggettivamente, è un romanzo divertente e scanzonato, con quel tocco di macabro che gli autori di area nordica non si risparmiano mai. L'eccentrica Pike e il suo essere sopra le righe anche nel descrivere la sua secchezza vaginale a degli ignari avventori di un bar, è divertente. La frequentazione dei corsi di hot yoga e la "ginnastica da cantina" che promette un allenamento del pavimento pelvico tale da far provare orgasmi spontanei in autobus è buffo, relazionato all'immagine di donne settantenni.
Ma oltre a questo livello di lettura che è il più scorrevole e immediato, non può scappare la delicatezza con cui viene affrontato il tema della morte. In un paese come la Finlandia dove il tasso di suicidi è eccezionalmente alto, si deve imparare a guardare la signora con la falce con una certa tranquillità e giungerci preparati. Perché si può anche andare per locali, rimorchiare il più in salute degli uomini e scaricare le app di incontri per la terza età, ma non si può mai dimenticare che i settant'anni, anche se sono solo un numero, hanno le loro conseguenze. La morte è un elemento che Ullis non si permette mai di dimenticare: prima con i ricordi della degenza del marito che per dodici anni le è pesato addosso e l'ha ridotta al ruolo di badante. Dodici anni così devastanti che le hanno fatto accogliere la morte del marito con un sonoro "Finalmente!". Poi con l'aggiornamento delle rubriche telefoniche, mettendo una crocetta vicino a tutti quelli che sono morti per poi continuare con gli acciacchi degli amici che anche se si dimenano sulla pista da ballo e fumano come turchi non sono esenti dal cancro e da attacchi di cuore. Fino alla ricerca della lapide per il marito che porterà, in maniera circolare, alla scoperta di una nuova vita. La Morte è una piacevole compagna di bevute: siede in un angolo del loro tavolo in caffetteria e gira nelle loro cucine, benevola e paziente.
Focalizzati come si è dal punto di vista di Ullis e non di quello dei suoi figli chiaramente sconvolti da queste attività (e piuttosto egoisti e antipatici, o almeno così siamo portati a vederli), lo yoga, le uscite, il sesso occasionale risultano legittimi e per niente fuori luogo. Tra le pagine possiamo concederci di essere di più larghe vedute di quanto non faremmo se toccasse ai nostri genitori. O quanto meno, possiamo iniziare ad allenarci ad avere le giuste reazioni se mai dovesse capitarci di recuperare nostra madre ubriaca in un cocktail bar.
Giulia Pretta
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