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Il sole in testa, il buio nel cuore: viaggio nella favela più grande del mondo con Geovani Martins

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Il sole in testa
di Geovani Martins
Mondadori, ottobre 2019

pp. 132
€ 16 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)



La storia di Geovani Martins è un po' una fiaba, ma del mondo editoriale.
Inizia più o meno così: "C'era una volta un giovane nato a Rio de Janeiro e cresciuto con la madre a Vidigal, un quartiere molto povero nella zona sud della città..."
Se nasci e cresci nelle favelas c'è qualcosa che in ogni modo cercherà di instradare il tuo destino: il ragazzo smette presto di studiare e inizia a guadagnarsi da vivere come può.
Uomo-sandwich, venditore di bibite, lavora in strada e vive la strada per quello che è a Rio: un campo di battaglia. È proprio questa realtà a generare in lui una naturale curiosità, una propensione alla visione e all'ascolto attento di ciò che lo circonda.
Impara a leggere grazie alla nonna, ma impara a raccontare grazie alle favelas, al contatto il loro scenario umano complesso e cangiante, con il dolore, la corruzione, la povertà e la morte.
Inizia quindi a scriverlo questo mondo e un giorno il suo talento viene scoperto per caso al Flup, il Festival letterario delle favelas di Rio.


Geovani Martins oggi non è più un ragazzo qualunque delle favelas, è uno scrittore che grazie ai suoi testi le sta facendo conoscere al mondo, a partire proprio dal Brasile, dove il suo libro è realmente esploso come un caso editoriale, fino alle case editrici americane ed 
europee che si sono interessate alla sua storia e alle sue storie.
Il sole in testa è la sua prima raccolta, un libro composto da 13 racconti che portano il lettore a Rocinha, che non è solo la favela più grande del mondo, è una perfetta metafora della favelas in cui è cresciuto Martins come luogo innanzitutto interiore e di tutte le periferie del pianeta. I testi che compongono la raccolta presentano tra loro una grande sistematicità e coerenza letteraria: con una precisa dichiarazione di poetica (non scritta ma ben visibile) Martins isola singoli aspetti della vita nella favela.
A ognuno dei temi dedica un racconto (a quelli più importanti anche più d'uno), intrecciando la costruzione di personaggi che sono al tempo stesso un riflesso realistico di quel microcosmo e anche una rappresentazione ideale dei suoi sentimenti più reali.

In Giretto, primo racconto del volume, siamo subito introdotti alla droga, piaga simbolo delle favelas, che genera una spirale di violenza e di perdita di futuro.
Ci sono ragazzi che girano per la città annoiati. Si fanno strada su autobus strapieni, scappano dalla polizia che può nascondersi dietro ogni muro o che piomba sui tetti, sognano di diventare calciatori professionisti, quando fumano fanno grandi viaggi ed ecco che le nuvole del cielo sembrano prendere forme mai viste.
Sono giovani, a volte giovanissimi, ma già segnati dalle perdite (un genitore, un fratello, un amico, un compagno). A volte per tutto questo gli viene da piangere per la rabbia.
Sono loro il principale filo conduttore dei racconti, personaggi sempre in lotta con una società a cui cercano di mettere un po' paura.
Li vediamo delinquere, spacciare (specie a otto e nove anni), consumare droga e leggendo viene da chiedersi chi sia realmente la vittima in un mondo in cui tutti in fondo lo sono.
Si fa spazio in certi momenti la speranza di un futuro migliore in cui si potranno fare grandi cose: fregare una volta per tutte la polizia,
 diventare 007, volare come i piloti d'aereo.
Ma "nessuno nasce farfalla", lì.

Martins dipinge con poche brevi tinte l'intero sistema di corruzione della favelas, a partire dal ruolo della Unidade de Policìa Pacificadora istituita per combattere il potere dei narcotrafficanti in una città che, però, senza la benzina della droga 
si ferma
Se un criterio di giustizia è ancora identificabile, difficile è scindere in bene e male assoluti: in un luogo dove l'odio è coltivato come un seme nelle terra, come si fa a distinguere le piante marce da quelle sane? 

