di Valerio Massimo Manfredi
Mondadori, 2019
pp. 218
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Quando si parla della Roma neroniana, a cosa pensate per prima cosa? Al famigerato incendio della città? Agli usi e costumi da folle di Nerone? Queste realtà più note passano in secondo piano nel nuovo romanzo di Valerio Massimo Manfredi, invece dedicato a guardare l'Impero da tutt'altra prospettiva: da fuori, ovvero dall'Africa.
Nelle prime pagine, già si respira un'aria esotica, piena di stupore e di imprevedibilità: Voreno, notissimo ex gladiatore che ha speso gli ultimi anni in guerra contro i Germani, sta ora compiendo una spedizione in Numidia, per portare in patria animali selvatici e fiere per le venationes. In una gabbia, accanto a leopardi e leoni, c'è però anche una donna: è il suo corpo flessuoso e dalle curve mozzafiato ad attirare i soldati, così come lo sguardo magnetico. Ma chi è davvero questa impavida guerriera dal fascino belluino, che è stata venduta dalla sua tribù?
Fin dal primo incontro, Voreno si sente attratto da lei, ma avverte anche il desiderio di proteggere questa donna misteriosa, di cui imparerà il nome - Varea - e che rispetterà con tutto sé stesso. Su di lei, ci sono moltissime fantasie, perché è ormai chiaro a tutti che il medaglione che porta sul petto nudo è un simbolo di potere, presso il suo popolo: e allora perché è stata venduta? Quando la donna, in nave verso Roma, non esita a tuffarsi per salvare il leopardo caduto in mare, ecco che un nuovo intreccio di ammirazione e sconvolgimento coglie impreparati i soldati Romani. La sua bellezza color dell'ebano e il suo coraggio straordinario arrivano fino a Roma e Nerone in persona decide di far portare al suo cospetto la giovane donna.
Le cose non vanno però come sperate dal capriccioso imperatore, che - rifiutato e quasi strozzato da Varea - decide di metterla a morte in un'impresa a dir poco impari, al centro dell'arena. È questo solo l'inizio di tante e imprevedibili avventure, perché Roma non è che una parentesi e presto l'Africa torna a suscitare la curiosità dell'imperatore, che vuole scoprire le sorgenti del Nilo. E non solo per curiosità scientifica - cosa, semmai, che poteva interessare a un sapiente come Seneca -, ma soprattutto perché si narra di un'immensa quantità d'oro nei pressi della sorgente (non per niente la Nubia, la regione che devono attraversare superando le cateratte del Nilo, in lingua locale significa "oro"). Voreno è dunque destinato a ripartire, e con lui i suoi fidati compagni, una spia, ma soprattutto Varea, l'etiope che è ormai diventata celeberrima.
Appare evidente come in questo nuovo romanzo Valerio Massimo Manfredi abbia spostato il focus principale, concentrandosi su un mondo all'epoca incontaminato, sulle tradizioni, sulle predizioni e sui rituali antichissimi, ma ha anche inserito un tema delicato: i Romani, visti solitamente come conquistatori in un'ottica Roma-centrica, sono diventati usurpatori, l'equilibrio delle popolazioni, della flora e della fauna africane è messo in bilico dai capricci di un imperatore assetato di fama e di denaro. E questi sono pensieri che attraversano più volte la mente di Voreno: per quanto sia sempre stato un soldato e la sua formazione culturale sia stata parziale, la sensibilità non si insegna, e più volte nel romanzo l'uomo resiste ai suoi istinti per prudenza. Accanto a questi temi nuovi, torna quello dell'amore, che sembra travolgere Voreno, mentre Varea è più combattuta, ma nel corso del romanzo si comprenderà perché.
Piacevole per il cambio di prospettiva e la narrazione, che ci porta passo a passo a esplorare terre perdute, Antica Madre è un romanzo che non punta sullo scavo interiore dei personaggi, che nelle abili mani di Mnafredi diventano strumenti per mettere in scena la storia. E laddove la storia non arriva - le fonti, Plinio e Seneca, sono purtroppo parziali e lacunose sulla spedizione avvenuta tra il 62 e il 65 d.C. -, l'autore colma i silenzi con le emozioni, gli intrighi e i desideri dei suoi personaggi.
GMGhioni
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