Amy
illustrazioni di Liuba Gabriele
testi di Lorenza Tonani
Hop! Edizioni, 2019
pp. 88
€ 18,00 (cartaceo)
«Cristallo puro./ Lo squarcio./ Ciò che era integro si è rotto./ Spade di luce pazza, preziosissima, brillano./ Entra la notte, tra punte di lama./ Spillata una stella a ogni guglia». C’è questa piccola poesia a fare da epigrafe ad Amy, l’ultimo volume della collana Per Aspera Ad Astra appena pubblicato da Hop! Edizioni. Sua autrice è Liuba Gabriele, che la firma con il solo nome di battesimo e la accompagna con il disegno quasi in trompe l’oeil di una ragnatela di vetro in frantumi. Quanti indizi e quanti simboli già in questa prima pagina: perché non solo l’illustratrice chiamata a restituire in immagini la vita della Winehouse è anche una scrittrice indipendente (di racconti, versi e carnet di viaggio), ma quella che si andrà a leggere è proprio la storia di una perfezione miracolosa, troppo sottile e troppo fragile per non infrangersi contro gli urti di un disagio esistenziale altrettanto acuto. Assistere a questo show – un flashback lungo ventisette anni, come l’età dell’artista al momento del decesso il 23 luglio 2011 (era nata il 14 settembre 1983) – sarà come rivolgere lo sguardo attraverso una superficie trasparente epperò incrinata, a tratti deformante, non priva di lati aguzzi e taglienti; come capita quando si guarda dentro le finestre di certe case diroccate, così simili a bocche rimaste aperte dopo un ultimo grido o un’ultima preghiera.
illustrazioni di Liuba Gabriele
testi di Lorenza Tonani
Hop! Edizioni, 2019
pp. 88
€ 18,00 (cartaceo)
«Cristallo puro./ Lo squarcio./ Ciò che era integro si è rotto./ Spade di luce pazza, preziosissima, brillano./ Entra la notte, tra punte di lama./ Spillata una stella a ogni guglia». C’è questa piccola poesia a fare da epigrafe ad Amy, l’ultimo volume della collana Per Aspera Ad Astra appena pubblicato da Hop! Edizioni. Sua autrice è Liuba Gabriele, che la firma con il solo nome di battesimo e la accompagna con il disegno quasi in trompe l’oeil di una ragnatela di vetro in frantumi. Quanti indizi e quanti simboli già in questa prima pagina: perché non solo l’illustratrice chiamata a restituire in immagini la vita della Winehouse è anche una scrittrice indipendente (di racconti, versi e carnet di viaggio), ma quella che si andrà a leggere è proprio la storia di una perfezione miracolosa, troppo sottile e troppo fragile per non infrangersi contro gli urti di un disagio esistenziale altrettanto acuto. Assistere a questo show – un flashback lungo ventisette anni, come l’età dell’artista al momento del decesso il 23 luglio 2011 (era nata il 14 settembre 1983) – sarà come rivolgere lo sguardo attraverso una superficie trasparente epperò incrinata, a tratti deformante, non priva di lati aguzzi e taglienti; come capita quando si guarda dentro le finestre di certe case diroccate, così simili a bocche rimaste aperte dopo un ultimo grido o un’ultima preghiera.
Liuba Gabriele_Amy_Amy |
È una bella sfida quella di Liuba Gabriele, pittrice, illustratrice e fumettista chiamata a dare forma e colore alla biografia di una delle artiste più venerate e tormentate dei primi anni Duemila. Non certo per un difetto di maturità ed esperienza – che non le manca, dal momento che pubblica su varie riviste, collabora con i portali a fumetti di Stormi e Graphic News, col progetto editoriale This Is Not A Love Song, ed è vincitrice del Premio Manifesto Matite in Viaggio 2017 – ma per il fatto di doversi confrontare con un idolo ancora fresco di consacrazione post mortem, la cui drammatica scomparsa non è stata del tutto realizzata dal pubblico e dalla critica. Eppure è riuscita a vincerla, conciliando le peculiarità del suo stile – una tecnica mista su carta che fa uso di matite, tempere e acquerelli – con i testi di Lorenza Tonani, sempre esaustivi nel rispetto della consueta sintesi che caratterizza i volumi della collana. Tanto nero, tanto grigio e tanto bianco: chissà se è un caso che a prevalere siano proprio i colori/non colori tipici delle partiture musicali, peraltro così esatti nell’allusione ai blackout umorali e razionali della giovane donna divenuta diva e a un suo candore di fondo mai del tutto sporcato dalla tendenza agli eccessi e all’autolesionismo. Nemmeno mancano, d’altra parte, le concessioni al colore: gradazioni di rosa, rosso, azzurro e blu che sanno di infanzia e gioco, di giovinezza e femminilità, di cieli sereni e mari agitati, e di jeans del cuore su cui applicare un omaggio confidenziale e a tutti gli effetti “posteriore” a un venerato Frank Sinatra. Senza dimenticare i rari tocchi di verde, riservati ai momenti in cui gli occhi di Amy, ora spalancati sul futuro ora persi nel vuoto, riflettono in modo più vivido la luce discreta della sua Londra (ricordata nei luoghi più cari o più frequentati) o quella invadente della ribalta.
