Simona Sparaco e Debora Lambruschini durante la presentazione a "Scrittori d'estate" (Sestri Levante) |
«Quante parole ci diciamo che sono solo silenzio? Perché vorremmo dirne altre ma non abbiamo il coraggio di dargli voce. [...] E qualche volta il silenzio delle nostre parole si fa così assordante che ho bisogno di una via di fuga»
Di parole difficili da pronunciare, solitudini, conflitti, pregiudizi. Di vita. Di rinascita.
Leggere Simona Sparaco è sempre emotivamente coinvolgente: attraverso le sue storie porta il lettore tra le pieghe dell’animo umano, in quelle zone buie da cui non è facile uscire, spingendoci a mettere in discussione certezze e risposte che crediamo di conoscere. Ricordo ancora perfettamente le sensazioni suscitate dalla lettura di Nessuno sa di noi, il romanzo pubblicato nel 2013 per il quale era stata anche candidata al Premio Strega, una storia di dolore e rabbia in cui le parole bruciavano sulla pagina in tutta la loro crudezza, per raccontare il calvario di una coppia di fronte alla scelta più difficile. Sono passati diversi anni e diversi libri da allora per la Sparaco, ma tornare a leggerla con Nel silenzio delle nostre parole (qui la lettura di Gloria Ghioni) è stato anche ritrovare la sua voce, più matura e consapevole, certo, ma con la stessa urgenza di indagare fragilità, pregiudizi, ombre e solitudini dell’animo.
Ho avuto il piacere di dialogare con lei pochi giorni fa a Sestri Levante in occasione della rassegna letteraria “Scrittori d’estate”, organizzata dalla Libreria Mondadori del luogo: confrontandomi su questo romanzo corale vincitore del premio Dea Planeta 2019, la sensazione, ancora una volta, è quella di una donna sensibile, attenta osservatrice del mondo e soprattutto delle persone, per la quale il mestiere di scrivere resta oggi come dieci anni fa un’urgenza e soprattutto un mezzo per esorcizzare le proprie paure, come ha rivelato lei stessa nel corso della presentazione.
Nel silenzio delle nostre parole di Simona Sparaco DeA Planeta, 2019 pp. 280 € 18 (cartaceo) € 9,99 (ebook) CLICCA QUI PER COMPRARE IL LIBRO |
[…] il dono più grande e più caro di tutti:Tempo.Altro tempo.
Così cristallizzava sulla pagina Saunders in quel romanzo meraviglioso e straziante che è Lincoln nel Bardo, dando voce alla profonda paura del tempo che sfugge. E quando il tempo che resta è scandito dalle ore e dai minuti che separano dalla tragedia, come avviene nel romanzo di Sparaco, se ne avverte tutta l’urgenza.
Vita e morte inevitabilmente si intrecciano in questa storia che, tuttavia, è anche racconto di speranza e rinascita. Il presente è tutto ciò che abbiamo, ha sottolineato ancora l’autrice, non possiamo permettere che il non detto si interponga fra noi e le persone che amiamo, che le paure e i pregiudizi ci allontanino dalle persone.
Un romanzo dal respiro internazionale, non soltanto per l’ambientazione berlinese, ma soprattutto per costruzione, scelta dei personaggi, che si discosta, quindi, dal tradizionale modello italiano reso celebre dalla Ferrante per intenderci.
E, infine, una storia che racconta moltissimo del mondo in cui viviamo, come ha sottolineato Sparaco a proposito della solitudine e indifferenza della società contemporanea, dove anche gli inquilini di uno stesso palazzo, talvolta, sono completi estranei gli uni per gli altri e, proprio dall’indifferenza, dalla noncuranza e dall’abbandono, scaturisce il pericolo.
Ecco, dunque, che la parola, le relazioni umane, salvano noi stessi e gli altri. C’è un simbolo fortissimo in questo libro ed è un oggetto semplice, ma di straordinaria importanza: un quaderno. Vecchio e un po’ sgualcito, che una madre affida alla figlia trasferitasi a Berlino per l’Erasmus, sperando che attraverso quelle pagine possano trovare il loro canale di comunicazione e colmare finalmente i vuoti, le distanze, le incomprensioni.
Tu vorresti da me una descrizione di quello che vedo, ma io posso offrirti solo quello che sento. Credo di essermi sentita finora io stessa uno spazio vuoto. Per la prima volta nella mia vita mi sto sentendo piena. […] Dove sei finita, Silvana bambina che sognava di esplorare le grandi città del mondo? Sulla copertina di questo quaderno ne hai segnate ben sette. E questi sono i tuoi sogni, mamma, non i miei. Non saprò mai veramente da cosa scappi, da cosa nasca la tua paura dell’aereo né perché tu ci sia rimasta incastrata dentro. Quante parole ci diciamo che sono solo silenzio? Perché vorremmo dirne altre ma non abbiamo il coraggio di dargli voce. Almeno a me è questo che succede, soprattutto con te. E qualche volta il silenzio delle nostre parole si fa così assordante che ho bisogno di una via di fuga. Da quando ho cominciato a scriverti, mi sembra di trovare un senso nelle cose che ho fatto e che non ti ho detto. Forse mi sto ingannando, ma mi sembra di aver trovato anche te. (p. 133)
Le parole che salvano, che costruiscono ponti.
I libri, la rete di connessioni umane che intorno ad essi talvolta si viene a creare, gli incontri che arricchiscono e lasciano qualcosa ben dopo l’ultimo applauso.