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#CriticaNera - "Il Manoscritto" di Franck Thilliez: sfida all'intuito del lettore

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Il Manoscritto 
di Franck Thilliez
Fazi Editore, 2019

Traduzione di Federica Angelini

pp. 480
€ 18 (cartaceo)
€ 12,90 (ebook)



Un incidente in auto dopo un inseguimento, un ladro che muore e nella sua auto un corpo mutilato. L’uomo è solo un ladro? Perché gli indizi lo collegano a una villa sul mare e alla scomparsa, anni prima, di una giovane donna? L’inizio di questo thriller è sorprendente e lascia già senza fiato. Ma per gli amanti del genere potrebbe essere identico a tanti altri, se non fosse che qui parliamo di un giallo nel giallo, che a sua volta racconta un giallo. 
Franck Thilliez, da molti riconosciuto come un maestro del noir francese, ci regala un gioco di doppi e di tracce (molti disseminate dentro il testo), di memoria e di amnesie, di rebus e incognite, fino alla sorpresa finale, che lascerà il lettore in sospeso, costringendo quasi alla rilettura; la sua protagonista, Léane Morgan, madre di Sarah e scrittrice di gialli, sembra quasi il suo alter ego, così come lo è di Caleb Traskman. 
«Prima, solo una parola: xifoforo». Inizia così il libro di mio padre Caleb Traskman. Ho scovato il manoscritto in uno scatolone in fondo alla sua soffitta, dove aveva la fastidiosa tendenza ad accumulare di tutto. (p. 9)
Il thriller ha una costruzione a incastro e a specchio. La vicenda nasce da un manoscritto, rinvenuto da J-L. Traskman, tra le carte del padre Caleb, famoso scrittore scomparso da poco. Si tratterebbe del suo ultimo romanzo, lasciato incompiuto, e che il figlio si propone di finire (indicando nel testo dove inizia la parte da lui aggiunta). Ma lo stesso autore induce il lettore a credere che anche questa premessa faccia parte della finzione letteraria, sia un espediente. Ogni personaggio è se stesso e qualcun altro, la stessa Léane scrive sotto pseudonimo, sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, sebbene il suo corpo non sia mai stato ritrovato. Dopo la tragedia, anche il matrimonio con Jullian è naufragato e Léane ha abbandonato la solitaria villa sul mare, nel Nord della Francia che prima era stata il suo rifugio letterario. 
D’improvviso la donna è costretta a tornare, perché il marito viene brutalmente aggredito, subendo una perdita di memoria. Da lì gli eventi prendono una piega diversa, la struttura si complica ancora, il romanzo che la scrittrice ha appena pubblicato viene accusato di plagio per la somiglianza con un’altra storia, che a sua volta ricorda molto da vicino quella della premessa. 
Léane ebbe l’impressione di un vuoto abissale quando si sedette al volante. Il marito con l’amnesia, senza ricordi. Conosceva i meccanismi della memoria, sei anni prima aveva scritto un libro incentrato su una protagonista colpita da amnesia in seguito a un’aggressione e uno stupro. (p. 71)
E poi c’è Vic, il poliziotto amico, che con il suo intuito svelerà alcuni dei misteri di questa intricata vicenda, ma non tutti.  Le scene crude e i particolari violenti non vengono risparmiati al lettore, ma fanno parte della struttura di questo testo, non a caso scritto da un ingegnere, che entra nell’animo umano e ne scardina paure e conflitti, vivisezionandoli per poi distribuirli nelle pagine, ricche di pathos e suspense. Da leggere per sapere se siete davvero cultori del genere, a tal punto da cogliere ogni sfumatura di questo thriller per nulla scontato.                                                                                                                                                                                      

Samantha Viva