Sesso, amore e croccantini
di Flavia Borelli
Fazi Editore, 2016
pp. 192
€ 15,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook) - gratuito su Kindle Unlimited
La giornata, dati i presupposti pornografico-gatteschi e conseguenti attività dei mici, avrebbe potuto essere all'insegna della comicità, e anche se in effetti non potrei negare inconfutabili spunti comici, ho invece dovuto fronteggiare situazioni, pur se non propriamente drammatiche, difficili, polivalenti e inedite. (p. 119)
Che il gatto abbia proprietà magiche non è mai stato messo in dubbio da nessuno. Dall'adorazione degli antichi Egizi, alla demonizzazione del Medioevo fino alle superstizioni odierne, al gatto vengono riconosciute capacità che vanno oltre la nostra sfera di comprensione. In Sesso amore e croccantini di Flavia Borelli il potere dei gatti è assoluto e tirannico. Mascherato dietro un comico, esagerato e lunghissimo amplesso tra Micioara, gattina nera dal pelo elasticizzato di città, e Giuda, gattone selvatico dalla netta somiglianza con una lince, si annida una forza e un potere in grado di spezzare la solitudine e il sotteso dolore con cui convive la protagonista: quello della perdita del grande amore.
E io non avevo potuto far altro che smettere di piangere e soffiarmi il naso: Micioara così piccola, così gatto, aveva scacciato i diavoli e domato la tempesta.
Rannicchiata sul divano accanto a me mi guardava con i suoi occhioni tondi e gialli e con aria assolutamente tranquilla: «Dolore? Quale dolore? Qui non c'è alcun dolore, tanto non ci si può fare niente... adesso da brava, fai un po' di fusa e poi mettiti a dormire. Maonanna». (p.97)
Recita un articolo della costituzione di Užupis, piccola repubblica artistica indipendente nel cuore di Vilnius, che il gatto non è tenuto ad amare i propri padroni, ma deve essere loro d'aiuto nel momento del bisogno. E Giuda e Micioara si fanno portavoce di questo loro dovere.
Il romanzo gira attorno al fatidico 30 aprile 2014: dopo mesi di tormento perché Micioara, gattina randagia trovata nel motore di una macchina ma perfettamente riconvertita alla vita d'appartamento e anche ad un certo lusso, è in calore perpetuo, la sua proprietaria (anche se è una brutta parola da usare riferito ad un gatto) decide di trovarle un compagno per fornire sollazzo e, si spera, una cospicua nidiata di gattini. Dopo vari tentativi falliti con gatti di buona famiglia, arriva Giuda, abbigliato come il marchese di Carabas, che è pronto a distruggere l'appartamento per lunghi giorni di amplessi rumorosi e furibondi.
Non si può negare che sia una storia divertente. Le descrizioni dei focosi incontri tra i due gatti e le lamentele dei vicini che, forti del regolamento condominiale del 1936, non tollerano animali domestici nel loro lussuoso condominio sfiorano la Commedia dell'Arte. La buona dose di albagìa intellettuale della protagonista fa ghignare con gusto quando i gatti scelgono di accoppiarsi per la tredicesima volta sul divano provenzale.
Ma dietro alla commedia più sfrenata e al riconoscersi in alcune situazioni per chi è proprietario (diciamo custode, via) di gatti, c'è un filo conduttore di dolore molto profondo, reso ancora più percussivo dal suo nascondersi, dal giocare dietro le mosse acrobatiche dei gatti: e, quando lo si percepisce, non si riesce più a ignorarlo.
L'exploit di vita violenta e ricerca della riproduzione che mettono in scena Micioara e Giuda si contrappone al ricordo della morte del padre della protagonista, morte avvenuta proprio il 30 aprile. Il loro gioioso rincorrersi e cercarsi è specchio della perdita del principe azzurro della protagonista, morto ormai da anni e che l'ha lasciata sola e in una vita sospesa nella quale si vagheggia, senza troppa speranza o convinzione, l'arrivo di un principe azzurro "cadetto".
I due gatti che ricordano la loro funzione di psicopompi e hanno letto, da gatti intellettualmente superiori quali sono e molto istruiti (almeno Miociara), la costituzione di Užupis si fanno carico del dolore e lo sbattono fuori dalla porta con i loro miagolii inferociti e i loro odori che a noi umani possono sembrare molesti, ma che sono il più grande rimedio contro il passato troppo doloroso. Per far entrare qualcosa di nuovo, bisogna che il vecchio se ne vada dalla finestra.
Da buona favola qual è, il finale è rassicurante: tutti i nodi vengono risolti, anche se alcuni non sufficientemente approfonditi, e il divertimento e la tenerezza per i molti gatti che popolano la storia (perché Micioara e Giuda sono in cima ad una piramide di gatti vari ed eventuali) fa fremere qualunque gattaro di qualunque livello di gravità. E se state pensando di prendere un gatto, in questo romanzo troverete molteplici ispirazioni per nomi straordinari.
Giulia Pretta
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