I testamenti
di Margaret Atwood
Ponte alle grazie, 10 settembre 2019
Traduzione di G. Calza
pp. 502
€ 18 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Salutato da tutto il mondo come un grande evento, da mezzanotte del 10 settembre è arrivato in libreria I Testamenti, il tanto atteso seguito de Il racconto dell'ancella. In questi giorni riviste e siti di tutto il mondo ci stanno raccontando i retroscena della scrittura di questo bestseller annunciato, sottolineando come la stesura sia stata discontinua, sia avvenuta in più luoghi, su sollecitazione di tante domande che i lettori hanno posto a Margaret Atwood sulle sorti di Offred, vista la fine aperta del Racconto dell'ancella.
Ripartire da lì, come confessa anche l'autrice nella postfazione ai Testamenti e sul NY Times, sarebbe stato un suicidio: meglio piuttosto spostare il tempo dell'azione e il focus, per regalarci una storia ancor più ricca di penombre. Se nel primo romanzo ombra e luce sembravano distinguersi nettamente, in questo alcuni personaggi negativi in toto saranno in parte mostrati da nuove prospettive. Su tutti, la tanto famigerata antagonista, Zia Lydia: lei, che sembrava incarnare alla lettera l'educazione rigida e restrittiva di Gilead, ed esercitare la violenza col suo taser sulle Ancelle senza pietà, ha in realtà una sua storia complessa. La sua ambivalenza è ancor più manifesta vista la scelta di Margaret Atwood di attribuire proprio a lei il compito di raccontare la storia. Tre sono infatti le io-narranti, e la prima - nonché colei che tiene i fili di tutto (tanto per cambiare?!) - è proprio Zia Lydia, incaricata di raccontare gli ultimi anni di Gilead prima dell'inevitabile collasso della dittatura.
Il suo racconto, segnalato come "documento olografo di Ardua Hall", consiste in un manoscritto che la vecchia zia, ormai all'apice del suo potere, scrive nella biblioteca di Ardua Hall, luogo riservato alle zie, dove nessun uomo poteva mettere piede. Lì, con un inchiostro prima nero e poi blu, traccia in gran segreto una storia intricata, in cui la donna dà prova del suo opportunismo, mostrandosi ora condiscendente verso il Comandante Judd, molto influente a Gilead ai tempi dei Testamenti, e in realtà raggirandolo per ottenere ciò che lei desidera. E spesso Zia Lydia agisce per rivalsa, se non per odio; e la vendetta passa attraverso morti cruente o pubblico disonore. L'obiettivo, però, è del tutto diverso da quello che potremmo pensare. D'altro canto, accanto alla Zia Lydia che abbiamo imparato a conoscere per la sua inflessibilità, c'è una donna diversa, che manifesta tutta la sua aggressività verso il sistema che lei stessa ha contribuito a creare, verso regole che sembrano ormai vuote di significato.
Eppure non tutti la vedono così: la giovanissima Agnes Jemima, seconda voce narrante, è nata e cresciuta a Gilead e non è portata a mettere in discussione le regole. Almeno finché non le viene imposto di sposarsi: ad aspettarla ci sarebbe proprio ciò che lei teme, un marito. Le alternative al matrimonio, quando si è potenzialmente fertili, a Gilead sono solo due: il suicidio o dichiarare di aver ricevuto la chiamata e domandare di "farsi zia", dando così inizio a un difficile cammino di formazione.
Di tutt'altro spirito è invece la terza testimonianza, ad opera di una ragazzina, portata via da Gilead quando era piccolissima e cresciuta nel libero Canada col nome di Daisy. La ragazzina, da sempre ribelle, si ritrova improvvisamente orfana e da lì la scoperta progressiva della sua vera identità la porterà a ritrovarsi a Gilead, in vesti del tutto inaspettate (anche se i lettori più accorti oseranno avanzare qualche ipotesi sulla sua reale identità). E per lei, abituata alla libertà, Gilead, con le vesti del tutto inaccettabile, come d'altra parte come la verità (su cui non ci soffermiamo, per non fare spoiler!).
Le tre voci narranti, le tre donne protagoniste, manco a dirlo, intrecciano i loro destini. Zia Lydia prova ancora una volta a tirare lei i fili di queste due piccole marionette, che tuttavia sono ben dotate di una loro volontà. Gravate di enormi responsabilità, le ragazze si troveranno a rischiare tutto per una causa ancora più grande della loro vita.
Sono tanti i capitoli in cui si resta con il fiato sospeso, in attesa di scoprire quale colpo di scena avrà deciso Margaret Atwood per le sue protagoniste: entrano qui e là riferimenti agli eventi accaduti nella seconda e nella terza stagione della serie tv (e non raccontati nel primo libro), necessari per spiegare la situazione presente a chi non le avesse viste. Così facendo, accade una cosa nuova o perlomeno inusitata: la serie tv si incunea tra i due libri, li amplia e agisce come un ponte che traghetta meravigliosamente i lettori dall'atmosfera lugubre dell'inizio della dittatura di Gilead all'aria ormai quasi decadente degli ultimi anni, quando si avverte che basta poco per incrinare tutto il sistema.
Cinquecento pagine di attesa per un finale chiuso, in cui tutto è spiegato, o almeno apparentemente: ancora una volta Margaret Atwood ci instilla più di un dubbio, ma certamente pensare che le cose siano andate come hanno raccontato le tre testimoni d'eccezione ripaga i lettori dopo la lunga attesa. Equilibrato come uno dei romanzi più efficaci degli ultimi anni, va consigliato a tutti gli amanti di distopie che parlano drammaticamente della nostra contemporaneità, e in particolare alle giovani donne, per ricordare come molti dei diritti che diamo per scontati in realtà siano sempre frutto di sacrifici, negoziazioni, ribellioni e grandi prove di coraggio.
GMGhioni
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