Signoramia
di Elena Dallorso e Francesco Nicchiarelli
Milano, Feltrinelli, 2019
pp. 352
€ 15,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Prendete due appassionati di cucina, un blog di ricette e una conversazione a proposito dei tonnarelli cacio e pepe; unite al composto pochi grammi di sagacia, qualche punta di ironia, e infine a metà cottura aggiungete un pizzico di romanticismo. Mescolate con cura tutti gli ingredienti et voilà, il piatto – ops, il libro – è pronto.
Non è la prima volta che l'arte culinaria fa da sfondo ad una qualche vicenda narrativa e grazie al successo crescente che la cucina ha ottenuto negli ultimi anni, grazie anche a svariati programmi e contest televisivi, si può certamente dire che lo scrittore che vuole cimentarsi in questo genere di racconto trova senz'altro un ambito favorevole.
Viene subito in mente, ad esempio, Il tortellino muore nel brodo (di Gianluca Venturi, già recensito da Critica Letteraria), delizioso e divertente libro in cui un tranquillo oste bolognese si ritrova suo malgrado a risolvere un caso, guidato, anche, dai dettami culinari che segue ogni giorno tra i fornelli della sua cucina; oppure ancora Carciofi alla giudia (di Elisabetta Fiorito, anche questo recensito qualche tempo fa), in cui il piatto che dà il titolo al libro dà inizio ad una serie di disavventure che vedono protagonista una giovane coppia.
di Elena Dallorso e Francesco Nicchiarelli
Milano, Feltrinelli, 2019
pp. 352
€ 15,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
«Guendalina, ho urgente bisogno del tuo aiuto!»
«Che c'è?»
«La tipa della chat di cucina vuole diventare mia amica, mi fa domande e non so cosa dirle!»
«Quella che tu crede che tu sia Maria?»
«Sì, lei»
«Be', e io che c'entro? Non è quello che volevi?»
«Ma io volevo solo parlare di cucina, ora si complica tutto!»
(p. 51)
Non è la prima volta che l'arte culinaria fa da sfondo ad una qualche vicenda narrativa e grazie al successo crescente che la cucina ha ottenuto negli ultimi anni, grazie anche a svariati programmi e contest televisivi, si può certamente dire che lo scrittore che vuole cimentarsi in questo genere di racconto trova senz'altro un ambito favorevole.
Viene subito in mente, ad esempio, Il tortellino muore nel brodo (di Gianluca Venturi, già recensito da Critica Letteraria), delizioso e divertente libro in cui un tranquillo oste bolognese si ritrova suo malgrado a risolvere un caso, guidato, anche, dai dettami culinari che segue ogni giorno tra i fornelli della sua cucina; oppure ancora Carciofi alla giudia (di Elisabetta Fiorito, anche questo recensito qualche tempo fa), in cui il piatto che dà il titolo al libro dà inizio ad una serie di disavventure che vedono protagonista una giovane coppia.
Infine, non può non tornare alla mente Julie & Julia, un'opera cinematografica del 2009, che ha avuto un discreto successo, anche grazie alle interpreti, la bravissima Amy Adams e la sempre straordinaria Meryl Streep: una giovane ragazza, Julie Powell (Amy Adams), si pone l'obiettivo di replicare le 524 ricette contenute nel libro di Julia Child (Meryl Streep), vero e proprio mito della cucina americana, in 365 giorni, e di raccontare l'impresa tramite un blog.
Anche in Signoramia, la diffusione degli ormai innumerevoli siti a tema culinario crea la condizione base perché la storia abbia inizio. In uno di questi, infatti, mistressinthekitchen.com, si incontrano Maria e Francesca, le quali, scambiandosi prima consigli culinari a proposito della famosa ricetta dei tonnarelli cacio e pepe, e poi da lì continuando una sempre più fitta conversazione avente oggetto i grandi classici della cucina romana, in breve tempo, approfondiscono il rapporto e si conoscono meglio, fino a far nascere di una vera e propria amicizia.
Quello che, però, Francesca non sa, è che Maria in realtà… si chiama Fabio! Il nostro protagonista, infatti, è un uomo appassionato di cucina che, per non sentirsi troppo fuori posto all'interno del sito mistressinthekitchen, frequentato perlopiù da donne, ha scelto di autenticarsi con un nome femminile. Questo piccolo stratagemma gli permette in breve tempo di conversare liberamente di sughi, tempi di cottura, sapidità e altro, sentendosi perfettamente a proprio agio.
