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Essere famiglia in un'Italia che cambia: "L'anima ciliegia" di Lia Levi

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L’anima ciliegia
di Lia Levi
Harper Collins, 2019

pp. 235
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La prosa di Lia Levi ha la malinconia dolce della fiaba, attraversata solo a tratti da brividi di ironia sottile; e anche se il fluire sembra rapido e leggero, in realtà rivela un acume pungente nel delineare personaggi e sensazioni. La storia di Paganina pare il realizzarsi di un destino già scritto, previsto dal nome ingombrante voluto da un padre "furiosamente ateo", rivoluzionario mancato, che investe sulla figlia tutti il carico dei suoi sogni mai realizzati: la ragazzina "così, mentre studiava, un po' danzava, un po' dipingeva e un po' perdeva tempo a immaginare che avrebbe fatto grandi cose perché questo era il sogno di suo padre. Del resto era lei l'unico straccetto di bandiera che era rimasto a Pietro e che doveva, con buona volontà e allegria, far sventolare al suo posto" (p. 14).
Solo che le aspirazioni di Pietro si scontrano col carattere svagato di Paganina. Il padre la vorrebbe consacrata a un ideale combattente, ma lei si consacra invece a un sogno d'amore, un sogno che trova realizzazione in Guglielmo, elevato presto al ruolo di eroe ideale, cavaliere valoroso, principe dall’armatura scintillante. La sua vita ruota intorno a questo, a lui, e ciò fa sì che il suo orizzonte risulti estremamente limitato, in modo finanche fastidioso per il lettore, che la vede avanzare nella vita senza porsi domande, ignorando i problemi reali e le vite di chi le passa accanto (la sorella Sole, la cognata Maria Pia...), ma anche i bisogni segreti della sua anima ciliegia che le chiede di più, quella sete di solitudine inopportunamente messa a tacere. Ed è un peccato, tanto più che quando invece la asseconda, allontanandosi dalla quotidianità per concedersi lunghe passeggiate in città, la narrazione si eleva in slanci di pura poesia:
Sembrava che fosse proprio il passo di Paganina a compiere il miracolo. La città cominciava a esistere al suo esatto apparire. [...] Girò e rigirò per quasi un'ora e avvertì che in quella gloriosa solitudine forze misteriose sciamavano a fiotti dentro di sé fino a farla diventare veramente Paganina, una Paganina in tutta la sua completezza. L'intero universo, in ascolto, pareva rispondere al battito del suo cuore. (p. 59)
Lia Levi accompagna Paganina nel suo percorso di crescita, segue i suoi passi attraverso la storia d'Italia, in decenni travagliati che fanno eco ai fatti privati della famiglia e fungono da pedine segnatempo, consentendo di ricostruire una cronologia interna, ma sempre funzionale alla narrazione ("La dittatura adesso non c'era più. E poi, un certo giorno, non ci fu più nemmeno la guerra. Ma dopo, come si sa, la guerra tornò, e questa volta con i tedeschi in casa come occupanti di un paese nemico. Tornò anche Spartaco, di soppiatto, vestito in borghese e con la barba di tre giorni", p. 17). Non legga questo libro chi cerca colpi di scena e avvenimenti clamorosi. Quello che troverà è solo questo: la quieta pacatezza della vita, la Storia che scorre inesorabile sul fondale. Ma ha davvero ha senso dire solo? Non è forse già tanto?
Si intrecciano, in un tessuto narrativo che si srotola attraverso gli anni, storie di padri, ma soprattutto di madri e di figli:
Aveva bisogno di una scossa. E le venne voglia di andare a trovare sua madre. Anche Paganina era figlia, era la figlia di Anita. E a un tratto le sembrò, andando da sua madre, di simboleggiare tutti quei figli che invece dalle madri erano fuggiti. Non c'era più differenza di età, carattere, lineamenti del viso, non c'erano tanti figli ognuno con la sua fisionomia, ma una figura unitaria, il figlio: c'era la categoria dei figli e lei in quel momento, correndo con pazienza e costanza da sua madre, li rappresentava tutti. (p. 143)
L'anima ciliegia è la storia di una famiglia, creata dal caso e dalle sommerse correnti di sentimenti che cambiano tra individui legati dal sangue, o che si sono incontrati quando avrebbero potuto non farlo mai. Al tempo stesso, però, riesce ad assumere un valore universale, a spezzare i legami con il contesto storico in cui è inserita e a collocarsi in una dimensione perenne, fuori dal tempo:
Il concetto di famiglia è molto labile. Per qualcuna delle persone ritratte sente un vero amore, di qualcuna conosce abbastanza a fondo vita e sentimenti, di qualche altra non sa quasi niente. E non sente quasi niente. Chi diavolo sono quei perfetti estranei? Anche nelle famiglie dunque agiscono scelte casuali e misteriose, proprio come avviene per gli altri affetti della vita. (p. 170-171)
Quella che Lia Levi ci racconta è anche la storia del tramonto di un'epoca e dell'inizio di qualcosa di nuovo; della morte degli ideali – del comunismo, degli eroi –, ma anche della inesausta ricerca di un senso diverso, valido per il presente. I personaggi si interrogano e ci interrogano – grazie all’intuitività emotiva dell'autrice, che riesce a fare dell'esistenza di ognuno di loro un piccolo universo. E guardando Paganina, che è donna di altri tempi, improvvisamente sembra di riconoscere qualche gesto noto, qualcuno di quegli atti piccoli e composti, troppo a lungo dimenticati, che emergono da un passato non così lontano, da qualche salone in penombra, dal profumo di polvere e memoria della casa dei nonni. Il suo album di famiglia, così, in qualche modo diventa il nostro album di famiglia, e noi usciamo dalla lettura con un inaspettato senso di pacificazione.

Carolina Pernigo









È difficile intuire dal titolo cosa si nasconda in questo nuovo volume di #lialevi, grande penna della nostra letteratura. Quella che si apre dinnanzi al lettore è la storia di Paganina, una donna di altri tempi che cerca di dar voce a un'inquietudine che avverte dentro di sé; ma è anche la storia della famiglia di Paganina: dei suoi fratelli, così diversi da lei e l'uno dall'altro, dei suoi genitori, dei suoi figli, del suo Guglielmo; ed è anche la storia dell'Italia, che emerge dal fondale come un contrappunto melodico sempre presente. A tenere insieme le fila di tutto, pensa la prosa delicata e malinconica di una grande scrittrice, che riesce a evocare sensazioni vivide con poche parole. La mattina di @quinquilia si apre quindi in buona compagnia... e la vostra? Qual è il vostro #bookbreakfast? #breakfast #bookforbreakfast #harpercollins #harpercollinsitalia #romanzofamiliare #familybook #instabook #instalibro #bookstagram #bookoftheday #bookish #igreads #igbooks #readingnow #newbook #bookaddict #booklover #cover #bookcover #inlettura #cosebelle #criticaletteraria @harpercollinsit
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