Sono racconti pieni orgoglio, desiderio, festa, ma anche 
di dolore e saudade. Perché è proprio dove il sole è più cocente e luminoso che si cela un buio fitto, di quelli senza scampo. Gesualdo Bufalino parlando delle cento Sicilie ha creato quella metafora irraggiungibile della "mischia di lutto e di luce": è questo che ho visto un po' anche nelle ambientazioni del libro. 
Non ci sono magia né fantasia che lasciano liberi pezzi di cielo per volare via, ma in un realismo estremo si fa spazio un elemento tutto interiore che è l'animo di Martins, il suo sguardo di osservatore interno di un microcosmo che da fuori non si potrebbe capire né raccontare.
Il linguaggio fa eco a un universo tutto terreno comprendendo slang locali, formule colloquiali, parolacce. Autenticamente la scrittura attinge al parlato, si modula del tutto su di esso. L'effetto è una resa senza filtri e senza buonismo. 
L'aspetto più problematico è la relazione tra individuo e società: è un rapporto puramente deterministico o c'è spazio per cambiare fenomeni ed eventi del passato che definiscono i giovani delle favelas?
Il libro è sicuramente consigliato al lettore italiano perché offre una prospettiva unica su un mondo che la maggior parte di noi non conosce o di cui ha una visione monodimensionale nutrita di stereotipi.
L'attenzione verso questo contesto è senz'altro crescente se anche nel palinsesto Netflix quest'anno è arrivata una serie ambientata nelle favelas di San Paolo intitolata Sintoniateen drama su un gruppo di amici che cerca di farsi spazio nel mondo:



Il sole in testa è, inoltre, un simbolo eloquente di una certa attenzione globale alle periferie e del ritorno a un iperrealismo che fa dell'autenticità della rappresentazione del contesto uno strumento di intervento sociale. Anche in Italia basti pensare al fenomeno Gomorra, alle narrazioni di Antonio Dikele Distefano da cui verrà tratta una prossima serie Netflix Zero proprio sui giovani delle periferie, allo sguardo più intimista, ma comunque feroce, del Dogman di Matteo Garrone. 

Resta da capire se lo scrittore Martins, su cui ora il mondo sembra scommettere, riesca in futuro a sostenere narrazioni di struttura differente rispetto alle - seppur difficili - raccolte di racconti.
In particolare in che modo dallo sviluppo di singoli quadri sia in grado di passare una trama più ordita o dalla suggestione di un carattere a un personaggio capace di tenere un intero romanzo. 
Ma forse è presto per pensarci, adesso lasciamogli godere la sua meritata fiaba. 



Claudia Consoli








“Guardava i vicoli e gli venivano in mente vecchie storie, momenti con gli amici d’infanzia, le feste di compleanno, il giorno di San Cosma, sempre a correre su e giù, a giocare con le pistole ad aria compressa, ad ammazzare i topi con la fionda.” @ogeovanimartins è cresciuto con la madre a Vidigal, uno dei quartieri più poveri di Rio de Janeiro. Il suo talento di scrittore è stato scoperto al Festival letterario delle favelas di Rio. #ilsoleintesta è la sua prima raccolta di racconti che ci porta in un mondo che la maggior parte dei lettori italiani scoprirà per la prima volta. Un pugno nello stomaco, un viaggio tra incoscienza e corruzione, tra droga e morte. Presto la recensione di @claconsoli sul sito. #letteraturabrasiliana #geovanimartins #favelas #librimondadori #letteraturacontemporanea #bookstagram #bookish #bookishlife #inlettura #libridaleggere #lettura #librichepassione #instalibro #instabook #weekendbooks #booksfortheweekend
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