Anche in Signoramia, la diffusione degli ormai innumerevoli siti a tema culinario crea la condizione base perché la storia abbia inizio. In uno di questi, infatti, mistressinthekitchen.com, si incontrano Maria e Francesca, le quali, scambiandosi prima consigli culinari a proposito della famosa ricetta dei tonnarelli cacio e pepe, e poi da lì continuando una sempre più fitta conversazione avente oggetto i grandi classici della cucina romana, in breve tempo, approfondiscono il rapporto e si conoscono meglio, fino a far nascere di una vera e propria amicizia.
Quello che, però, Francesca non sa, è che Maria in realtà… si chiama Fabio! Il nostro protagonista, infatti, è un uomo appassionato di cucina che, per non sentirsi troppo fuori posto all'interno del sito mistressinthekitchen, frequentato perlopiù da donne, ha scelto di autenticarsi con un nome femminile. Questo piccolo stratagemma gli permette in breve tempo di conversare liberamente di sughi, tempi di cottura, sapidità e altro, sentendosi perfettamente a proprio agio.
Ma come fare ora che Francesca, che crede di aver trovato un'amica a cui confessare persino le proprie vicissitudini matrimoniali, vuole vedere dal vivo l'esperta di cucina romana, magari per chiederle qualche consiglio e discutere di coda alla vaccinara o di qualsiasi altro piatto davanti ad un bel bicchiere di rosso?
In breve si presenta persino l'occasione perfetta: Francesca, che lavora all'interno della biblioteca Protasiana, viene invitata dalla Fondazione Bibliofila Anacleti a presenziare ad un corso destinato a quei bibliotecari che si sono distinti per i loro studi su codici e incunaboli; l'incontro di terrà proprio a Roma, insomma, l'occasione perfetta per un incontro.
La situazione si complica ulteriormente, inoltre, poiché, senza svelare troppo, pare proprio che i due siano destinati ad incontrarsi senza che l'uno sappia chi è l'altro e ciò porta a nuovi ed interessanti sviluppi. Cosa farà Maria? Confesserà a Francesca la verità oppure sceglierà di nascondersi ancora?
Se siete in cerca di un romanzo divertente, dal retrogusto romantico, leggero e piacevole, questo è il libro che fa al caso vostro. L'idea della bugia bianca che poi si trasforma, per il protagonista, in una concatenazione di menzogne difficili da gestire, è certamente divertente e i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, così come le dinamiche della storie, sono quelle tipiche della commedia. Il romanzo ha il pregio di non avere tempi morti, di scorrere velocemente nonostante le trecento e più pagine che lo compongono e, anzi, le ricette contenute al loro interno sono un vero e proprio prontuario per gli appassionati di cucina, romana e non. Oltre al divertente doppio utilizzo che questo romanzo offre, quello che è interessante è notare come ancora una volta venga preso una assunto ormai dichiarato e socialmente diffuso – la cucina unisce – per creare una storia divertente e brillante.
Leggendolo, sembra quasi di vedere i personaggi e di cogliere i loro sentimenti, le loro preoccupazioni, e si ha l'impressione, quasi, che questa storia sarebbe perfetta su uno schermo cinematografico. Proprio per tutte queste caratteristiche positive è un peccato non avere un narratore esterno che possa far approfondire i pensieri, i caratteri, le sfumature. L'intero libro, infatti, è costituito dalle mail e dai messaggi che i protagonisti si scambiano tra loro e che inviano e ricevono dagli amici. Spesso si creano delle parentesi comiche davvero gustose, come la citazione riportata in apertura, poiché, ad esempio, ad una mail in cui Francesca chiede a Maria/Fabio qualche dettaglio personale o la disponibilità ad un incontro, segue spesso un messaggio di Maria/Fabio ai suoi amici, per chiedere consiglio, e viceversa.
Questa immediatezza certamente ci è preziosa per leggere la storia attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, e certamente è una delle caratteristiche che rende la lettura più vivace e immediata, tuttavia, è inevitabile pensare che un narratore esterno avrebbe potuto soffermarsi su cose che giocoforza non possono entrare in un discorso diretto: gesti, azioni, espressioni, silenzi, pause eloquenti, e così via. Un narratore esterno, inoltre, avrebbe potuto approfondire quelle vicende che restano un po' ai margini della vicenda principale, il rapporto con la madre, per esempio, oppure ricostruire i pregressi col marito e raccontare dall'esterno le dinamiche matrimoniali. In ogni caso, detto ciò, questa è una scelta narrativa che certamente, come già detto, non guasta, anzi, per continuare la metafora culinaria, ben si abbina al piatto, la vicenda, la quale, come abbiamo già detto risulta gradevole e agile.
