di Thomas Mullen
Rizzoli, 2019
Traduzione di Cristiano Peddis
pp. 480
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Non erano detective, ma semplici agenti di pattuglia. Non avevano auto di servizio a disposizione, col divieto assoluto di mettere piede nei quartieri dei bianchi. Il loro incarico consisteva nel mantenere l'ordine e arrestare chi avesse infrano le leggi in flagrante, ma non erano autorizzati a condurre indagini. Un giorno, era questa la speranza di ognuno, ci sarebbero state delle promozioni, ma quel momento non era ancora arrivato. E non sarebbe arrivato ancora per un bel pezzo. (p. 64-65)
Con la questione razziale, si può dirlo senza invocare facili schieramenti, l'America non è sempre riuscita a fare i conti. Almeno non dal punto di vista strettamente politico e sociale. E questo ha lasciato delle ferite che non si richiudono e che tutt'oggi vediamo ciclicamente riaprirsi con scontri, ingiustizie e con il rinvigorirsi dell'azione di movimenti a sostegno dei neri, come Black Lives Matter. A portare l'attenzione sui temi, a problematizzarli, a riscriverli alla luce del presente ci hanno sempre pensato, però, i narratori, i registi, gli artisti più in generale, che hanno raccolto storie rilevanti e le hanno raccontate come simbolo di una dialettica ancora in corso, testimonianza di un passato che va accettato e non accantonato, indagato e non semplificato.
Thomas Mullen conduce questa operazione nel suo noir storico, La città è dei bianchi, un thriller ambientato nel Sud segregazionista, il Sud che era stato di Faulkner, la terra dai forti accenti, dai campi infiniti e dalle città ferite.
Siamo nell'Atlanta del 1948, la Seconda guerra mondiale è appena terminata e la città sta conoscendo e conoscerà di lì a poco cambiamenti sociali strutturali: una grande espansione, la crescita significativa del numero di afroamericani provenienti dai sobborghi e dalle campagne e con essa la segregazione di interi quartieri neri e lo spostamento dei bianchi verso nuovi nuclei.
Che anno difficile, il 1948: è il momento di passaggio dalla fine di un conflitto lacerante a nuove lotte che si preparano, il movimento dei diritti civili di lì a poco sorgerà e ce n'è ancora di strada da fare prima che Maynard Jackson diventi il primo sindaco afroamericano della città (1974).
Thomas Mullen conduce questa operazione nel suo noir storico, La città è dei bianchi, un thriller ambientato nel Sud segregazionista, il Sud che era stato di Faulkner, la terra dai forti accenti, dai campi infiniti e dalle città ferite.
Siamo nell'Atlanta del 1948, la Seconda guerra mondiale è appena terminata e la città sta conoscendo e conoscerà di lì a poco cambiamenti sociali strutturali: una grande espansione, la crescita significativa del numero di afroamericani provenienti dai sobborghi e dalle campagne e con essa la segregazione di interi quartieri neri e lo spostamento dei bianchi verso nuovi nuclei.
Che anno difficile, il 1948: è il momento di passaggio dalla fine di un conflitto lacerante a nuove lotte che si preparano, il movimento dei diritti civili di lì a poco sorgerà e ce n'è ancora di strada da fare prima che Maynard Jackson diventi il primo sindaco afroamericano della città (1974).
Il noir di Mullen è ispirato a un fatto reale: in quell'anno per la prima volta a otto afroamericani viene concesso di arruolarsi nelle forze di polizia per pattugliare i quartieri neri della città.
Poliziotti sì, ma solo per etichetta; nella sostanza a loro è proibito guidare un’auto, arrestare dei bianchi, mettere piede negli uffici della centrale o in tribunale. I loro rapporti vengono controllati e riscritti, il limite di azione diminuisce progressivamente man mano che si avvicinavano ai quartieri bianchi, mentre si annulla totalmente se provano a uscire da Atlanta.
I due protagonisti del romanzo Lucius Boggs e Tommy Smith, che Mullen inventa ispirandosi alla storia vera degli 8 poliziotti pionieri, sono la concretizzazione di un tentativo, quello che i neri potessero per la prima volta agire sul contesto sociale punendo i crimini e guidando la propria gente nella giustizia.
Una sera Boggs e Smith, intenti a pattugliare a piedi la zona, si imbattono in una Buick guidata da un bianco. La macchina per poco non abbatte un palo della luce e, accanto al guidatore, siede una ragazza nera spaventata che sembra essere stata picchiata. I due cercano di fermarlo, fanno rapporto, chiamano i poliziotti bianchi per avvalersi della loro azione, ma tutto cade nel nulla.
Dopo pochi giorni la stessa ragazza della Buick, la ragazza col vestito giallo, viene ritrovata morta in una discarica e misteriosamente il rapporto scritto quella sera è stato modificato da qualcuno.
I due protagonisti del romanzo Lucius Boggs e Tommy Smith, che Mullen inventa ispirandosi alla storia vera degli 8 poliziotti pionieri, sono la concretizzazione di un tentativo, quello che i neri potessero per la prima volta agire sul contesto sociale punendo i crimini e guidando la propria gente nella giustizia.
Una sera Boggs e Smith, intenti a pattugliare a piedi la zona, si imbattono in una Buick guidata da un bianco. La macchina per poco non abbatte un palo della luce e, accanto al guidatore, siede una ragazza nera spaventata che sembra essere stata picchiata. I due cercano di fermarlo, fanno rapporto, chiamano i poliziotti bianchi per avvalersi della loro azione, ma tutto cade nel nulla.
