Soglie analitiche.
Scritti sulla pittura italiana degli anni Settanta
di Claudio Cerritelli
Nomos Edizioni, 2019
pp. 207
€ 19,90 (cartaceo)
Scritti sulla pittura italiana degli anni Settanta
di Claudio Cerritelli
Nomos Edizioni, 2019
pp. 207
€ 19,90 (cartaceo)
Essere pittore nell’Italia degli anni Settanta: più facile a dirsi che a farsi. Anzi: ad averlo fatto. Perché in effetti ci voleva una certa risoluta convinzione, dopo gli sconvolgimenti culturali del decennio precedente, a professarsi paghi del medium espressivo accademico per antonomasia, quello che, da qualunque angolazione lo si osservi, porta con sé il sospetto di un malcelato “ritorno all’ordine”. Certo: ci sono stati pittori e pittori. Eppure la vita – la carriera – non fu proprio una passerella di plausi e successi per coloro che scelsero di adottare soluzioni slegate dalla figurazione tradizionale o da un altrettanto facile neo-avanguardismo di maniera, dunque più autonome, originali, (auto)riflessive, incentrate sul processo e sul farsi pittorico vero e proprio e perciò principalmente attente alle dinamiche tra materia-forma-luce-colore,. Lo sa bene Claudio Cerritelli, che per più di trent’anni ha analizzato e studiato questo fenomeno attraverso la frequentazione diretta degli artisti, l’aggiornamento costante sul relativo dibattito e la pubblicazione di contributi in prima persona: quelli che oggi si ritrovano riuniti nel suo Soglie analitiche, edito da Nomos.
Critico, curatore, storico dell’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano dal 1986, Claudio Cerritelli è autore di monografie su diversi artisti contemporanei e si è occupato, nel corso degli anni, di una grande varietà di temi riguardanti la produzione artistica del Novecento. Il focus di questa sua miscellanea, ovvero la pittura italiana degli anni Settanta, riguarda però un argomento che lo ha appassionato, per così dire, in tempo reale, e sul quale ha avuto modo di tornare a più riprese con articoli e saggi in catalogo dati alle stampe in occasione di mostre. Non si tratta, va detto, di un campo d’analisi tra i più semplici e popolari, al contrario. E anzi, oltre a non potersi ancora dire “risolto”, esso sconta quasi di riflesso le difficoltà che quegli stessi pittori incontrarono nel portare avanti i rispettivi discorsi espressivi. Come è noto, difatti, l’attività di quegli artisti che sceglievano di utilizzare il medium pittorico dopo un decennio di rottura e rivoluzione come gli anni Sessanta, che aveva visto l’affermarsi di soluzioni tra le più alternative e radicali (si pensi, tra le altre, alla body art, che aveva eletto il corpo performativo a strumento di comunicazione), non godeva di grande popolarità e rispetto, quasi si trattasse di una qualche forma di passatismo reazionario.
Nel rimarcare a più riprese la varietà di soluzioni pittoriche che in quel momento scelsero invece di porsi oltre il mero figurativo e il mero simbolico, Cerritelli non trascura nessun aspetto: va alla ricerca dei rapporti con eventuali precedenti storici e con il contesto internazionale, scandaglia le relazioni (spesso malintese) con la situazione politica, e soprattutto non perde mai di vista la molteplicità e la varietà di soluzioni tecniche adottate dai protagonisti in esame, presupposto di esiti differenti che rifiutavano la serialità anche e a maggior ragione nel caso delle produzioni individuali (senza dimenticare che, in assenza di manifesti e teorizzazioni collettive, l’impossibilità di parlare di un “movimento” lascia gli autori liberi di esistere – pacificamente – a sé). Di grande interesse, ancora, è la sezione finale del volume, che comprende le Lettere degli artisti, ovvero le risposte date da dieci pittori a un questionario di cinque domande che venne loro sottoposto nel 1979, momento in cui secondo Cerritelli «la pittura cosiddetta analitica ha ormai perso le sue occasioni espositive smarrendo i luoghi stessi del dibattito che ne avevano sostenuto l’immagine nella prima metà del decennio Settanta» (p. 175). Sono pagine di grande freschezza e vivacità, che pur nella generale espressione di un disagio rispetto al sistema espositivo e commerciale di quel periodo, oltre che di un rapporto quasi mai pacifico con i commentatori ufficiali, testimoniano di una volontà di dipingere che andasse oltre le etichette e i limiti del contesto italiano. Come scrive l’autore, la summa di testimonianze di Carlo Battaglia, Paolo Cotani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Riccardo Guarnieri, Elio Marchegiani, Vittorio Matino, Claudio Olivieri, Paolo Patelli e Claudio Verna
«offre un terreno di riflessioni molto polemiche, una mobilità di posizioni e di ripensamenti su quella stagione pittorica dal punto di vista degli artisti partecipanti: una somma di idee e di critiche della cultura visiva che sono ancora in attesa di risposte adeguate e di un approfondimento da parte della critica che militò offrendo soluzioni spesso troppo affrettate» (p. 175).
Per quanto ricco di contenuti utili a chi desideri approfondirne il tema, il lavoro di Claudio Cerritelli non è tuttavia un libro adatto a ogni tipologia di lettore. Complice una prosa estremamente densa e a tratti poco transitiva, questa raccolta potrebbe scoraggiare i meno esperti in materia e coloro che si aspettano da essa un’intenzione più esplicativa e divulgativa. Il pubblico d’elezione dell’autore sembra essere piuttosto quello accademico o comunque degli addetti ai lavori, che meglio potranno coglierne e apprezzarne la maniera. Un fascicolo di immagini più nutrito e non relegato a fascicolo finale ma incorporato nel testo avrebbe poi, probabilmente, alleggerito l’insieme, che purtroppo, nel complesso, paga lo scotto di una certa pesantezza esclusivamente verbale. Ad ogni modo, un volume come Soglie analitiche resta non solo un contributo di alto livello e di indubbia comodità monotematica – dunque più che consigliato per fini di studio e di ricerca – ma anche un’occasione per seguire l’evoluzione del pensiero dello studioso sulla pittura sviluppatasi in Italia negli anni Settanta: proprio in questo senso, la linea cronologica dal 1980 al 2019 definisce l’intensità di un interesse ultradecennale e, nella lettura progressiva dei contenuti saggistici, permette di rilevare le costanti e le variazioni di un pensiero critico specifico. Un libro per conoscere meglio il suo argomento d’elezione, dunque, ma che evidentemente – pur dichiarandosi lontano da intenzioni auto-storicizzanti – rivela molto anche del suo autore.
Cecilia Mariani
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