Il ciarlatano
di Isaac Bashevis Singer
Adelphi, 2019
Traduzione di Elena Loewenthal
A cura di Elisabetta Zevi
pp. 269
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Da tempo non sospetti noi di CriticaLetteraria siamo dei grandi amanti di Isaac Bashevis Singer (come bene possiamo testimoniare qui). Tuttavia per il caso del libro di cui tratteremo, ovvero Il ciarlatano il rischio vero è quello di passare da amanti ad "adepti" dello scrittore pubblicato da Adelphi. Già, perché il romanzo in questione, tradotto magistralmente da Elena Loewenthal, è un vero e proprio piccolo/grande capolavoro che ci consegna non soltanto un narratore brillante e perfettamente a proprio agio con "la trama e l'ordito della grande commedia su carta", ma anche in grado di dispensare anche sublimi riflessioni su Dio, l'universo e il senso stesso della vita, magari in un passaggio rapido o in periodo che, peregrino, "precipita" tra una pagina e l'altra. Singer ne Il ciarlatano si presenta al lettore come "il gran demiurgo della storia" e noi non possiamo che rimanerne affascinati, incantati e, un poco, ossessionati.
Al centro del romanzo vi è Hertz Minsker, un polacco di famiglia ebraica che, sfuggito dagli orrori di Varsavia, della persecuzione nazista e della Seconda Guerra Mondiale, è appena sbarcato a New York dove, non senza molte difficoltà, tenta di farsi una nuova vita. Egli è un personaggio che, fin da subito, ci appare come sfuggente e "incompiuto", non tanto a livello letterario (aspetto questo dove anzi brilla per autorevolezza e rotondità), ma proprio a livello personale. Minsker infatti, nonostante sia un uomo dotato di indubbio fascino (anche se non si capisce bene il perché), sia abbastanza istruito e possieda buone conoscenze di filosofia e religione, non sa letteralmente che pesci pigliare nella sua vita.
Alle volte desidera coltivare velleità da intellettuale: sta scrivendo un libro da anni, però è sempre bloccato a poche decine di pagine del prologo. Altre volte invece, magari appoggiandosi a qualche suo amico che ha sfondato in America, tenta di fare fortuna con il commercio. Se però questa seconda strada è decisamente ardua per Hertz Minsker, visto che è totalmente sprovveduto negli affari, anche la via accademica/intellettuale è molto accidentata. Minsker, nonostante ormai stia in America da molto tempo, non ha ancora bene imparato la lingua e qualcosa in lui, un po' segretamente, un po' no, si ribella all'omologazione americana.
E intanto, sospeso in questa indeterminatezza, che fa Hertz? Beh, per tutto il libro lo vedremo fare, essenzialmente, tre cose: pensare in modo inattivo, cogitare in modo truffaldino e amare in modo insincero. Ecco che il titolo di Il ciarlatano calza davvero al pennello. Infatti il protagonista di questo romanzo sarà perennemente non tanto alla ricerca del grande amore ma si troverà sempre, anche suo malgrado, coinvolto in relazioni sentimentali ora più importanti ora molto meno. Ma ovviamente, essendo in un libro di Singer, non è che le donne di cui si invaghisce (o quelle che si incapricciano per lui) siano donne "normali", così come non lo sono né i mariti né i conoscenti. Come recita l'aletta del libro, siamo davanti a "una commedia alla Lubitsch, con mariti traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie edonistico-cabalistiche".
Chiuse gli occhi. Forse si poteva provare a morire? La vita, la morte, l'amore, non erano che congetture. Forse la creazione era solo un gioco - una grossa bolla di sapone soffiata da un gigantesco bambino, destinata a scoppiare tra qualche miliardo d'anni, un tempo che per Lui, il Giullare celeste, equivaleva a qualche istante. Il cosmo intero era fatto di bolle di sapone.
Ma ecco che, in questa perfetta costruzione da "commedia brillante" ogni tanto, in maniera improvvisa, Singer opera come degli squarci della quarta parete consegnandoci riflessioni, frasi e spunti (come quella che abbiamo riproposto) che davvero lasciano con la bocca aperta:
Si fermò vicino a una palma inclinata, sembrava incerta se cadere o meno. Dalla sua chioma pendeva un ciuffo di rami rinsecchiti che copriva la parte superiore del tronco. In alto, tra i rami ancora verdi, spuntavano delle noci di cocco. Quali forze erano in grado di organizzare innumerevoli atomi e molecole per dare forma a quel frutto? Ogni bocciolo, ogni foglia era un miracolo.
Ecco allora che la "piccola e personale" vicenda di Hertz Minsker diviene al contempo sintesi e opposizione alla biografia personale di ognuno di noi, salvo rari casi e sta proprio qui l'assoluta perizia di Singer. Infatti, lungi dall'ammorbare il lettore con inutili e arzigogolati ragionamenti filosofici, lo scrittore abbassa sempre un pochino i toni senza mai però tracimare nel troppo didascalico o, peggio, nel già sentito. Ne viene quindi fuori un piccolo/grande capolavoro, che, ancora una volta, ci fa gridare al miracolo della letteratura.
Mattia Nesto
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