Nucleus
di Rory Clements
La Corte Editore, 2019
Traduzione di Marzia Vradini Scusa
pp. 402
€ 18,90 (cartaceo)
€ 8,99 (e-book)
Tom Wilde, il protagonista degli spy thriller di Rory Clements (avevamo già recensito a questo link, il libro precedente, Corpus) è un professore di storia inglese all'Università di Cambridge. Non soltanto, però. Wilde, mezzo americano e mezzo irlandese, ha un vero talento per le indagini, entrature particolari nei servizi segreti e un discreto fisico che tiene in allenamento con incontri di pugilato. Osservando la fotografia dell'autore, alla terza di copertina, ecco io Tom Wilde me lo raffiguro un po' così... con la stessa aria tra lo svagato e il fascinoso. Chissà se lo scrittore ha inteso deliberatamente mettere un po' di sé nel suo personaggio o lo abbia fatto inconsapevolmente. O chissà invece se è solo una mia fantasia... Al di là di questa piccola digressione fisiognomica, partirò col dire che Nucleus è un romanzo costruito per non deludere le aspettative degli amanti del genere giallo-spionaggio-storico. Ben costruito, direi. Gli elementi che appartengono al genere ci sono tutti: suspence, intrigo, personaggi dal doppio o triplo volto, complicazioni, omicidi, indizi, chiavi di volta e soluzione finale.
Il romanzo è ambientato nel 1939, l'anno in cui «nessuno è al sicuro», come recita il titoletto della copertina. E il titolo del romanzo, Nucleus, ci porta immediatamente al cuore della vicenda, che, in sintesi, gira intorno a quella che, negli anni Trenta del secolo scorso, è la scoperta più dirompente della Storia: la fissione nucleare. Tom Wilde, dopo un lungo soggiorno in patria, viene incaricato dal presidente Roosevelt in persona di tenere d'occhio ciò che gli scienziati stanno "combinando" al Cavendish, il laboratorio di Fisica più famoso di Cambridge, dove cervelloni geniali portano avanti gli studi sull'atomo e su quel procedimento che potrà portare alla costruzione di un ordigno nucleare. Ma il lavoro degli scienziati inglesi non interessa soltanto agli Americani... in Germania c'è chi sta tenendo d'occhio il laboratorio. In ballo c'è qualcosa di assai grosso e con una guerra alle porte (tanti sono i segnali che lo dicono), nessuno può permettersi di arrivare secondo. La corsa al nucleare è partita. E la Germania sembra essere in vantaggio. Con quel tipo che ha al comando poi c'è poco da stare tranquilli.
Perché tutto ciò che al Cavendish si sta sperimentando venga riportato in Germania, i Tedeschi non si fanno scrupoli a rapire un bambino, figlio di una scienziata ebrea, Eva Haas, che viene spedita a Cambridge, per spiare i segreti del laboratorio. Pena non rivedere mai più il piccolo Albert. E quando il cadavere di uno dei fisici più geniali del laboratorio viene ritrovato, orrendamente torturato, nel fiume Cam, la storia prende l'abbrivio.
Questa è, in estrema sintesi, la trama iniziale del libro. Da cui si dipartono poi tantissimi altri fili: la guerra strisciante fra Inghilterra protestante e Irlanda cattolica, le bombe dell'Ira, la persecuzione razzista contro gli ebrei, Dachau, i Kindertransport. Il tutto senza mortificare il lato glamour e accattivante del professor Wilde che qui si può dispiegare nell'ambiente très chic in cui gli è stato ordinato di indagare, un giro di ricconi americani che vede protagonista una delle attrici più famose del mondo, Clarissa Lancing, star di Hollywood e sorella di Geoff, amico di Wilde e, guarda caso, scienziato al Cavendish. La quale Clarissa si darà un gran daffare per scalfire l'inossidabile fedeltà del bel professore alla fidanzata Lydia. Coinvolta anch'essa, ça va sans dire, nell'intrigo.
Il ritmo dell'intero romanzo è assai sostenuto, non ci sono pause o cadute di tensione. L'autore sa costruire, pagina dopo pagina, il climax emotivo che porterà al rilascio di adrenalina finale. Così come sa incastrare i vari elementi che portano alla costruzione del puzzle.
Un puzzle che, come detto, si compone di tantissimi pezzi, forse troppi. Inizialmente si fa una certa fatica a seguire tutti i fili, a portare nella memoria di lettura tutti i personaggi e i ruoli di ognuno, a ricondurre ogni azione alla causa e all'effetto. Si immagina dietro, peraltro, un lavoro di traduzione che non deve essere stato per nulla semplice.
Passato però il primo momento di smarrimento (soprattutto se chi legge non è un accanito estimatore di romanzi di spionaggio) e messa da parte la tentazione di ricercare nelle pagine precedenti indizi o particolari atti a costruire supposizioni, la lettura diventa sempre più avvincente, gli ingranaggi, ben oliati, girano velocemente e si vola verso la conclusione. Non del tutto prevedibile, il che in un giallo non guasta mai.
Tra le note positive del romanzo, va sottolineata la capacità dell'autore (vincitore dell'Ellis Peters Historical Award, un premio per i gialli di ambientazione storica) di ricreare quel sentimento strano che prende un Paese in procinto di entrare in guerra: un misto di euforia e di paura, di malinconia e di attaccamento ai riti del presente, quasi non si volesse credere per davvero che di lì a poco tutto sarebbe cambiato. Cambridge, al termine delle lezioni universitarie, è in festa per i May Balls, le corse di cavalli rimangono l'appuntamento glam, champagne e whisky scorrono a fiumi, i party sono all'ordine del giorno, eppure si gira con la maschera antigas a portata di mano...
Davanti al lettore scorrono così, in una sapiente alternanza tra eventi realmente avvenuti e finzione letteraria, gli ultimi mesi (giorni?) di un'Europa ancora quasi ignara del suo futuro, illuminata dagli ultimi fuochi d'artificio prima dell'oscurità. Che l'avrebbe avvolta per gli anni a seguire.
Rosatea Poli
Social Network