Sognante come non mai, Giopota è tornato con "Inni alle stelle", un'avventura magica e piena di colpi di scena edita da Bao. Noi l'abbiamo raggiunto a Lucca Comics and Games e ci siamo fatti dire "com'è nato questo viaggio in mezzo alle stelle".
Partiamo subito con
una domanda da “far tremare le vene ai polsi”: come ti sei sentito quando hai
deciso di iniziare a lavorare, per la prima volta, su un romanzo grafico da
autore “completo”?
In realtà mi sono
sempre sentito pronto a realizzare un fumetto solo mio. Avrei voluto farlo già
un paio di anni fa, anche se a posteriori posso dire di aver fatto bene ad
aspettare. Nel frattempo, ho accumulato la giusta esperienza per poter
affrontare questo viaggio da solo. Ho provato a non pensare troppo a come mi
sentissi. Sono partito focalizzandomi sul presente e su ogni mio passo, senza
fretta e senza idealizzare la meta (che è esattamente quello che all'inizio del
libro fa Inni, il protagonista). Certo, è stato più faticoso, ma anche
doppiamente gratificante.
Qual è stato lo spunto per la tua storia? Avevi qualche esempio, magari
letterario o filmico, oppure è stata una tua idea balenata all’improvviso?
In principio sapevo
solo che nel mio primo libro da autore completo avrei raccontato di un viaggio.
Ne ho scritte tante versioni ma nessuna di quelle funzionava perché parlava
poco di me. Ho capito che questa storia avrebbe avuto sostanza solo se ci
avessi messo del mio vissuto.
Ho comunque avuto
dei riferimenti, ma più che definirli tali direi che sono stati dei punti
attorno cui orbitare senza emularli, pur traendone ispirazione. Degli esempi:
Il cammino di Santiago di Paulo Coelho e Lo Hobbit di Tolkien.
Inni alle stelle di Giopota Bao Publishing, 2019 pp. 233 € 17 (cartaceo) € 8,99 (ebook) Clicca qui per acquistare il libro |
Credo che lo faccia
nel momento stesso in cui parte. Non penso di raccontare un viaggio dove il
protagonista ritrova sé stesso, piuttosto un percorso atto a tirare fuori
quello che lui è già consapevole di essere al di fuori del quotidiano. Infatti
secondo me, la tematica principale è la necessità di contrapporsi alle
aspettative altrui, che troppo spesso si basano su una conoscenza superficiale,
mettendoci in soggezione e suggerendoci di essere come non vogliamo solo per
compiacere gli altri.
Inni, il personaggio
principale, viaggia con l’idea di non essere l’eroe e in un certo senso è così.
Lui non è l’eroe della guerra che tormenta il viaggio dei protagonisti, ma è
l’eroe di sé stesso e del suo viaggio personale, e penso tanto basti affinché
possa sentirsi un prode avventuriero al pari dei suoi compagni.
Quanto di biografico di te c’è in Inni, il tuo protagonista?
Più di quanto
preventivato. Come dicevo, ho capito che questa storia cominciava a funzionare
nel momento in cui ho deciso di metterci una parte di me. Non posso dire che mi
sia scappata la mano, perché ho avuto pieno controllo su quello che stavo
facendo, ma è la storia stessa che alla fine ha richiesto una maggiore
attinenza con dei fatti vissuti realmente. E penso che sia stata la mossa
vincente perché ho riversato sui personaggi tutta una sfilza di emozioni e
paure che permettono al lettore di empatizzare e immedesimarsi.
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In realtà no. Ma ho
percorso nella sua interezza il cammino francese, che porta a Santiago (motivo
per cui la storia è ambientata in “Iberia”), e che in un certo senso è
l’estensione della Francigena. Superfluo dire che è proprio lì che ho vissuto
l’esperienza su cui si basa questa storia.
Dal punto di vista dello stile, ci è parso abbastanza netto l’influenza, ancora
più che dei manga, proprio degli Anime (e anche di videogiochi come Dragon Quest
o Nino Kuni): ci abbiamo azzeccato o abbiamo completamente errato la nostra
valutazione?
È vero, il mio stile
è influenzato dagli anime, e mi piace che leggendo una mia storia si pensi ai
cartoni animati che guardavamo da piccoli dopo aver fatto i compiti. Non è
qualcosa che ho costruito o desiderato, anzi, è proprio demolendo le
sovrastrutture che è venuto fuori e, per quanto appartenente a un immaginario
forte e preciso, lo sento molto mio.
Poi, certo, sono un
appassionato videogiocatore di JRPG (videogiochi di ruolo giapponesi) ed è
innegabile che abbiano alimentato la mia visione.
Dopo che hai scritto “Inni alle stelle” guardi la volta del cielo con
animo/spirito diverso?
La sensazione è sempre la stessa, mi sento piccolo e
insignificante, ma sono fortunato a poter fare ciò che amo.
Intervista a cura di Mattia Nesto
Intervista a cura di Mattia Nesto
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