di Friedrich Dürrenmatt
Adelphi, 2019
1^ edizione: 1958
Traduzione di D. Berra
pp. 162
€ 15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Quando le indagini possono travalicare e diventare ossessione, fino a portare quasi alla pazzia? La domanda, sottesa alla Promessa, ci porta in Svizzera, dove il narratore è andato per tenere una conferenza sul romanzo poliziesco. Lì riceva un racconto decisamente inquietante da parte di un ex comandante di polizia, il dottor H., venuto a prendere il narratore. Fermatisi a una pompa di benzina, i due vedono un vecchio, che mormora qualcosa circa l'aspettare qualcuno. E da lì parte la storia: il vecchio Matthäi era stato un poliziotto, dall'enorme intelligenza, ma purtroppo si era lasciato prendere la mano da un caso di omicidio efferato. Ed è così che parte la vera storia, il cuore della narrazione, affidata al narratore di secondo grado, il dottor H., che ripercorre le tappe di quel caso terribile.
In un paesino vicino a Zurigo, Mägendorf, un giorno era stato ritrovato il cadavere seviziato di una bambina dai capelli biondi e dal mantello rosso: Matthäi si recò a dare la terribile notizia ai signori Moser, genitori della bambina e, lasciatosi prendere dalle emozioni, cadde in quel che non avrebbe mai dovuto fare: promise sulla sua vita di risolvere il caso e trovare l'omicida. L'indiziato principale era, infatti, già stato portato in prigione: si trattava del barbone che aveva trovato il corpo, che aveva la fedina penale sporca. Tutti lo avevano incolpato immediatamente, tranne Matthäi, a cui parve troppo semplice aver già risolto il caso. E infatti proseguì con le indagini anche dopo che il barbone si era suicidato, dopo una confessione estortagli con un lunghissimo e sfiancante interrogatorio.
Poco contava che Matthäi dovesse partire per un nuovo compito, lontano da lì: l'uomo iniziò a investigare ben oltre quanto gli competesse, rinunciando al sonno pur di trovare altri indizi. Ci sono dei limiti che ci si deve porre mentre si compiono indagini? Perché in un climax di violenza repressa e di ossessione, Matthäi si ritrova a sfruttare addirittura una bambina simile alla vittima per tendere un agguato all'assassino.
Eppure... Eppure, le aspettative della polizia vengono tradite e molti perdono la stima in Matthäi, il quale, pur di restare in attesa dell'omicida, si riduce a lavorare in una pompa di benzina lungo la strada che, a suo parere, il colpevole avrebbe sicuramente percorso. Prima o poi... E prima o poi avrebbe certamente visto quella bambina tanto uguale alla vittima... Pure immaginazioni di un uomo provato ormai dalle sue elucubrazioni, o verità?
Friedrich Dürrenmatt, in questo romanzo breve del 1958, nato dalla manipolazione della sceneggiatura scritta per il film di Lazar Wechsler uscito nel 1957, mette in scena un giallo in cui la giustizia è imperfetta, a tratti esausta, a tratti smentita beffardamente dal fato. Sì, perché secondo lo scrittore il caso, o Zukunft, come lo chiama lui, è una forza che sconvolge la vita dell'uomo ed elimina tutte le certezze. È dunque chiaro che il giallo tradizionale, in cui la genialità dell'investigatore risolve il caso, mettendo il colpevole dietro le sbarre e riportando l'ordine, non è più possibile. Matthäi ha effettivamente scovato il movente e molto probabilmente avrebbe arrestato l'omicida, se solo... Se solo il fato non fosse intervenuto, a sconvolgere la prevedibilità del romanzo. Ecco che allora l'istinto dell'investigatore non è un talento, ma è una maledizione, in grado di annientare tutta la sua vita.
E solo nelle ultime pagine, di nuovo per pura fatalità, si giunge alla risoluzione del caso, a distanza di anni; e il lettore, manco a dirlo, non avrebbe mai potuto immaginare chi fosse l'omicida, semplicemente perché non figura nella rosa dei sospettati, né dei personaggi già incontrati.
Ecco dunque che questo romanzo breve ha ancora la forza, oggigiorno, di lasciare sconvolti i lettori e di annichilire ogni speranza di una chiusa rassicurante. E così la scrittura di Dürrenmatt non perdona: essenziale, cruda, misuratissima nel non aggiungere niente di non fondamentale, è prova di grande sapienza narrativa.
GMGhioni
Eppure... Eppure, le aspettative della polizia vengono tradite e molti perdono la stima in Matthäi, il quale, pur di restare in attesa dell'omicida, si riduce a lavorare in una pompa di benzina lungo la strada che, a suo parere, il colpevole avrebbe sicuramente percorso. Prima o poi... E prima o poi avrebbe certamente visto quella bambina tanto uguale alla vittima... Pure immaginazioni di un uomo provato ormai dalle sue elucubrazioni, o verità?
Friedrich Dürrenmatt, in questo romanzo breve del 1958, nato dalla manipolazione della sceneggiatura scritta per il film di Lazar Wechsler uscito nel 1957, mette in scena un giallo in cui la giustizia è imperfetta, a tratti esausta, a tratti smentita beffardamente dal fato. Sì, perché secondo lo scrittore il caso, o Zukunft, come lo chiama lui, è una forza che sconvolge la vita dell'uomo ed elimina tutte le certezze. È dunque chiaro che il giallo tradizionale, in cui la genialità dell'investigatore risolve il caso, mettendo il colpevole dietro le sbarre e riportando l'ordine, non è più possibile. Matthäi ha effettivamente scovato il movente e molto probabilmente avrebbe arrestato l'omicida, se solo... Se solo il fato non fosse intervenuto, a sconvolgere la prevedibilità del romanzo. Ecco che allora l'istinto dell'investigatore non è un talento, ma è una maledizione, in grado di annientare tutta la sua vita.
E solo nelle ultime pagine, di nuovo per pura fatalità, si giunge alla risoluzione del caso, a distanza di anni; e il lettore, manco a dirlo, non avrebbe mai potuto immaginare chi fosse l'omicida, semplicemente perché non figura nella rosa dei sospettati, né dei personaggi già incontrati.
Ecco dunque che questo romanzo breve ha ancora la forza, oggigiorno, di lasciare sconvolti i lettori e di annichilire ogni speranza di una chiusa rassicurante. E così la scrittura di Dürrenmatt non perdona: essenziale, cruda, misuratissima nel non aggiungere niente di non fondamentale, è prova di grande sapienza narrativa.
GMGhioni