Il balordo
di Piero Chiara
Mondadori, 2015
1^ edizione: Mondadori, 1967
pp. 225
€ 7,99 (ebook)
vari prezzi del cartaceo sul mercato dell'usato
Uno, nessuno e centomila... Chi siamo davvero, agli occhi della gente? Anselmo Bordigoni sperimenta sulla sua pelle quanto possa mutare l'immagine che gli altri hanno di lui e quanto questo condizioni tutto il suo futuro. All'inizio della vicenda, il "Bordìga", come lo chiamano, è un maestro elementare in un paesino sul lago, considerato da tutti una pasta d'uomo, con la sua mole imponente e la sua lentezza oziosa, il suo hobby per la pesca in riva al lago e la passione per la musica e la buona cucina.
Poi, l'incontro con tal Persichetti, da tutti chiamato "Il Ginetta" per il suo orientamento sessuale, cambia le cose: non contano la totale indifferenza e l'ingenuità di Bordigoni a tutto ciò che è vagamente erotico, né la sua dedizione assoluta alla musica e il suo talento per comporre motivetti e canzoni. La gente - comprese le tre figlie - mal tollerano la sua pratica di dormire fuori dopo i concerti, nel weekend, perché si sa che, per dividere le spese, i musicisti dormono tutti e quattro in una stanza, e Bordigoni divide il letto con il Ginetta. Così, in men che non si dica, le voci fanno sì che Bordigoni venga prima tacciato di comportamenti non idonei, e poi cacciato da scuola, da casa e quindi mandato al confino ad Altavilla.
E lui? Non un lamento, neanche quando alla stazione scopre che gli hanno rubato le valigie. Il suo buon cuore colmo di ingenuità rasenta in effetti la balordaggine, ma è incredibile la sua capacità di restare in piedi - fermo con i suoi centoquaranta chili per un metro e novantotto di altezza - e di affrontare volta per volta le privazioni, le difficoltà che la vita gli presenta.
Ad Altavilla ci vuole poco perché si faccia benvolere: tutti si aspettano di vederlo nella piazza, intento a trascorrere ore sotto all'enorme albero che è lì da sempre e che è soprannominato "il Gran Cazzone", appellativo che poi verrà trasferito al Bordigoni stesso. L'uomo riprenderà l'attività di musicista, benché gli giunga la notizia che le sue composizioni precedenti sono state vendute dal Persichetti, a suo nome. Nulla scalfisce la tranquillità di Bordigoni, specialmente ora che la nuova comunità apprezza la sua compagnia e la sua musica. Fin troppo, in realtà! Perché lo sbarco degli Alleati porta l'uomo a essere "arruolato", sebbene contro la sua volontà, come direttore della banda militare. E i successi non tardano ad arrivare, inaspettati.
Il Bordigoni, che nella prima parte del libro viene bollato da ogni lettore come una mera vittima della situazione (riceverà anche una singolare "ferita di guerra"), nella seconda parte entra a far parte di un ribaltamento paradossale, che lo porterà a rientrare al paese d'origine e... a diventarne il sindaco! Stimatissimo, con metodi del tutto nuovi e chiacchierati, ma in ogni caso estremamente efficaci nel risolvere problemi, controversie del comune, al punto da renderlo acclamato da tutti, a gran voce, fino a una sorta di "santificazione" dell'opinione pubblica.
Il Bordigoni, che nella prima parte del libro viene bollato da ogni lettore come una mera vittima della situazione (riceverà anche una singolare "ferita di guerra"), nella seconda parte entra a far parte di un ribaltamento paradossale, che lo porterà a rientrare al paese d'origine e... a diventarne il sindaco! Stimatissimo, con metodi del tutto nuovi e chiacchierati, ma in ogni caso estremamente efficaci nel risolvere problemi, controversie del comune, al punto da renderlo acclamato da tutti, a gran voce, fino a una sorta di "santificazione" dell'opinione pubblica.
Tino Buazzelli nello sceneggiato televisivo tratto da Il balordo, regia di Pino Passalacqua, nel 1978 |
Nel romanzo risuonano i grandi temi dei romanzi che echeggiano tra le letture di quegli anni: come non ricordare la drammaticissima esclusione sociale per l'orientamento sessuale del protagonista negli Occhiali d'oro di Bassani, usciti nel 1958? Bordigoni è la nemesi del protagonista bassaniano: non si rassegna, non sembra quasi essere toccato dalle voci altrui, né dai provvedimenti, che lo colgono sì inaspettatamente, ma senza provocare disperazione o atti estremi. Lui, che non ha colpe, è preda di un pirandelliano gioco delle parti, che non ha mai deciso di interpretare, pur non piegandosi mai a essere il come tu mi vuoi della situazione. La sua volontà è monolitica così come il suo fisico, e il suo silenzio sempre più enigmatico lascia ampio spazio alle interpretazioni altrui - spesso fallaci perché frutto di pettegolezzo -. Ecco perché il Bordigoni, che a prima vista potrebbe sembrare un fallito, in realtà è tutt'altro che inetto: con la sua forza adattarsi e di accontentarsi, si presenta come un nuovo modello di uomo che non si piega al fascismo, semplicemente perché se ne disinteressa, e si riserva la facoltà di essere diverso dalla massa, con noncuranza.
Si esce divertiti e al tempo stesso pieni di riflessioni, alla fine di questo quarto romanzo di Piero Chiara: le sue descrizioni brillanti, i dialoghi tanto credibili quanto paradossali portano a un compiacimento del lettore, che è certo di scorgere molto altro, dietro alla superficiale affabilità dello scritto.
GMGhioni