di Patrick McGrath
La Nave di Teseo, 2019
Traduzione di Alberto Cristofori
1^ edizione in lingua originale: 2007, Trauma
pp. 238
€ 13 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Dopo essere rimasta stupita da Follia (qui la recensione), mi sono voluta immergere subito in un altro romanzo di Patrick McGrath, e il caso (o meglio la disponibilità in libreria) ha scelto per me Trauma. Un po' sconcertata dallo strillo in copertina del «Washington Post» in cui si allude a un "thriller psicologico perfetto", mi sono lasciata incantare ancora una volta dalla maestria della scrittura di McGrath (pur non avendo affatto compreso la scelta di questa "etichetta" di genere in bella vista).
Il romanzo in questione è, infatti, un incredibile scavo nei meandri del protagonista e io-narrante, Charlie, attraverso i meccanismi di analisi di uno psichiatra che guarda sé stesso, ma soprattutto di un professionista che sa bene come evitare, rimandare, coprire i segni di un malessere che rischia di farsi patologia. Ma andiamo con ordine. Charlie, fin da piccolo, ha ricevuto numerose richieste di aiuto: dalla madre, caduta in una brutta depressione dopo l'abbandono del padre e dalla sua compagna, Agnes, che chiede aiuto per il fratello Danny, affetto da stress post-traumatico. E quando Danny sceglie il suicidio, ecco che la relazione tra Agnes e Charlie naufraga e i sensi di colpa si incistano nella parte meno protetta: nell'inconscio.
A poco serve questo precedente traumatico, che corrode giorno per giorno il protagonista: dopo anni di solitudine e di rapporti occasionali e a pagamento, si avvicina a una donna, Nora Chiara, che presto rivelerà tutta la sua problematicità.
Pare che Charlie non riesca a uscire da uno schema che il lettore ravvisa prima ancora di lui, o perlomeno intravvede nel tessuto intricato della narrazione e nel movimento tra presente e flashback. A complicare ulteriormente la serenità del protagonista c'è il fratello Walt, da sempre il preferito della madre, perché, parafrasando una sua frase ricorrente, se tutti possono diventare psichiatri, in pochi possono diventare artisti. Nonostante alle diverse richieste d'aiuto della madre fosse sempre Charlie a correre, è Walt a ereditare l'appartamento di famiglia, ma lui non mostra rispetto per quel che è stato (almeno nell'ottica di Charlie), e rinchiude i vecchi mobili in cantina. Per ricominciare.
Ecco, se c'è una cosa che il protagonista non sa fare, è proprio ricominciare, e anche per questo in parte invidia, in parte detesta il fratello: Charlie è "imbozzolato" nel passato e nei retroscena della sua vita, per cui non sorprende che una possibile riapertura dei rapporti con Agnes suoni in lui rassicurante, così come l'idea di ricongiungersi a lei e alla figlia Cassie, che vede solo nei weekend. C'è qualcosa di patologico in lui? Ce lo chiediamo a mano a mano che procediamo nella lettura, e che vediamo come alcune circostanze che sembravano semplici coincidenze, col passare delle pagine, si fanno pattern da cui è difficile uscire.
Ed è proprio in questo che Trauma vince su Follia: se nel capolavoro di McGrath la vicenda era vista per lungo tempo a distanza, dallo psichiatra-narratore, che tuttavia è marginalmente coinvolto nella vicenda in tutta la prima parte del testo, in questo romanzo l'autore coinvolge fin dalla prima riga, perché la personalità, i dubbi, le paure, le ansie, i desideri di Charlie sono i nostri. Per quanto il narratore provi a tenere saldamente le briglie della vicenda (gli stessi flashback ne sono la prova, così come i tentativi di razionalizzare in chiave psicoanalitica gli eventi appena accaduti), presto la realtà sfugge alla sua decrittazione immediata. E in questa perdita di freni c'è tutta la potenza narrativa di McGrath, che è cerebrale, se vogliamo, ma anche estremamente capace: l'architettura perfetta del suo congegno è nascosta sotto a una narrazione avvincente e mai esausta.
GMGhioni
Social Network