Dell'amore e di altri demoni
di Gabriel Garcίа Márquez
Oscar Mondadori, 2009
Traduzione di Angelo Morino
Prima edizione: 1994
pp. 147
€ 12 (cartaceo)
€ 7,99 (e-book)
«Non c'è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità» (p. 31).
Prima di iniziare a parlare di Dell'amore e di altri demoni (Mondadori, 2009), del quale Critica Letteraria si era già occupata qui, devo colpevolmente confessare di aver scoperto Gabriel Garcίа Márquez solo di recente e "solo" per mezzo di questa piccola grande opera. Eppure già dopo averne letto qualche pagina ho sentito fortissima l'esigenza di continuare a leggere al più presto tutta la sua bibliografia.
Uscito nel 1994, la storia prende avvio in Colombia durante l'epoca dell'Inquisizione spagnola e ha per protagonista la dodicenne Sierva Marίa de Todos los Ángeles, figlia indesiderata di un indolente marchese e di sua moglie, donna avvezza a dar sfogo a tutti i suoi impulsi più primordiali.
Cresciuta tra la servitù della sua famiglia, la bellissima giovane dai lunghi capelli rossi viene morsa da un cane malato di rabbia: il padre, su consiglio del vescovo della città, la affida alle cure di un convento di suore e confida che il sacerdote Cayetano Delaura possa salvarla da una presunta possessione demoniaca. Ben presto, però, i due giovani scopriranno come siano altri i demoni contro i quali dovranno combattere.
Prima di analizzare i vari risvolti di quest'opera, appare doveroso fornire alcune informazioni circa la vita dell'autore e la corrente del "Realismo magico" della quale Garcίа Márquez viene considerato il fondatore: con tale movimento, nato in pittura attorno al 1920 e caratterizzato dalla fusione tra elementi reali e fantastici, spesso si identifica (non sempre correttamente) gran parte della narrativa latino-americana del secondo Novecento.
Forse, però, la miglior definizione di "Realismo Magico" ce l'ha fornita proprio Garcίа Márquez (per amici e ammiratori semplicemente "Gabo") in un'intervista:
Uscito nel 1994, la storia prende avvio in Colombia durante l'epoca dell'Inquisizione spagnola e ha per protagonista la dodicenne Sierva Marίa de Todos los Ángeles, figlia indesiderata di un indolente marchese e di sua moglie, donna avvezza a dar sfogo a tutti i suoi impulsi più primordiali.
Cresciuta tra la servitù della sua famiglia, la bellissima giovane dai lunghi capelli rossi viene morsa da un cane malato di rabbia: il padre, su consiglio del vescovo della città, la affida alle cure di un convento di suore e confida che il sacerdote Cayetano Delaura possa salvarla da una presunta possessione demoniaca. Ben presto, però, i due giovani scopriranno come siano altri i demoni contro i quali dovranno combattere.
Prima di analizzare i vari risvolti di quest'opera, appare doveroso fornire alcune informazioni circa la vita dell'autore e la corrente del "Realismo magico" della quale Garcίа Márquez viene considerato il fondatore: con tale movimento, nato in pittura attorno al 1920 e caratterizzato dalla fusione tra elementi reali e fantastici, spesso si identifica (non sempre correttamente) gran parte della narrativa latino-americana del secondo Novecento.
Forse, però, la miglior definizione di "Realismo Magico" ce l'ha fornita proprio Garcίа Márquez (per amici e ammiratori semplicemente "Gabo") in un'intervista:
L'infanzia in America Latina è un andare e venire dalla realtà alla fantasia; in primo luogo perché la vita stessa è così in quei paesi, e poi perché i più grandi ingannano i più piccoli, allontanandoli dalla realtà.Le radici di questa meravigliosa forma d'arte che lo scrittore colombiano infonderà più o meno in tutte le sue opere, possono rinvenirsi già nell'infanzia dell'autore nato nel 1927 in Colombia, primo di 11 o addirittura 16 figli, che crebbe con i vivaci nonni materni: il colonnello Nicolás Ricardo Márquez Mejía (dalla cui vita Gabo attingerà per scrivere Nessuno scrive al colonnello) e la chiaroveggente Tranquilina Iguarán Cotes, grande conoscritrice di fiabe e leggende locali.
Divenuto adulto si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l'università di Bogotà, ma ben presto il richiamo della scrittura si fece pressante, tanto da spingerlo a lavorare per il quotidiano colombiano El Espectador come reporter e critico cinematografico.
Solo nel 1967, quando Gabo darà alle stampe la sua opera più nota, Cent'anni di solitudine, il mondo riconoscerà il genio dell'artista, tanto da tributargli il Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Per tornare a parlare di Dell'amore e di altri demoni (del quale nel 2009 venne realizzato anche un film della regista Hilda Hidalgo), questo fu uno degli ultimi romanzi scritti da Garcίа Márquez, e in poche pagine riuscì a condensare molti dei temi che più avevano colpito la fantasia dello scrittore e che lo stesso era riuscito a trasportare nelle sue opere: l'amore sopra tutti, ma anche la magia, la commistione tra diverse religioni e la passione come metafora della letteratura e della vita.
Lei gli domandò in quei gironi se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. «È vero» le rispose lui, «ma farai bene a non crederci» (p. 46).
Abile esempio di intreccio tra ricordi autobiografici e invenzioni, Dell'amore e di altri demoni è un romanzo che, a dispetto della fortissima poesia dalla quale è pervaso (a cominciare dal titolo così struggente), prese forma in seguito all'evento della dissoluzione dell'URSS e al timore di Gabo che il mondo potesse regredire verso un'epoca buia di follia e perdizione, simile a quella che l'Europa visse durante il periodo della "Santa" Inquisizione.
Il tema al quale ruota l'intera vicenda, il fulcro delle azioni dei personaggi è sempre costituito dall'amore: se fin da piccola Sierva Marίa non ha conosciuto il vero affetto di una famiglia, dall'altra parte anche Cayetano sente l'esigenza di doversene privare. Insieme, però, scopriranno come l'amore costituisca la forma più potente di salvezza dal male e dall'ignoranza della gente, il "demone" più pericoloso per i benpensanti, per una società cieca e mossa solo dai falsi miti di una fede distorta.
Le atmosfere di Dell'amore e di altri demoni mi hanno letteralmente stregata, tanto da trovare il connubio tra storia, amore e realismo magico perfettamente riuscito e da spingermi a scoprire tutte le altre opere dell'autore Premio Nobel colombiano.
Gabriel Garcίа Márquez, con il suo stile solo apparentemente lieve, con le sue descrizioni così accurate ma mai prolisse, mi ha ricordato una volta di più quanta necessità ci sia di scoprire e riscoprire i classici, nutrimento potentissimo per la sete dei lettori di tutti i tempi, e quanto i messaggi che questi ci trasmettono continuano a resistere nel tempo conservando tutta la loro magnifica modernità:
«Non teme di dannarsi?» «Credo di esserlo già, ma non per lo Spirito Santo» disse Delaura senza allarme. «Ho sempre creduto che tiene più da conto l'amore che la fede» (pp. 129-130)Ilaria Pocaforza
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