I doni di Edo
di Koichi Masahara
Bao Publishing, 2019
Traduzione di Prisco Oliva
pp. 208
€ 7,90
Continua la nostra scoperta del crescente catalogo Aiken di Bao Publishing. Con I doni di Edo di Koichi Masahara la linea editoriale scelta per le pubblicazioni di manga da parte della casa editrice milanese viene confermata nella sua volontà di pubblicare perle narrative lontane dal classico gusto mainstream dei lettori di opere giapponesi, prediligendo storie di vita quotidiana e di vita così come questa si presenta ai nostri occhi. E anche il volume autoconclusivo di Masahara rientra perfettamente in questo filone, con l’unica differenza di proporre slice of life in epoca Edo, appunto, nell’antichità del Giappone cioè tra 1603 e 1868 quando gli shogun Tokugawa detenevano il potere esautorando, di fatto, la figura dell’imperatore.
I doni di Edo aprono le porte a un Giappone passato che nasconde, tra strade e vicoletti, botteghe e case di piacere, storie interessanti tanto quanto quelle contemporanee (che Ken Niimura aveva raccontato in Henshin). Il maestro Masahara, nato a Kyōto nel 1967 e insignito nel 2011 del premio nella categoria Nuovi Talenti del Japan Media Arts Festival, racconta nove storie di vita quotidiana che tratteggia finemente, così da poter definire appunto “i doni” che la città e i suoi concittadini hanno da offrire. Tante storie differenti ma, come sempre nelle raccolte di racconti di stampo nipponico, in qualche modo simili tra loro, primariamente per le forti emozioni e le riflessioni che spingono a compiere leggendole.
Quella che sembra un'antologia di racconti scollegati tra loro in realtà segue la struttura del passaggio del testimone: sebbene diversi, i protagonisti sembrano raccogliere l’uno l'eredità dell'altro lasciata nella storia precedente. Come in un mosaico tasselli di colori diversi, insieme, creano un disegno unico, così gli uomini colti nelle storie del manga contribuiscono a vedere l’insieme di un’epoca lontana per tecnologie e abitudini, ma ancora vicinissima al Giappone contemporaneo per ideali e filosofia. La forza insita nelle emozioni e nei sentimenti che predominano gli animi dei protagonisti, in particolare dei giovani uomini alle prese con la propria vita, le scelte volte al futuro, l'amore e il matrimonio, rapiscono con forza il lettore e lo catapultano in un mondo che non vorrebbe abbandonare mai.
Tra i temi predominanti in questo volume, se da una parte hanno un certo peso i legami interpersonali, soprattutto tra amanti e promessi sposi, occupa uno spazio importante il tema delle scelte. Tutti i protagonisti si ritrovano davanti ad un bivio, chi nel presente chi nel passato, e devono appunto prendere una decisione che potrebbe cambiare del tutto la loro vita e il loro destino. Come mostrano i racconti, le scelte a volte possono essere giuste, altre volte sbagliate, altre ancora semplicemente fortuite, ma poco importa, perché come nella vita reale sono proprio loro a farci crescere e a spingerci avanti nella maturità.
Quella che sembra un'antologia di racconti scollegati tra loro in realtà segue la struttura del passaggio del testimone: sebbene diversi, i protagonisti sembrano raccogliere l’uno l'eredità dell'altro lasciata nella storia precedente. Come in un mosaico tasselli di colori diversi, insieme, creano un disegno unico, così gli uomini colti nelle storie del manga contribuiscono a vedere l’insieme di un’epoca lontana per tecnologie e abitudini, ma ancora vicinissima al Giappone contemporaneo per ideali e filosofia. La forza insita nelle emozioni e nei sentimenti che predominano gli animi dei protagonisti, in particolare dei giovani uomini alle prese con la propria vita, le scelte volte al futuro, l'amore e il matrimonio, rapiscono con forza il lettore e lo catapultano in un mondo che non vorrebbe abbandonare mai.
Tra i temi predominanti in questo volume, se da una parte hanno un certo peso i legami interpersonali, soprattutto tra amanti e promessi sposi, occupa uno spazio importante il tema delle scelte. Tutti i protagonisti si ritrovano davanti ad un bivio, chi nel presente chi nel passato, e devono appunto prendere una decisione che potrebbe cambiare del tutto la loro vita e il loro destino. Come mostrano i racconti, le scelte a volte possono essere giuste, altre volte sbagliate, altre ancora semplicemente fortuite, ma poco importa, perché come nella vita reale sono proprio loro a farci crescere e a spingerci avanti nella maturità.
Accanto a tanti meriti de I doni di Edo, mi preme segnalare due aspetti che mi hanno lasciato un po’ perplessa, pur non inficiando il valore globale dell’opera. Il primo potrebbe in realtà essere considerato un merito storico dell’autore, quello cioè di aver praticamente ignorato il peso delle donne nei racconti de I doni di Edo, confinandole sullo sfondo di un’atmosfera prettamente maschilista. Il periodo Edo era davvero così (e ancora oggi il Giappone contemporaneo fatica a scrollarsi di dosso un’eredità maschile così forte) e se, quindi, a livello storico la scelta risulta perfettamente coerente, a livello ideologico avrei preferito un racconto più equo a livello di genere. Il secondo punto che mi preme segnalare riguarda l’aspetto artistico del testo. Il tratto di Masahara è senza dubbio riconoscibilissimo, eppure sembra poco affine al mio gusto per la dolcezza dei disegni dei mangaka più tradizionalisti nel panorama letterario giapponese, possedendo una patina quasi artificiale, quasi frutto di un lavoro di post porduzione digitale che non della fatica di ore chini con pennello e inchiostro. Non conosco il modus operandi dell’autore, tuttavia sono sicura che non ci sia nulla di quello che ho ipotizzato. Mi sembra però doveroso segnalarlo a quei lettori, come me, che da un manga di ambientazione storica si aspetterebbero dei disegni diversi.
Federica Privitera
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