di Colson Whitehead
Mondadori, settembre 2019
Traduzione di Silvia Pareschi
pp. 216
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
I ragazzi sapevano di quel luogo maledetto. C'era voluta una studentessa della University of South Florida per mostrarlo al mondo, decine di anni dopo che il primo ragazzo era stato infilato dentro un sacco di patate e scaricato lì. Quando le avevano chiesto come avesse fatto a individuare le tombe, Jody aveva risposto: «Il terreno aveva qualcosa di strano. » Gli infossamenti e le erbacce stentate [...] I ragazzi della Nickel chiamavano il cimitero ufficiale collina degli stivali, come certi cimiteri del Far West [...] Le croci di cemento bianco che contrassegnavano le tombe catturavano la luce nei pomeriggi di sole. Su due terzi delle croci era inciso un nome; sulle altre non c'era scritto niente. (p. 8)
Di Colson Whitehead hanno scritto che è il Narratore d'America, l"America's Storyteller" che scavando nel passato porta i lettori in un presente difficile. Sintesi perfetta.
Attinge alle vicende di ieri maneggiando con cura una materia che pochi sanno trattare: il tempo. Whitehead lo conosce, ne conosce il ritmo, ne conosce l'anima. E con i suoi libri i lettori ne fanno esperienza.
La storia è la benzina delle opere di Whitehead perché rilegge episodi dolorosi del passato americano - la schiavitù dell'Ottocento, la segregazione e le lotte civili degli anni '60 - non come farebbe uno storico, non con la potenziale ripetitività dello scrittore di romanzi storici, ma cogliendo il significato di quel periodo e l'effetto che ha avuto sugli uomini che l'hanno vissuto.
È su questa base che innesta l'immaginazione, quella che Oliver Sacks definiva la capacità di "creare e ricreare mondi interi nella propria mente, e al tempo stesso di controllare tutto questo con un occhio interiore capace di critica." C'è dentro la capacità di far nascere il nuovo, c'è la forza del controllo.
Premio Pulitzer nel 2017 per La ferrovia sotterranea, la potente odissea verso la salvezza della schiava Cora e viaggio toccante nel Sud più abissale, Whitehead torna con una nuova storia altrettanto intensa, benché il registro e la modalità d'indagine siano diversi: quella della Nickel Academy, la fabbrica degli orrori, un riformatorio e penitenziario giovanile ispirato alla Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, Florida, istituto di correzione per soli maschi chiuso nel 2011 e luogo di abusi e violenze scoperti solo anni più tardi.
Un luogo fondato da un uomo che non aveva nessuna esperienza in materia di educazione, ma aveva fatto una buona impressione ai raduni del Klan.
Il primo piano sul lavoro degli archeologi e sulle tombe dell'inizio del libro disseppellisce l'orrore ed è qui che la parola di Whitehead comincia a farsi strada, lì dove c'è una ferita da comprendere, un'esperienza umana da raccontare.
Alla Nickel finisce anche Elwood Curtis, un giovane afroamericano abbandonato dai genitori e che vive con la nonna. Elwood è volenteroso, intelligente, ama studiare, sogna di andare all'università e coltiva le sue aspirazioni ascoltando i discorsi di Martin Luther King.
Nelle parole del Reverendo trova le tappe della sua edificazione morale: il richiamo alla libertà, alla dignità, la lotta nella capacità di sopportazione.
Sono gli anni in cui su Life e Defender arrivano i volti e le parole dei grandi leader del movimento per i diritti civili, gli afroamericani iniziano a boicottare gli autobus e i negozi del centro, gli studenti della A&M University della Florida occupano le vie della città.
Sono gli anni in cui su Life e Defender arrivano i volti e le parole dei grandi leader del movimento per i diritti civili, gli afroamericani iniziano a boicottare gli autobus e i negozi del centro, gli studenti della A&M University della Florida occupano le vie della città.
Elwood ha bisogno di credere che il cambiamento è possibile e ha tutta la vita davanti per metterlo in atto. Sostenuto da un insegnante che crede in lui, riesce addirittura ad avvicinarsi a un programma di lezioni del college dedicate agli studenti più promettenti.
Proprio mentre è diretto all'università deciso a prendersi il suo sogno, Elwood sale sulla macchina sbagliata. E arriva alla Nickel.
Lì capisce pian piano che sotto i prati verdi e la facciata chiara degli edifici c'è qualcosa di vile e nascosto, una violenza travestita da piano correttivo verso i più deboli della società.
Elwood è così fuori posto con i suoi ideali, con la sua voglia di costruire e lì, sopportando tutto il dolore che gli incide l'anima e la pelle, si chiede se continuando a marciare possa esserci salvezza.
Ciò che rende straordinario il personaggio del giovane Elwood è che alla Nickel compie un percorso di passaggio dall'astrazione alla realtà che concretizza i valori con cui lui è entrato:
La capacità di sopportazione. Elwood - tutti i ragazzi della Nickel - esistevano in quella capacità. Ci respiravano dentro, ci mangiavano dentro, ci sognavano dentro. Era questa la loro vita, adesso. Altrimenti non sarebbero sopravvissuti. I pestaggi, gli stupri, l'inesorabile svilimento di sé. Tenevano duro. Ma amare coloro che li avrebbero distrutti. Compiere quel salto? Risponderemo alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi vi ameremo ancora. Elwood scosse la testa. Che richiesta impossibile (p. 171)
C'è una salvezza possibile? Come si può scappare dal riformatorio? E chi riesce a farlo può davvero tornare libero?
Intervistato da Emanuele Trevi su La Lettura, Colson Whitehead, ha detto che Cora ed Elwood sono accomunati dalla ricerca di una vita migliore e di un posto migliore dove viverla. "Un personaggio che non possiede questa spinta, questa capacità di inventare la propria libertà, diventa statico, non potrebbe sostenere un romanzo". E i romanzi di Whitehead non hanno nulla di statico.
Ecco quindi che il rapporto col mondo libero è sempre lì, disegnato come filo immaginario, cercato nell'estremo sforzo della corsa o nella fuga nella lettura. La Nickel esiste perché esiste un mondo libero lì fuori ed eliminarla significa per prima cosa riconoscere che la libertà non è scontata, e dove ne si viene privati nasce l'orrore.
Con I ragazzi della Nickel l'autore firma un grande romanzo su un luogo maledetto la cui terra nasconde chi ci è passato, come la storia umana con i nostri mortali resti.
Pur essendo immersi in una narrazione "pura", da romanziere, si ha l'impressione di leggere tra le righe anche una pagina di Life o un reportage di alto giornalismo, con tutta la forza della testimonianza di chi è uscito dalla Nickel e di notte continua a sognare la Fabbrica del gelato, la Casa Bianca, le frustate.
Whitehead compie questa operazione con la storia americana che ha nel suo DNA, ma potrebbe farla con qualsiasi storia. È questo il talento dei romanzieri del tempo.
Informazioni "di servizio":
* abbiamo incontrato Colson Whitehead per la presentazione del suo libro a Milano e ci ha raccontato molte cose sui suoi libri, sull'amore per il poker e sui libri che gli hanno cambiato la vita. Qui la cronaca dell'incontro;
* la storia della Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna che ha ispirato Colson Whitehead si può leggere sul sito dell'associazione dei sopravvissuti: https://officialwhitehouseboys.org/
È viva, più viva che mai.
* la storia della Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna che ha ispirato Colson Whitehead si può leggere sul sito dell'associazione dei sopravvissuti: https://officialwhitehouseboys.org/
È viva, più viva che mai.
Claudia Consoli
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