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#CriticaNera - Ai confini tra thriller e horror: "Chi ha rubato Annie Thorne?" di C.J. Tudor

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Chi ha rubato Annie Thorne?
di C.J. Tudor
Rizzoli, 2019

Traduzione italiana di Sandro Ristori

pp. 352
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



L'incipit è una scena raccapricciante: il sergente Gary trova il corpo di una donna, con la testa deturpata dal colpo di fucile che si è autoinferta e le mosche che le ronzano attorno, ma non è questo il peggio; in quel cottage nel paesino di Arnhill c'è un altro cadavere, quello di un bambino che è stato ucciso barbaramente e ora giace in avanzato stato di decomposizione sotto una scritta tracciata col sangue: NON È MIO FIGLIO.
Inizia così il secondo romanzo di C.J. Tudor, della quale avevo già molto apprezzato l'esordio, L'uomo di gesso. Questo nuovo libro riprende alcuni temi e topos, a partire dall'avere come protagonisti dei ragazzini e dal giocare su più piani temporali. Apprendiamo infatti che Joseph Thorne, che da bambino ha vissuto ad Arnhill, torna da quarantenne per insegnare nella sua vecchia scuola dopo il grave fatto di cronaca che ha turbato l'istituto, ovvero la morte di una insegnante e di un allievo (la donna e il figlio ritrovati nel prologo). Subito l'autrice, attraverso delle allusioni, brevi frasi sibilline che sono una delle caratteristiche più intriganti della prosa, ci fa capire non solo che nel passato di Joseph di cela un evento traumatico legato a sua sorella, ma anche che il protagonista nasconde più di un segreto.

La gente dice che ho una faccia onesta. A dimostrazione che la gente non capisce niente.
A spingerci nella lettura non sono solo le domande che attendono risposta (cosa si è fatto alla gamba Joseph? Da cosa era scappato?) ma anche la personalità del protagonista che emerge dalle pagine: un uomo intelligente, che sembra portare avanti il suo piano personale con un'affascinante dose di cinismo e spregiudicatezza. Scopriamo il motivo del suo ritorno ad Arnhill: tempo prima ha ricevuto una mail anonima che annunciava: SO COS'È SUCCESSO A TUA SORELLA. STA SUCCEDENDO DI NUOVO.
Sua sorella è la Annie del titolo, e sul suo conto non sveliamo più nulla perché gli spoiler di un libro del genere sarebbero un delitto capitale.


Dicevamo degli elementi che accostano questo volume al romanzo d'esordio: ce ne sono diversi, a vari gradi di importanza sia a livello di trama (un episodio del passato che in qualche modo si ripresenta, il bullismo) sia a livello tematico (la riflessione sullo scorrere del tempo e su come ognuno ne è condizionato). A livello di genere, troviamo una decisa virata sull'horror: Arnhill diventa quasi un luogo maledetto, la cui storia è costellata di tragedie misteriose, delitti efferati e leggende piene di fantasmi. È in particolare la vecchia miniera a suscitare il terrore negli abitanti. Nelle profondità della terra si celano segreti indicibili e presenze spettrali. La scelta di andare
andare ad abitare nel cottage dove si è consumata la tragedia non aiuta Joseph a farsi voler bene dalla comunità.

Il protagonista ha un conto in sospeso con Hurst, il capo della banda di ragazzini della quale faceva parte, un bullo che da adulto ha conservato il gusto del dominio  della prepotenza e della violenza. Ma cosa è successo davvero tra loro? E cosa c'entra con Annie? Scorrendo le pagine capiamo che la scomparsa non è la cosa peggiore che le sia capitata, ma ci toccherà andare avanti a leggere per rispondere ai nostri quesiti.
"Siamo sempre bambini, dentro. Le stesse paure, le stesse gioie. Diventiamo solo più alti, e più bravi a nascondere le cose". 
In una trama che rischia sempre di sfuggire di mano a Tudor, ma che riesce a non deragliare mai e a mantenere alta l'attenzione del lettore, c'è spazio anche per Gloria, l'addetta alla riscossione del denaro per conto di un malavitoso, la cui violenza mista ad una personalità eccentrica piacerebbe molto a Tarantino.

L'autrice, come è giusto che sia, ha riservato colpi di scena sino al finale. Le sorprese non sono solo funzionali alla trama, ma dànno un senso diverso ai personaggi, alle loro storie, alle loro parole. Tudor conferma la sua propensione a non accontentarsi della soluzione più facile, nella costruzione dei suoi protagonisti.
Cos'è il passato? Una condanna? O è solo una storia che ci raccontiamo, scegliendo i ricordi e modificandoli a seconda della trama che vogliamo imbastire, del ruolo che sentiamo di aver svolto? 
C'è una frase che la gente usa, specie per far vedere che delle cose della vita ne sa: "Puoi andartene di casa, ma non puoi scappare da te stesso".
Stronzate. Fuggi dalle relazioni che ti soffocano, dalle persone che ti definiscono, dai paesaggi familiari che ti inchiodano a un'identità precisa, fila abbastanza lontano e vedrai che ce la fai benissimo, a scappare da te stesso. Almeno per un po'. Il sé non è che un'astrazione. Puoi smantellarlo, ricostruirlo, regalargli una carrozzeria nuova fiammante.
Basta che non torni mai indietro. Perché se torni la tua identità crolla a terra come i vestiti nuovi dell'imperatore, e tu ti ritrovi nudo e inerme, con tutti i tuoi orribili difetti, tutti gli errori in bella vista sotto gli occhi del mondo.
Nicola Campostori