Kafka. Tra tutti gli scrittori della letteratura mondiale lui è uno dei più letti e studiati. Quando si pensa a quell’omino magro e dai capelli scuri vengono in mente Il processo o La metamorfosi, opere così iconiche da aver inciso nel dizionario il termine “kafkiano”. Un’influenza che si riverbera in altri generi artistici come musica, fumetto e cinema. Ma cosa c’è dietro? Da cosa nascono queste opere? Qual è il terreno di coltura di questi incubi letterari?
Chi si è posto queste domande non può fare a meno di cercare molte risposte nel Meridiano Confessioni e diari. Nelle sue pagine troveremo una gran messe di appunti e riflessioni, insomma uno zibaldone di pensieri, come suggerisce Ervinio Pocar nella sua introduzione. Idee che si raggrumano in diverse forme: nelle cronache di viaggio, in quattro recensioni, nei diari oppure negli Otto quaderni in ottavo, un mix di ricordi e sogni. Tutto è utile per entrare nelle sfumature del labirintico modo di vedere di Franz Kafka. L’opera chiude la trilogia dei Meridiani sull’autore – le altre due sono dedicate alla narrativa lunga e breve – e si distingue per la copertina: un ritratto dallo sguardo intenso, firmato da Pericoli.
Quando me lo regalarono ero immerso nella gioventù più pretenziosa, quella che ti fa approcciare letture dense come se stessi affrontando gli incontri che il destino aveva da sempre stabilito per te. Età piena di scoperte ed entusiasmi. Leggere Kafka era stato un passaggio obbligato, leggere i suoi appunti un vezzo. Quello che mi stupì era la sua totale assenza di linearità. I diari erano magmatici e gli appunti pieni di un nero senso di colpa contro cui anche io stavo combattendo. I suoi ricordi si mescolavano ai sogni, l’entusiasmo alle sofferenze. Rivedere gli appunti di quell’epoca fa tenerezza e desta incomprensione: tutto è lontano, ma allo stesso tempo intimo. Visto da quest’altra gioventù, più retorica che reale, quel volersi mettere a parlare con gli Scrittori fa sorridere di sana invidia. Quello che riporto sono alcune sottolineature – sì, mi piace torturare i Meridiani! – da Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza e la vera via, un piccolo regesto di aforismi che racchiudono lo spirito dell’intera raccolta.
7. Uno dei più efficaci mezzi di seduzione del male è l’invito alla lotta.
16. Una gabbia andò in cerca di un uccello.
22. Il compito sei tu. Da nessuna parte si vede un alunno.
29. I secondi fini coi quali accogli in te il male non sono tuoi, ma del male.* L’animale strappa la frusta di mano al padrone e si frusta da sé, per diventare padrone lui, e non sa che questa è solo una fantasia, nata da un nuovo nodo nella correggia della frusta padronale.
41. L’incongruenza del mondo sembra, per fortuna, solo di natura quantitativa.
47. Furono invitati a scegliere tra l’essere re o corrieri dei re. Da veri bambini, tutti vollero essere corrieri. Perciò esistono soltanto corrieri, i quali galoppano attraverso il mondo e, non essendoci re di sorta, si gridano l’un l’altro i loro messaggi divenuti privi di senso. Ben volentieri la farebbero finita con la loro misera esistenza, ma non osano farlo per via del giuramento da loro prestato.
59. Un gradino che non sia profondamente incavato dai passi non è altro, dal suo stesso punto di vista, che una cosa di legno piuttosto squallida.
95. Il male, a volte, ti sta in mano come uno strumento; che tu l’abbia riconosciuto o no, se vuoi puoi metterlo da parte senza che esso si opponga.
Introduzione e selezione a cura di Gabriele Tanda
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