La mia seconda vita tra zucchero e cannella
di Verena Lugert
Astoria edizioni, 2019
Astoria edizioni, 2019
Traduzione di Sonia Folin
pp. 272
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Come i grandi risparmiatori, mettono da parte sangue, sudore e lacrime sperando di poter contare un giorno su una rendita ridistribuita in titoli: demi chef, chef de partie, junior sous chef, sous chef, chef. Chef! Per essere chef mettono in campo tutto. Dedizione. Ustioni. Umiliazioni. E, naturalmente, l'ingresso in un mondo parallelo, leggi della fisica proprie ("No che non scotta, deficiente, è solo ACQUA. Puoi parlare di liquidi che scottano solo quando ti riferisci all'olio dai centottanta in su. Quindi piantala di frignare e senti il punto di cottura degli asparagi, con le DITA, maledizione, se no è impossibile) [...] (pp. 33-34)
Se nel leggere il titolo del volume La mia seconda vita tra zucchero e cannella di Verena Lugert in testa ha iniziato a risuonarvi il motivetto de Il fantastico mondo di Amélie oppure di Chocolat, è bene informarvi che siete sintonizzati sulla radio errata. Perché non c'è niente di zuccheroso o profumato di cannella nelle cucine dei ristoranti stellati. Ci sono urla, isterici "oui, chef!", reciproci insulti e una maniacale devozione alla causa. Tanto da spingere Verena a domandarsi perché abbia abbandonato la carriera di giornalista per lanciarsi nell'avventura dell'alta cucina una volta scavallata ampiamente la trentina.
"Verena, non sei in un film francese!" (p. 104)
Il problema principale di questo memoir è il titolo: lo zucchero e la cannella, elementi così abusati nei titoli dei romanzi con qualche attinenza culinaria, ti portano a pensare di essere di fronte a una (ennesima) storia dove la cucina è armonia, potenza salvifica e veicolo per tenere storie d'amore. Bastano poche pagine per rendersi invece conto che non c'è niente di più lontano dalla vicenda qui raccontata.
Verena Lugert, giornalista cosmopolita, da sempre è appassionata di cucina, pur avendo propeso per una carriera legata alle lettere. All'alba dei trentanove anni, decide di tentare la strada della cucina sottoponendosi a una formazione intensiva e rigorosa: quella della scuola Cordon Bleu con il corso definito "Rock and roll" per la sua difficoltà e impegno. E, una volta riuscita nell'impresa, sceglie di fare gavetta in uno dei ristoranti del cuoco rock più censurato del mondo: Gordon Ramsey, chef con la più alta percentuale di "f*ck" mai pronunciata. È una storia fatta di insulti in cui persino il nome "Verena" viene usato per indicare un cuoco sciatto e pigro; di ustioni, tagli profondi, aggressioni e lesioni. Perché in una cucina tutto deve correre come un orologio e si deve ambire, come minimo, alla perfezione.
L'autrice, con piena onestà, non nasconde nulla di quanto succede dietro le porte basculanti non solo del suo ristorante, ma anche di altri stellati, dove abusi di questo genere sono parte della normalità. Non addolcisce la realtà presentandoci una situazione idilliaca, ma mette sul piatto i turni fatti di sedici ore e la vita sociale praticamente inesistente. Eppure, non c'è mai rabbia o senso di ingiustizia nel vivere questa situazione. Chi sceglie questo tipo di vita lo fa in preda a un amore, una passione così totalizzante e un desiderio di raggiungere la perfezione che fanno dimenticare tutto. E, nel caso di Verena, c'è anche la ricerca di un riconoscimento, di un'attestazione che le dimostri di aver fatto bene a fare la cuoca e che la porta a concorrere per il prestigioso Gordon Ramsey Award of Excellence.
La narrazione è arricchita dalle frequenti divagazioni sugli altri astri della cucina. Dagli storici come Auguste Escoffier, fino ai cuochi rock del nuovo secolo, i belli e dannati come Pierre White e Anthony Bourdain che hanno rivoluzionato il modo di intendere e fare cucina riuscendo a coniugare i sapori sublimi con figure di chef lontani dalla perfezione monacale della scuola francese.
E questo volume fa lo stesso con gli ignari fruitori di ristoranti e cuochi dilettanti: toglie dalla testa l'idea che la cucina sia un luogo di armonia e profumato di spezie e vi fa pensare con molta attenzione, se mai ne avete fantasticato, se lanciarvi nella cucina professionale.
Giulia Pretta