Il guaritore
di Renzo Brollo
Diastema Editrice, 2019
pp. 378
€ 16,00 (cartaceo)
Direste mai che la figura sulla copertina di Il guaritore, circondata com’è da piume di pavone bianco e con indosso una maschera argentata dal lungo becco, abbia poteri, per così dire, taumaturgici? Potrebbe sembrarvi, tutt’al più, un modello, un attore, magari un danzatore, un cantore, più genericamente un artista: tutto fuorché qualcuno capace di sanare mali fisici o spirituali. Eppure le cose stanno proprio così: Carlo, il protagonista dell’ultimo romanzo di Renzo Brollo appena pubblicato da Diastema Editrice, possiede una vocazione naturale per la musica e il canto, una dote rara che opportunamente educata sarà capace di ridurre i suoi ascoltatori in uno stato prossimo all’estasi. Con tutta la fatalità che spetta ai predestinati, Carlo lavorerà per diventare un meraviglioso “filtro” e ripulire così le anime di coloro che lo ascolteranno, accettando suo malgrado le implicazioni innaturali e mostruose del suo compito.
di Renzo Brollo
Diastema Editrice, 2019
pp. 378
€ 16,00 (cartaceo)
Direste mai che la figura sulla copertina di Il guaritore, circondata com’è da piume di pavone bianco e con indosso una maschera argentata dal lungo becco, abbia poteri, per così dire, taumaturgici? Potrebbe sembrarvi, tutt’al più, un modello, un attore, magari un danzatore, un cantore, più genericamente un artista: tutto fuorché qualcuno capace di sanare mali fisici o spirituali. Eppure le cose stanno proprio così: Carlo, il protagonista dell’ultimo romanzo di Renzo Brollo appena pubblicato da Diastema Editrice, possiede una vocazione naturale per la musica e il canto, una dote rara che opportunamente educata sarà capace di ridurre i suoi ascoltatori in uno stato prossimo all’estasi. Con tutta la fatalità che spetta ai predestinati, Carlo lavorerà per diventare un meraviglioso “filtro” e ripulire così le anime di coloro che lo ascolteranno, accettando suo malgrado le implicazioni innaturali e mostruose del suo compito.
Ci sono molti modi per sottomettere il corpo al talento, specie quando si gode del privilegio di un dono esclusivo e prezioso. Ma se si è ancora bambini e la propria famiglia non è d’aiuto – una madre incoraggiante ma impotente, un padre repressivo perché frustrato dal proprio insuccesso neomelodico, un fratello maggiore ostile e indifferente ai prodigi del più piccolo – può capitare che sia un prete di quartiere a intuire le potenzialità del diamante grezzo e a indirizzarlo sulla via che un domani lo farà risplendere di ogni gloria; una via, si badi, tutt’altro che compatibile con le esigenze dell’infanzia e dell’adolescenza, talmente ardua e irta di ostacoli da richiedere l’annullamento di ogni contatto non solo con i propri parenti e la propria città ma con il mondo esterno generalmente inteso. L’avvenire di Carlo è dunque deciso: “venduto” a una scuola tanto esclusiva quanto misteriosa, il bambino trascorrerà lunghi anni in una villa enorme e labirintica circondata da un grande giardino, e qui subirà una radicale metamorfosi a partire dal trauma irreversibile dell’orchiectomia, operazione necessaria per preservare la purezza cristallina della sua voce bianca. A occuparsi di lui una Zia Suora e un Maestro: saranno loro gli artefici di un’educazione che passerà attraverso prove ed esercizi estenuanti, ai limiti della sopportabilità fisica e psicologica, ma che faranno di Carlo una creatura nuova, pronta e perfetta per guarire il migliore offerente. Come Achille Lovati, scrittore dall’animo tormentato, o come le folle plaudenti che a un certo punto decreteranno la sua consacrazione a idolo e stella del firmamento musicale internazionale. Ma a che prezzo e a che scopo? E fino a che punto un così eccellente guaritore può esercitare la sua malia sul prossimo prima di sentirsi insopportabilmente deprivato di se stesso e cominciare a percepirsi a propria volta svuotato, esausto, ammalato e bisognoso di normalità?
Articolato in un preludio e sette capitoli concepiti come “movimenti”, dichiaratamente ispirato alla vita di Carlo Broschi detto il Farinelli (1705-1782), il cantante castrato più celebre della storia, il romanzo di Renzo Brollo si presenta come una lunga riflessione sull’arte e sulla completa dedizione alla sua causa. È, sotto alcuni punti di vista, un libro estremo, in primo luogo per l’esemplarità della vicenda narrata, in cui l’antico procedimento chirurgico atto a inibire la maturazione sessuale del soggetto maschile è l’aspetto più esteriore di una manipolazione dell’identità che passerà attraverso molte forme di violenza e di abuso. Tuttavia, per quanto sostenuto da un’idea di fondo davvero originale, Il guaritore sembra sacrificare proprio l’esuberanza della sua ambiziosa tematica a quello che appare un forzato happy ending, oltre a pagare lo scotto di un’intensità discontinua data dalla tendenza dell’autore a risolvere con soluzioni forse un po’ troppo semplici (e che per certi versi potrebbero risultare addirittura sbrigative) una tensione narrativa ed emotiva intenzionalmente portata all’estremo. Impossibile fornire degli esempi puntuali senza correre il rischio di rivelare troppo al lettore: quest’ultimo giudicherà da sé circa le sorti dei personaggi, e se, pur nell’eccezionalità del destino di Carlo, alcune situazioni non risultino eccessivamente in bilico sul precipizio dell’inverosimiglianza. A fine lettura, ad ogni modo, resta l’eco di tutte le questioni poste dal libro per il tramite dei suoi protagonisti: quella sul potere dell’arte, innanzitutto, che può salvare e dannare in eguale misura, e quella sul senso di libertà e di schiavitù che sempre sono impliciti in una dote naturale, che esalta chi la possiede ma che, per esistere, pretende di essere esibita e condivisa al cospetto di un pubblico esigente. Che dire poi del peso dei sacrifici pretesi da un talento impossibile da sprecare, che per essere coltivato nella sua forma più pura e assoluta estrapola l’individuo dal mondo della concretezza ordinaria per isolarlo in una realtà parallela, in cui tutto soggiace a un esercizio costante e continuo di apprendimento e perfezionamento? E non da meno, ancora, sono le questioni legate al conflitto generazionale, all’identità di genere, alle logiche spietate dello show business. Immaginando un Farinelli contemporaneo, Renzo Brollo ha evidentemente pensato all’infanzia perduta di tutti quei bambini prodigio presi all’amo della loro stessa bravura, “guaritori” inconsapevoli dei mali di un mondo adulto che ha avuto e ancora ha bisogno del sacrificio della loro giovinezza.
Cecilia Mariani