Liuba Gabriele_Amy_I love Sinatra |
Entrata nell’immaginario popolare soprattutto per la spietata cronaca mondana che ne ha invaso la vita nella sua parabola discendente, la Amy Winehouse di Liuba Gabriele ci viene presentata come un individuo a tutto tondo, e soprattutto con un passato. Dietro la star che incanta il suo uditorio in Europa e poi negli U.S.A., e che occhieggia dalla copertina patinata della rivista “Rolling Stone America”, c’è una bambina vivace che ama stare al centro dell’attenzione e ne inventa sempre una per catalizzarla; sotto l’iconica cofana cotonata a forma di alveare, sotto il trucco vistoso, sotto i molti tatuaggi e sotto gli abiti di ispirazione sixties così caratteristici da ispirare una capsule collection per il brand Fred Perry nel 2010, c’è una fanciulla da sempre a disagio con il proprio corpo e il proprio aspetto, oggetto delle critiche per lei più dolorose; dietro la stupefacente sirena capace di cantare con voce incredibilmente matura canzoni autobiografiche dai testi espliciti c’è l’antitesi della studentessa modello, un’adolescente riottosa e svogliata che solo in una scuola d’arte può finalmente dimostrare di esistere. È sempre doloroso assistere all’implosione di una stella, alla sua progressiva e irreversibile metamorfosi in buco nero, specialmente se si pensa che la tendenza all’autodistruzione e all’abuso di alcol e droghe derivasse all’interprete di album come Frank (2003), Back to Black (2006) e del postumo Lioness: Hidden Treasures (2011) da una profonda disistima nei propri confronti. Liuba Gabriele rende bene questi abissi del corpo e della mente presentandoci l’artista cinta di spine, abbandonata incosciente in un fondale brulicante di strane piante sottomarine, circondata da occhi bistrati e bocche lucide di rossetto che rimandano a uno sguardo impietoso sul proprio sé e alle voci interiori di una severa autocritica. Fino all’epilogo peggiore, in cui un albero nella piazza antistante il numero 30 di Camden Square diventa monumento funebre e meta di pellegrinaggio per tre giorni consecutivi; un albero, vale la pena notarlo, i cui rami tesi verso l’alto somigliano non poco all’inconfondibile chioma dell’artista.
Liuba Gabriele_Amy_I premi |
Sembra quasi scontato suggerire di leggere questo volume predisponendo gli album di Amy come sottofondo musicale. Eppure chi altri se non lei stessa per ripercorrere un’esistenza in cui il peso di una profonda solitudine interiore non è stato alleggerito dall’affetto dei familiari e dall’adorazione del pubblico ma ulteriormente gravato da un senso malinteso dell’amore – quello dato e tolto a se stessa e quello ottenuto e negato da partner arrivati al momento sbagliato per distruggerne l’integrità – vale a dire il marito Blake Fielder-Civil – o giunti troppo in ritardo per rimetterne insieme i pezzi? La vita di colei che è stata definita “la cantante più famosa del XXI secolo” scorre come un film, vero e proprio “treno nella notte” per usare una similitudine cara a François Truffaut: sfogliando le pagine l’impressione è proprio quella di tante accensioni luminose nell’oscurità, una pellicola che si srotola veloce, con un urgenza, verso un epilogo tragico e purtroppo assai poco catartico. Con le sue scelte e il suo stile, Liuba Gabriele ha restituito al meglio il senso di quel “noir” che ha dato la sua tinta a una voce, una chioma, una disperazione dell’anima. Così inglese e così internazionale, così ribelle e così mite, così sola e così perseguitata, Amy Winehouse rivive in tavole che non solo la ricordano ma che intimamente le somigliano. Questa ultima pubblicazione della collana Per Aspera Ad Astra merita un posto d’onore tra i cd e i vinili dei fan dell’artista, ottima alternativa a una stampa fin troppo gossippara: perché restino solo le immagini e la musica, bellezza per la vista e l’udito oltre ogni irrispettoso flash e cacofonico brusio.
Cecilia Mariani
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