di Massimo Gaggi
Laterza, 2018
pp. 192
€ 15 (cartaceo)
€ 9,49 (ebook)
La rivoluzione tecnologica in corso ci migliorerà l’esistenza o creerà cambiamenti che distruggeranno lavoro e società? Esiste un modo per guidare e non farci sommergere dalle mutazioni che avverranno? Cosa pensano gli esperti e cosa rivelano i dati sul percorso già effettuato? Massimo Gaggi prova a dare delle risposte a questi quesiti senza eccedere né nell’ottimismo né nel luddismo. Un equilibrio difficile perché richiede una grande capacità di estraniarsi dagli stimoli dei nostri nuovi modi di vivere e dalla possibile nostalgia dei tempi passati.
Homo premium tenta di disegnare il panorama delle opinioni degli esperti – mai decontestualizzati dalla loro storia e dai possibili interessi contrastanti –, delle conseguenze già in atto e dei possibili sviluppi futuri dell’evoluzione informatica. L’autore individua, come primo elemento di interesse, il cambiamento di opinione di molti teorici e pensatori: da un generale ottimismo molti stanno maturando una visione più critica e preoccupata dello sviluppo digitale. Gli argomenti che impensieriscono di più sono il lavoro e la disoccupazione: nei prossimi anni molti impieghi andranno verso una completa obsolescenza. Gli ambiti maggiormente interessati da questo fenomeno saranno la burocrazia e tutti i ruoli che utilizzano procedure codificate, ma anche i servizi diretti all’utente, come gli sportellisti, che saranno sostituiti dai servizi on-line. A questi si aggiungeranno le vittime dell’automazione industriale e della IA – elemento che desta le maggiori paure e speranze. In parallelo, ed è questo che spaventa gli analisti, non si sta creando occupazione degnamente retribuita, garantita e soprattutto stabile. Gaggi sottolinea anche che sono pochi quelli che stanno davvero guadagnando da questo cambio epocale, in molti galleggiano in una condizione che può diventare in fretta povertà. La sfida è grande soprattutto dal punto di vista politico: che strumenti usare per ridistribuire la ricchezza? Come portare gli enormi capitali a contribuire alla creazione di ammortizzatori sociali per una disoccupazione che hanno contribuito a creare?
Un altro aspetto che sarà costretto a trasformarsi è la formazione, non solo nella prospettiva di un incremento delle competenze tecniche (in continua evoluzione), ma soprattutto in una direzione che sia interdisciplinare ed educhi alla flessibilità mentale. Infatti, nessuno conosce davvero come sarà il mondo del lavoro fra dieci anni. Cosa davvero servirà e cosa invece sarà inutile. Anche la stessa programmazione non è detto che sarà ancora trainante, proprio perché usa codici potrebbe essere sostituita dall’intelligenza artificiale.
Lo sconforto che potrebbe risvegliare questa disamina è però mitigato dal fatto che, in realtà, la tecnologia ha semplificato l’esistenza di molti e ha portato nella quotidianità nuove comodità e abitudini. Pochissimi vorrebbero fare a meno della facilità nell’informazione e della cultura che oggi abbiamo. Come spesso accade più grandi sono i pregi, più rischiosi i difetti. Il momento storico è però cruciale, siamo ad un bivio: se si riusciranno ad attuare le giuste misure di contrasto alle sperequazioni, la società potrebbe arrivare ad un benessere diffuso con un’esigua necessità di fatica individuale. L’alternativa è terribile: una fascia di popolazione mondiale potrebbe diventare inutile. Utilizzabile solo in minima parte per lavori manuali e di media intellettualità, senza potere d’acquisto e senza una formazione adatta al nuovo mondo del lavoro, sempre più governato da logiche di veloce obsolescenza lavorativa. Sta alla politica mondiale, e non solo del singolo stato, decidere dove far procedere l’umanità. Gaggi sembra suggerire che le soluzioni per evitare molti problemi esistono già, o sono in via di definizione, ma vanno perseguite con decisione e in maniera globale. La coscienza dei rischi non è pessimismo, ma è una guida utile per percorrere queste riforme.
D’altronde il modello che va imponendosi è quello di una scala di servizi che ha come vertice un livello spesso oneroso ma che è l’unico con le piene potenzialità del mezzo e con le migliori garanzie per l’utente, come la privacy. L’homo premium del titolo è un individuo economicamente forte che, con questo meccanismo, può detenere mezzi e diritti, mentre una gran mole di utenti ne sarà esclusa. L’opposto dell’open source degli esordi internettiani, ma pienamente in linea con la cultura americana da cui deriva: servizi e diritti basilari (come la salute) che diventano merce di scambio, e dunque legati a gerarchie economiche. La questione che ci dobbiamo porre è se un’impostazione simile è davvero in linea con ciò che reputiamo giusto e che conseguenze può portare, alla lunga, al vivere civile.
Proprio in questo modello di trattazione pieno di incertezze, domande e sfide che il saggio di Massimo Gaggi diventa utile. Un libro che viene voglia di regalare ad amici amanti dell’informatica, o ad altri che la vivono inconsapevolmente, per iniziare una conversazione approfondita e non scontata su come porsi davanti a internet e al nostro futuro.
Gabriele Tanda
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