di Patrick McGrath
Adelphi, 2012
Traduzione di Matteo Codignola
Prima edizione: 1996, Asylum
€ 12 (cartaceo)
Avrebbe dovuto sapere che l'inganno corrode l'integrità di un matrimonio, e tenerne conto, ma non lo fece. Scelse di non farlo, e da questa scelta di comodo seguì tutto il resto. (p. 23)
Finalmente un libro che resta! L'ho pensato subito, dopo aver letto le prime cinquanta pagine di Follia, bestseller amatissimo di Patrick McGrath, da molti lettori ritenuto il suo capolavoro inimitabile, un unicum.
Parlare di malattia mentale non è mai semplice, soprattutto quando si decide di ambientare il romanzo in un manicomio inglese del 1959 e si intreccia alla narrazione un secondo filone, ovvero quello degli studi psicoanalitici in voga in quel periodo, cosa che trasuda qui e là, senza mai interrompere il vero fulcro dell'azione. La narrazione è infatti gestita da Peter Cleave, uno psichiatra della struttura, che ricostruire a posteriori il dramma che si è consumato tra quelle pareti: il suo collega e amico Max si trasferisce a lavorare lì, e al suo seguito ci sono la moglie, l'avvenente Stella, e il figlioletto di dieci anni, Charlie.
Vivere a due passi dall'istituto manicomiale per una giovane donna è tutt'altro che piacevole, e così, quasi per un gioco perverso, Stella inizia a parlare con uno dei manovali che stanno risistemando la serra nel suo giardino: lui è Edgar, uno dei pazienti di Peter, a cui è stata concessa la semilibertà, nonostante l'omicidio efferato che ha perpetrato nei confronti della moglie. Stella non sembra spaventata dal suo passato e dalla malattia; anzi, al ballo annuale organizzato al manicomio, si trova a ballare con l'uomo e a provare una strana sensazione alla scoperta del suo desiderio. Ha così inizio una relazione passionale, furiosa e furente, forse perché alimentata dalla segretezza, dal gusto del proibito e dall'affronto che Stella sta facendo al marito, poco passionale e sempre razionale.
D'altro canto, le voci si diffondono, però Max decide di convincersi, decide di credere alle parole di Stella, per quieto vivere, per decenza, per il bene della famiglia e di Charlie o, chissà, per non smuovere gli equilibri?! Quel che è certo è che la situazione per Stella si fa via via insostenibile: la passione bruciante per Edgar devasta le sue ore, riempie qualsiasi spazio di tempo, spazza via tutto, persino l'affetto per Charlie. Ma cosa fare quando Edgar, con un escamotage, fugge dal manicomio? E perché non ha pensato di portare con sé anche Stella?
Peter, da narratore, non lascia dubbi: la storia ha ancora una evoluzione, e in effetti i colpi di scena, mentre gli eventi tragici costellano la caduta di Stella in una depressione che si fa sempre più grave. E non ci vuole molto perché dietro allo sguardo di Peter si scorga anche qualcosa di diverso dall'occhio del terapeuta:
Adesso che l'avevo qui, nel braccio femminile, non vedevo l'ora di far saltare le sue difese, di aprire Stella con le mie mani per vedere com'era fatta la sua psiche. Naturalmente sapevo che mi avrebbe resistito, ma non era certo il tempo a mancarci. (p. 248)
Cosa pensereste davanti a una frase del genere? Sì, il romanzo è molto più torbido e meno prevedibile di quanto potreste pensare: il sobrio titolo di Follia riecheggia l'originale Asylum, in cui si pone però più l'attenzione sul luogo. Ma, in ogni caso, ogni personaggio del libro ha il proprio manicomio, in cui provare a tenere a bada la propria follia. Ci si chiede fin dalle prime pagine se sarà un'implosione o un'esplosione a distruggere il gioco delle parti. E non si resta affatto delusi, anzi, al punto da andare a consultare la bibliografia delle opere di McGrath e volersi tenere in casa un altro suo romanzo inquietante e perturbante.
GMGhioni
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