Gatti - Una storia d'amore
di Shifra Horn
Fazi editore, 2019
Traduzione di Elisa Carandina
pp. 192
€ 10,00 (cartaceo)
€ 5,99 (ebook)
Non ho paura di fare spoiler nel caso di questo libro, per un motivo, spiccatamente, personale. Io non amo i gatti. Sarà per quella minuscola cicatrice sulla palpebra destra che mi ricorda del giorno in cui Charlie, obeso gatto dei miei nonni, decise di reagire con violenza a una mia coccola, ma io appartengo da sempre alla fazione canina. Per anni ho aspettato il giorno in cui un essere scodinzolante avrebbe potuto fare il suo ingresso nella mia casa. Ecco perché soprende che sia io a parlare di Gatti – Una storia d’amore di Shifra Horn. Non amo i gatti, è vero, ma l’assenza d’affetto nei loro confronti viene ampiamente compensata dalla stima che nutro per l’autrice israeliana che ha fatto breccia nel mio cuore con Quattro madri e non se n’è andata più. Ma ecco lo spoiler: non importa a quale “partito” voi apparteniate; quando si ha di fronte una narrazione così limpida, ironica, puntuale e scorrevole, quello che resta è la scrittura, il contenuto può anche essere dimenticato.
Del resto sono sicura che la maggior parte dei potenziali lettori di questo libro non ha affatto bisogno della mia recensione: gli amanti dei gatti se ne saranno già impossessati o se ne impossesseranno durante una delle loro passeggiate in libreria, attratti ovviamente dall’argomento e anche dalla tenerezza del disegno in copertina. E se anche loro, comunque, avranno acquistato un ottimo libro, a chi prova ripulsa per il testo esattamente per gli stessi motivo per cui i primi lo adorano, posso dire che Gatti non è romanzo o una raccolta di racconti: è il diario di un amore, in cui avvenimenti riportati in ordine cronologico, i piccoli fatti di vita quotidiana di una padrona e dei suoi felini, costituiscono, uniti, la cronaca tragicomica della vita di una donna e di suo figlio.
Interessante è, poi, il salto geografico a cui siamo sottoposti insieme all’autrice: Shifra Horn vive a Gerusalemme, ma ha trascorso alcuni anni in Giappone come corrispondente per il quotidiano «Maariv». La differenza di ambiente e soprattutto di atteggiamento degli estranei verso i gatti in generale e quelli di Shifra in particolare emerge via via dalla lettura e rappresenta un elemento in più rispetto a molti altri libri dello stesso genere. Si sorride nel leggere quali atteggiamenti (di grande entusiasmo o grande disgusto) abbiano i giapponesi davanti ai felini e si ride di gusto nel leggere del bagnato “incidente” capitato durante la visita del Presidente della Camera di Commercio a casa dell’autrice. Così come si seguono con simpatia i vari tentativi di fidanzamento dei gatti a Gerusalemme e ci si diverte leggendo della buffa reazione dei mici davanti ad un loro simile scolpito nel legno.
È vero, agli aspetti negativi della convivenza con un gatto è dedicato un solo capitolo, e sembra quindi di leggere l’ennesimo titolo della serie di libri scritti con un entusiasmo cieco da padroni di gatti innamorati delle loro meravigliose creature dispensatrici di fusa. Eppure, ribadisco, essendo di fronte a una grande scrittrice non mancano gli spunti di riflessioni sui concetti di convivenza sociale, rispetto, amore e, inevitabilmente morte. Non vi interessa leggere di Zelda, Neko-chan, Sheeshee, Zizi e Levana? Sbagliate di grosso!
Federica Privitera
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