di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
Mondadori, settembre 2019
pp. 240
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Quando si parla di donne cadere nello schema polarizzante "positivo/negativo" è molto facile.
Le querelles sociali e i dibattiti sul femminile hanno l'indubbio valore di portare attenzione su temi caldi e di generare interesse su alcune battaglie che dobbiamo ancora combattere, ma non sempre (anzi, non ancora) riescono a portare la lente d'ingrandimento sul tema che sta al nucleo di tutto questo: l'eliminazione del pregiudizio e la conseguente definizione della libertà femminile.
La buona madre contro la madre assente; la valida professionista contro quella che "si faccia una vita, non esiste solo il lavoro"; la donna libera, anche nelle relazioni, contro la donna "troppo" libera; la donna da copertina contro quella che "guarda com'è trascurata, non troverà mai un uomo".
È un continuo gioco di specchi tra modelli distorti che non ci riflettono, o meglio riflettono una forma falsata della nostra identità, costruitasi a causa di secoli di pregiudizi che si sono sedimentati, grazie al pensiero avverso degli uomini sulle donne e a quello delle donne stesse su di loro.
Le querelles sociali e i dibattiti sul femminile hanno l'indubbio valore di portare attenzione su temi caldi e di generare interesse su alcune battaglie che dobbiamo ancora combattere, ma non sempre (anzi, non ancora) riescono a portare la lente d'ingrandimento sul tema che sta al nucleo di tutto questo: l'eliminazione del pregiudizio e la conseguente definizione della libertà femminile.
La buona madre contro la madre assente; la valida professionista contro quella che "si faccia una vita, non esiste solo il lavoro"; la donna libera, anche nelle relazioni, contro la donna "troppo" libera; la donna da copertina contro quella che "guarda com'è trascurata, non troverà mai un uomo".
È un continuo gioco di specchi tra modelli distorti che non ci riflettono, o meglio riflettono una forma falsata della nostra identità, costruitasi a causa di secoli di pregiudizi che si sono sedimentati, grazie al pensiero avverso degli uomini sulle donne e a quello delle donne stesse su di loro.
Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, che di storie di donne ne sanno qualcosa, sono partite dall'idea che la prima cosa da fare fosse sgomberare il campo da tutti questi rottami percettivi che limitano le donne spostando sempre un po' più indietro, anziché in avanti, la linea dei loro obiettivi, il loro raggio di azione.
Prima l'hanno fatto con Morgana, il podcast da record su Storielibere.fm che ha dato letteralmente voce a donne dalle storie anticonvenzionali e controcorrente, tutte figlie di una madrina d'eccezione: la Morgana del ciclo arturiano. In loro si sono riconosciuti in tantissimi, di ogni genere ed età, desiderosi di respirare una forma di indipendenza che non ha nulla a che vedere con gli slogan e con gli hashtag, ma riguarda la consapevolezza interiore, il percorso che si compie, le battaglie che si scelgono.
Il progetto oggi è diventato un libro ispirato al podcast, una narrazione che continua passando dalla voce alla carta stampata. Dieci donne, dieci Morgane, esplorate a fondo fino a fare innamorare i lettori. Se il mezzo vocale arricchisce di coloriture il racconto, lo raffredda con le pause e lo riscalda con gli acuti, sulla pagina non perde d'intensità, anche perché le vite delle Morgane prendono forma concreta nei disegni dell'artista MP5, nota per il suo bianco e nero che definisce, scolpendolo, il carattere di donne eccezionali.
Dal podcast al libro, quindi, un'esperienza di fruizione su un doppio binario - mai alternativo - perché quando una storia è bella non serve cristallizzarla su un supporto solo.
Le dieci protagoniste del libro sono: Moana Pozzi, Santa Caterina, Grace Jones, le sorelle Brontë, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramović, Shirley Temple, Vivienne Westwood, Zaha Hadid.
Cosa le lega le une alle altre? Fondamentalmente nulla, sono tutte "figlie uniche" dicono le autrici. Ma vissute in epoche e mondi lontani, hanno tutte pagato qualcosa per la loro libertà senza aver paura delle conseguenze:
Cosa le lega le une alle altre? Fondamentalmente nulla, sono tutte "figlie uniche" dicono le autrici. Ma vissute in epoche e mondi lontani, hanno tutte pagato qualcosa per la loro libertà senza aver paura delle conseguenze:
Sono mistiche guerrafondaie, fantasmi che si aggirano nella brughiera, bambine ciniche, pornostar col cervello, atlete scorrette, regine del circo della vita, stiliste straccione, estremiste della ferita come arte, architette senza compromessi e icone trasgressive contro tutti i canoni [...] Molte hanno lottato duramente per conseguire i propri risultati, ma nessuna lo ha fatto in modo accettabilmente eroico. Sono state attaccate, disprezzate, condannate, additate, e se i tempi fossero stati diversi sarebbero state tutte bruciate (p.8)
Sono state scelte perché nessuna di loro ha la sindrome di Ginger Rogers, cioè soffre di quell'idea che per raggiungere gli stessi risultati di un uomo una donna debba fare le stesse cose, "ma all'indietro e sui tacchi a spillo". Semplicemente non hanno mai avuto interesse a fare le cose accanto agli uomini o meglio di loro. Hanno gareggiato in un altro campionato.
Vi commuoverete per la forza d'animo ruvida di Tonya Harding e la remota distanza delle Sorelle Brontë; vi sembrerà di disegnare nuovi mondi con l'infinito ingegno di Zaha Hadid o di vivere una notte di stelle e giochi pirotecnici insieme a Moira Orfei; sentirete sul corpo le ferite di Marina Abramović e dopo vorreste ruggire come fa Grace Jones sul palco o Vivienne Westwood su una passerella. Vorrete avere l'irriducibilità di Caterina da Siena, la sensualità inesauribile di Moana Pozzi e la stoffa di Shirley Temple.
Vivrete dieci vite diverse, o forse dieci al quadrato se si considera la loro ricchezza. Sentirete dentro una fiamma che brucia costante come quella perenne nell'occhio di Morgana.
Vivrete dieci vite diverse, o forse dieci al quadrato se si considera la loro ricchezza. Sentirete dentro una fiamma che brucia costante come quella perenne nell'occhio di Morgana.
Con una prosa avvolgente, a tratti poetica senza mai essere languida, Michela Murgia e Chiara Tagliaferri ci ricordano che tutti possiamo dire ad alta voce #morganasonoio facendo una linguaccia al mondo.
Claudia Consoli
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