di Attica Locke
Bompiani, giugno 2019
Traduzione di Alessandra Padoan
pp. 356
€ 15,30 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Bompiani, giugno 2019
Traduzione di Alessandra Padoan
pp. 356
€ 15,30 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Un romanzo che tratta vicende sullo sfondo della remota
provincia americana, quello strano mondo popolato da gente iraconda, disperata
e semianalfabeta, non è certo una novità; è logico quindi chiedersi come sia
possibile narrare storie interessanti e avvincenti pur con un’ambientazione
utilizzata così di frequente.
La risposta sta probabilmente nell’ambientazione stessa, che
– per l’appunto – è un mondo, ossia un setting complesso e multiforme, sempre
diverso a seconda della prospettiva di analisi, nonostante sia fondamentalmente
sempre uguale.
Questo per dire che, nonostante le innumerevoli pagine
dedicate all’America profonda, ci sono ancora scrittori – o scrittrici, come in
questo caso – che riescono a produrre lavori di indubbio interesse, sia grazie
alla capacità narrativa sia perché la rappresentazione di quel mondo risulta
convincente e reale.
Texas Blues, di Attica Locke, segue l’indagine condotta, in
modo non proprio ufficiale né particolarmente ortodosso, da Darren Mathews, un
Texas Ranger nero apparentemente a fine carriera non per motivi anagrafici ma
per un’inchiesta che ha gettato ombre sul suo operato.
In servizio a Houston, Mathews si inoltra nel Texas
orientale verso una minuscola cittadina chiamata Lark, per fare luce sugli
omicidi di un avvocato nero e di una ragazza bianca. Ben presto il Ranger si
troverà a dover lottare contro i suoi superiori, che non vogliono invischiarsi
in quello che in tutta evidenza è un crimine che ha origine nell’odio razziale,
e a doversi guardare le spalle da una banda di appartenenti alla Fratellanza
Ariana del Texas, che come ovvio non gradiscono la presenza di ficcanaso,
soprattutto non bianchi, nel loro territorio.
Il progredire dell’indagine porta alla luce verità nascoste
per anni, rancori mai sopiti e la certezza che il problema dell’odio razziale è,
oltre che causa di questi omicidi, un aspetto tutt’altro che secondario o
trascurabile in questa parte di America, dove la gente (bianca) può circolare
armata fino ai denti e può contare su una notevole dose di benevolenza da parte
chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole.
Quello che emerge in modo molto netto dalle pagine di questo Texas
Blues sono le sfumature che rendono il bianco e il nero due dimensioni destinate
a compenetrarsi, nonostante gli odi atavici, il razzismo, la diffidenza e la
rabbia. Proprio queste sfumature rendono estremamente difficoltosa la
quotidianità, in particolare per chi vorrebbe erigere divisori invalicabili in
nome di una presunta superiorità oppure a causa di una forzata sottomissione e
di continui soprusi.
Torti e ragioni, infatti, sono equamente distribuiti fra i "colori" in campo, e Locke non cade nel tranello della rappresentazione manichea delle dinamiche sociali, pur mettendo bene in luce quanto di imprescindibile, in senso negativo, vi è nell'analisi di una contrapposizione basata sul concetto di razza.
Oltre che un bel crime, dinamico e muscolare quanto basta, imprevedibile fino all'ultima pagina, popolato da personaggi sorprendenti, intriso di realismo e disillusione e di tanto, tanto blues, il libro della Locke offre un punto di vista su quella che continua ad essere una piaga insanabile all’interno delle classi sociali più derelitte dell’America di oggi come quella di ieri: l'abissale ignoranza dei bianchi poveri, senza cultura, istruzione e futuro, vittime di un sistema implacabile che rende quasi impossibile la mobilità sociale: è l'ignoranza, intesa proprio come mera mancanza di strumenti conoscitivi per affrontare il quotidiano, a diventare un innesco per qualsiasi sfogo violento, a sfondo razziale o meno.
Torti e ragioni, infatti, sono equamente distribuiti fra i "colori" in campo, e Locke non cade nel tranello della rappresentazione manichea delle dinamiche sociali, pur mettendo bene in luce quanto di imprescindibile, in senso negativo, vi è nell'analisi di una contrapposizione basata sul concetto di razza.
Oltre che un bel crime, dinamico e muscolare quanto basta, imprevedibile fino all'ultima pagina, popolato da personaggi sorprendenti, intriso di realismo e disillusione e di tanto, tanto blues, il libro della Locke offre un punto di vista su quella che continua ad essere una piaga insanabile all’interno delle classi sociali più derelitte dell’America di oggi come quella di ieri: l'abissale ignoranza dei bianchi poveri, senza cultura, istruzione e futuro, vittime di un sistema implacabile che rende quasi impossibile la mobilità sociale: è l'ignoranza, intesa proprio come mera mancanza di strumenti conoscitivi per affrontare il quotidiano, a diventare un innesco per qualsiasi sfogo violento, a sfondo razziale o meno.
Attica Locke ha all'attivo diversi titoli interessanti, fra cui Heaven, My Home, uscito quest'anno negli Stati Uniti e non ancora pubblicato nel nostro Paese, in cui ricompare il Ranger Mathews. Viste le premesse, l'appuntamento con Critica Letteraria è scontato.
Stefano Crivelli
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