Dopo pochi giorni la stessa ragazza della Buick, la ragazza col vestito giallo, viene ritrovata morta in una discarica e misteriosamente il rapporto scritto quella sera è stato modificato da qualcuno.
Provare a indagare alla luce del sole è impossibile per due poliziotti neri e a nessuno interessa stabilire chi deve pagare per la morte della loro gente, quindi Lucius e Tommy dovranno iniziare a farlo clandestinamente scontrandosi con un sistema che ha profonde radici nella città di Atlanta, una fitta rete di scambi e connivenze tra la polizia bianca, un corpo illegale di ex-poliziotti che continua a svolgere missioni senza incarico ufficiale, la Chiesa, la politica, i criminali locali (dai contrabbandieri alla proprietaria di un bordello).
Quello che all'inizio è un caso da risolvere diventa una guerra dove vincere sembra impossibile, quanto meno da soli. È un gioco a carte e regole impari per chi è nero e che Lucius, figlio di un reverendo cresciuto nei quartieri neri "bene", si chiede quanto valga la pena condurre:
Arrivare alla verità richiederà scontri, minacce e non pochi morti lungo la strada.
Una storia così cruda non può essere raccontata risparmiandosi, per questo Mullen sceglie il marchio del realismo spinto, con un linguaggio estremamente diretto e colloquiale nei dialoghi, per una resa sempre credibile e ad alto impatto.
Il libro non è privo di momenti più lenti in cui il flusso degli eventi sembra bloccato: sembra quasi Mullen abbia voluto fare percepire al lettore tutta l'impotenza di un caso impossibile, di un riscatto impossibile. E quindi si soffre insieme a Lucius e Tommy, con loro si agogna la risoluzione del giallo sobbalzando di fronte all'ennesima ingiustizia.
Nella loro divisa c'è la prima ricerca di una dignità per la gente di colore che poi la storia gli ha concesso.
Nel mettere su carta una delle tante pagine buie della storia americana, Mullen non rappresenta facili schieramenti, non propone mai una banale opposizione di bianchi e neri: ci sono i bianchi e i neri criminali, ci sono i bianchi e i neri che credono e operano per il progresso di una società inclusiva, ci sono i neri disperati che sono solo pedine di un sistema feroce.
Sono questi ultimi quelli che restano dentro: benché vinti nel qui e ora, sono loro che hanno poi ispirato il cambiamento. È con loro che abbiamo un debito eterno: mai smettere di raccontare.
Se siete interessati ad altre potenti storie americane sull'identità nera, ecco alcuni consigli:
*Ultima fermata Delicious, l'ultimo romanzo di James Hannaham: qui la nostra recensione
*La ferrovia sotterranea (romanzo vincitore del Premio Pulitzer 2017) e I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead: qui le nostre recensioni
*When They See Us, la miniserie di Ava DuVernay disponibile su Netflix che racconta la vera storia di mala giustizia dei Central Park Five.
Qui, loro erano solo dei musi neri. Qui non era Sweet Auburn, ma Darktown.A svolgere un'indagine parallela ci penserà Rakestraw, un poliziotto bianco ex militare e novello nel corpo di polizia che ha ancora l'illusione di poter cambiare le cose.
Lui qui si ostinava a giocare con le carte peggiori, ma con la speranza che, magicamente, la mano successiva gli regalasse un poker. Le carte, però, non funzionavano così, e quella giusta non era in cima al mazzo. E anche se lo fosse stata, qualche altro giocatore l’avrebbe pescata prima di lui, un giocatore bianco, e Lucius si stava rendendo ridicolo a rimanere ancora seduto a quello stesso tavolo. (p. 415-416)
Arrivare alla verità richiederà scontri, minacce e non pochi morti lungo la strada.
Una storia così cruda non può essere raccontata risparmiandosi, per questo Mullen sceglie il marchio del realismo spinto, con un linguaggio estremamente diretto e colloquiale nei dialoghi, per una resa sempre credibile e ad alto impatto.
Il libro non è privo di momenti più lenti in cui il flusso degli eventi sembra bloccato: sembra quasi Mullen abbia voluto fare percepire al lettore tutta l'impotenza di un caso impossibile, di un riscatto impossibile. E quindi si soffre insieme a Lucius e Tommy, con loro si agogna la risoluzione del giallo sobbalzando di fronte all'ennesima ingiustizia.
Nella loro divisa c'è la prima ricerca di una dignità per la gente di colore che poi la storia gli ha concesso.
Nel mettere su carta una delle tante pagine buie della storia americana, Mullen non rappresenta facili schieramenti, non propone mai una banale opposizione di bianchi e neri: ci sono i bianchi e i neri criminali, ci sono i bianchi e i neri che credono e operano per il progresso di una società inclusiva, ci sono i neri disperati che sono solo pedine di un sistema feroce.
Sono questi ultimi quelli che restano dentro: benché vinti nel qui e ora, sono loro che hanno poi ispirato il cambiamento. È con loro che abbiamo un debito eterno: mai smettere di raccontare.
Se siete interessati ad altre potenti storie americane sull'identità nera, ecco alcuni consigli:
*Ultima fermata Delicious, l'ultimo romanzo di James Hannaham: qui la nostra recensione
*La ferrovia sotterranea (romanzo vincitore del Premio Pulitzer 2017) e I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead: qui le nostre recensioni
*When They See Us, la miniserie di Ava DuVernay disponibile su Netflix che racconta la vera storia di mala giustizia dei Central Park Five.
Claudia Consoli
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