In breve si presenta persino l'occasione perfetta: Francesca, che lavora all'interno della biblioteca Protasiana, viene invitata dalla Fondazione Bibliofila Anacleti a presenziare ad un corso destinato a quei bibliotecari che si sono distinti per i loro studi su codici e incunaboli; l'incontro di terrà proprio a Roma, insomma, l'occasione perfetta per un incontro.
La situazione si complica ulteriormente, inoltre, poiché, senza svelare troppo, pare proprio che i due siano destinati ad incontrarsi senza che l'uno sappia chi è l'altro e ciò porta a nuovi ed interessanti sviluppi. Cosa farà Maria? Confesserà a Francesca la verità oppure sceglierà di nascondersi ancora?
Se siete in cerca di un romanzo divertente, dal retrogusto romantico, leggero e piacevole, questo è il libro che fa al caso vostro. L'idea della bugia bianca che poi si trasforma, per il protagonista, in una concatenazione di menzogne difficili da gestire, è certamente divertente e i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, così come le dinamiche della storie, sono quelle tipiche della commedia. Il romanzo ha il pregio di non avere tempi morti, di scorrere velocemente nonostante le trecento e più pagine che lo compongono e, anzi, le ricette contenute al loro interno sono un vero e proprio prontuario per gli appassionati di cucina, romana e non. Oltre al divertente doppio utilizzo che questo romanzo offre, quello che è interessante è notare come ancora una volta venga preso una assunto ormai dichiarato e socialmente diffuso – la cucina unisce – per creare una storia divertente e brillante.
Leggendolo, sembra quasi di vedere i personaggi e di cogliere i loro sentimenti, le loro preoccupazioni, e si ha l'impressione, quasi, che questa storia sarebbe perfetta su uno schermo cinematografico. Proprio per tutte queste caratteristiche positive è un peccato non avere un narratore esterno che possa far approfondire i pensieri, i caratteri, le sfumature. L'intero libro, infatti, è costituito dalle mail e dai messaggi che i protagonisti si scambiano tra loro e che inviano e ricevono dagli amici. Spesso si creano delle parentesi comiche davvero gustose, come la citazione riportata in apertura, poiché, ad esempio, ad una mail in cui Francesca chiede a Maria/Fabio qualche dettaglio personale o la disponibilità ad un incontro, segue spesso un messaggio di Maria/Fabio ai suoi amici, per chiedere consiglio, e viceversa.
Questa immediatezza certamente ci è preziosa per leggere la storia attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, e certamente è una delle caratteristiche che rende la lettura più vivace e immediata, tuttavia, è inevitabile pensare che un narratore esterno avrebbe potuto soffermarsi su cose che giocoforza non possono entrare in un discorso diretto: gesti, azioni, espressioni, silenzi, pause eloquenti, e così via. Un narratore esterno, inoltre, avrebbe potuto approfondire quelle vicende che restano un po' ai margini della vicenda principale, il rapporto con la madre, per esempio, oppure ricostruire i pregressi col marito e raccontare dall'esterno le dinamiche matrimoniali. In ogni caso, detto ciò, questa è una scelta narrativa che certamente, come già detto, non guasta, anzi, per continuare la metafora culinaria, ben si abbina al piatto, la vicenda, la quale, come abbiamo già detto risulta gradevole e agile.
Da Francesca a Maria
Signoramia?
20.29
Da Maria a Francesca
È così che mi chiama la pescivendola dove mi servo al
mercato. A Roma le signore un po’ stagionate al mercato
usano l’intercalare “signoramia”, a Milano no?
20.30
Da Francesca a Maria
A Milano non l’ho mai sentito, a parte il fatto che io di
stagionato non ho niente. Comunque lo trovo buffo, mi
piace! Quindi, noi saremmo un po’ delle signoramia digitali,
delle signoramia 2.0.
20.31
Da Maria a FrancescaIl finale, infine, aperto, direi, lascia irrisolte vicende (come ad esempio l'evolversi del rapporto matrimoniale con il coniuge perlopiù assente) e ci lascia immaginare la continuazione della storia. Cosa accadrà da qui in avanti, tra Francesca e Fabio resterà una bella amicizia o si innamoreranno l'uno dell'altra? I due continueranno i propri lavori oppure uniranno le forze per un qualche progetto culinario? Tutte domande che potranno trovare risposta, chissà, in un futuro e auspicabile seguito sempre ricco, possibilmente, di tante e succulente ricette come in questo caso.
Esatto, signoramia!
20.32
Quindi che altro dire se non buon appetito, ops, lettura!
Valentina Zinnà