Piccole donne
regia di Greta Gerwig
soggetto di Louisa May Alcott
sceneggiatura Greta Gerwig
interpreti: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen (e altri)
Stati Uniti (2019)
Lo confesso: venuta a conoscenza del fatto che una nuova versione cinematografica del libro più celebre della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, Piccole donne (pubblicato nel 1868, di cui Federica Privitera ha scritto l'invito alla lettura) sarebbe presto uscita nelle sale, il primo sentimento che ho provato è stato un fortissimo scetticismo.
Il motivo di questa mia diffidenza è presto detto: non solo le opere della Alcott hanno accompagnato tutta la mia infanzia, ma sono particolarmente legata a esse perché la prima a mettermi tra le mani Piccole donne fu mia madre, che mi regalò la sua versione, a sua volta donatale per la Prima Comunione.
Io, che fino ad allora ero stata avvezza a leggere perlopiù Il libro della giungla, Zanna Bianca e Il richiamo della foresta, ritenevo che l'idea di rendere protagonista di una storia ambientata nell'Ottocento una famiglia di sole donne, e di far solo gravitare attorno a esse la componente maschile della vicenda, apparisse poco credibile. Ma mi ricredetti praticamente non appena lessi l'incipit del libro:
"Natale non è Natale senza regali", si lamentò Jo, sdraiata sulla coperta.
"È così spiacevole essere poveri!" sospirò Meg, abbassando lo sguardo sul suo vecchio vestito.
"Non è giusto che alcune bambine possano avere tutto ciò che desiderano e altre non abbiano niente", aggiunse la piccola Amy, tirando su con il naso con aria offesa.
"Ma abbiamo il papà e la mamma, e la compagnia una dell'altra", disse Beth compiaciuta dal suo angolo.
A queste parole la luce del caminetto sembrò come ravvivare i quattro giovani visi, che però si rabbuiarono subito quando Jo disse tristemente: "Ma papà non c'è, e non lo vedremo ancora per molto." Non disse "forse mai", ma ciascuna di loro aggiunse in silenzio queste parole, pensando al padre lontano, sul campo di battaglia.
Un'immagine tratta dalla pellicola del 1994 |
Il mio entusiasmo, se possibile, crebbe ancor di più quando ebbi l'età giusta per apprezzare la versione cinematografica di Piccole donne diretta dalla regista australiana Gillian Armstrong (uscita nelle sale nel 1994): mi innamorai follemente dell'interpretazione di Winona Ryder, della sua Jo intelligentissima e temeraria. Presi una cotta per Laurie (quanto era bello il giovane Christian Bale), così tenero e innamorato di Jo senza, però, avere la fortuna di venirne ricambiato e, infine, adorai l'alchimia che univa la mia eroina al maturo professor Friedrich (un misurato e bravissimo Gabriel Byrne).
Se volete comprare la nuova edizione proposta da Salani corredata di foto dal film, CLICCA QUI |
L'unica ragione che mi ha spinta ad andare a vedere il film è stata la pura curiosità di poterne parlare e criticarlo al meglio, oltre al fatto che i soli attori che mi convincevano perché li avevo già apprezzati in molte pellicole e dei quali desideravo vedere la prova recitativa erano il francese Louis Garrel e l'inglese James Norton.
Ancora non sapevo quanto mi stavo sbagliando.
Questa nuova versione attinge sia a Piccole donne che a Piccole donne crescono, mescolando situazioni tratte da entrambe i libri.
Come il film del 1994 anche in questo resta intatto lo spirito generoso e altruistico della famiglia March, le aspirazioni delle ragazze, il loro entusiasmo nei confronti della vita.
Molto interessanti le prove recitative degli attori "adulti": Meryl Streep (zia March), Bob Odenkirk (il papà March) e Chris Cooper (il signor Laurence).
Tra le scene che più mi hanno commossa c'è stata quella nella quale una dolcissima Jo (interpretata dalla brava Saoirse Ronan) incita la sorella Beth (l'australiana Eliza Scanlen), ormai molto debole e malata, a non arrendersi alla malattia, a lottare per continuare a vivere, mentre lo spettatore che ha letto il libro non può far altro che constatare lo svolgersi della storia in tutto il suo dramma, e quello che ancora non conosce la storia potrà già intuirne il triste epilogo.
Un fotogramma tratto dal film recentemente uscito |
In conclusione, non ci resta che considerare questo: sebbene la versione del 1994 rimanga indelebile nel mio cuore come l'adattamento più riuscito soprattutto dal punto di vista recitativo, anche quella che troviamo oggi nelle sale merita di essere vista e apprezzata.
Piccole donne, anche in questa rilettura della regista Greta Gerwig si conferma una storia di emancipazione, coraggio e dolcezza senza tempo, un'opera che i giovani di oggi dovrebbero conoscere, un classico senza tempo che colpisce dritto al cuore e che fa riflettere a lungo sul peso e l'importanza di certe battaglie (quali la parità dei sessi) che continuano a essere necessarie per il raggiungimento di diritti che sono ancora ben lontani dal poter essere definiti "civili".
Ilaria Pocaforza
Social Network