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"È questa la vita vera, la vita in tutta la sua vastità": la sguardo trasparente di Mariana Leky

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Quel che si vede da qui
di Mariana Leky
Keller editore, 2019

pp. 329  
€ 18,00

Titolo originale: Was man von hier aus sehen kann
Traduzione di Angela Lorenzini

L’okapi è un animale assurdo, molto più assurdo della morte, e sembra del tutto sconnesso con le sue zampe da zebra, i fianchi da tapiro, il corpo da giraffa color ruggine, gli occhi da capriolo e le orecchie da topo. L’okapi è decisamente inverosimile, tanto nella realtà quanto nei sogni funesti di un’anziana del Westerwald. Erano passati appena ottantadue anni dalla scoperta ufficiale dell’okapi in Africa. […] Forse qualcuno l’aveva già scoperto molto prima in via ufficiosa, ma guardandolo aveva pensato che stesse sognando o che fosse pazzo, perché un okapi, soprattutto se appare all’improvviso e in modo inaspettato, sembra proprio un mix onirico. (p. 18)
Non c’è nulla di normale nella vita di Luise: il padre, nel suo desiderio di “lasciar entrare il mondo” nel paesino del Westerwald in cui vive, finisce per partire e non tornare quasi mai; la madre è assente, totalmente assorbita da una domanda che la assilla e che non trova mai una risposta definitiva; l’ottico è segretamente innamorato di sua nonna da almeno un decennio e non riesce a dirglielo, anche se tutti l’hanno già capito perfettamente. Dal canto suo Selma, la nonna, è una persona dalla sensibilità straordinaria. Per la nipote, decenne al tempo in cui inizia la narrazione, “era lunga come una pertica e vecchia come il cucco. Mi sembrava così alta che credevo potesse vedere ben oltre il paese vicino, e così decrepita che credevo avesse contribuito alla creazione del mondo” (p. 22). Forse Selma non ha di questi poteri, certo però è portatrice di una facoltà inquietante: quando sogna un okapi, nel giro di ventiquattro ore muore qualcuno, anche se non si sa chi, né come.
Non appena dilaga la notizia, la vita del paesino cambia forma e ritmo, in un’attesa che si fa estenuante e che tira fuori dalle persone il meglio o il peggio a seconda dei casi.
“Non dirlo a nessuno” confessò a bassa voce, “ma temo di aver sognato un okapi”.
A quel punto ero sveglissima. “Sei sicura che fosse proprio un okapi?”
“Cos’altro poteva essere?” rispose lei e aggiunse che era molto difficile confondere un okapi con un altro animale.
“Non è vero” obiettai, poteva anche trattarsi di un bue menomato, di una giraffa montata male, di uno scherzo della natura, e poi le righe e il manto ruggine non erano così facili da distinguere di notte, insomma, era tutto molto offuscato in situazioni del genere. (p. 22)
Sembrerebbe ovvio attendersi che questa trovata surreale, resa però credibilissima e quasi naturale all’interno della narrazione, diventi la base portante della trama, e che sia Selma la protagonista del romanzo. Così però non è, in un’opera che si rivela fin da subito stratificata e sfaccettata, a livello di contenuti quanto di stile. La vera forza di Quel che si vede da qui infatti non è tanto quel che si racconta, ma come lo si racconta. L’autrice scivola rapida tra diversi piani narrativi e con incredibile piglio creativo dispiega infinite meraviglie: il campionario delle lettere mai spedite e sempre interrotte dell’ottico a Selma, che sono un esercizio ironico e perfetto sulla tecnica della reticenza; l’amore bruciante di Luise per un giovane monaco buddhista e il suo rifiuto di sottoscrivere l’apparente impossibilità di questa relazione; Elsbeth e i suoi rimedi magici per i mali del mondo – come il cuore di pipistrello per eliminare il dolore, o la rosetta dimenticata che fa perdere la memoria... Mariana Leky scrive una fiaba per adulti, senza mai dimenticare che le fiabe – quelle originali, non la versione edulcorata alla Walt Disney – non possono prescindere dalla durezza e dal male, non possono dimenticare le ferite che il mondo infligge ai viventi. Ecco perché il romanzo si ancora saldamente alla realtà in ogni sua parte ed esplora l’esistenza dei suoi personaggi, i principali e i comprimari, in ogni suo risvolto, nei picchi e negli abissi. È una fiaba che può apparire crudele, perché non sempre i buoni ce la fanno e Leky ci commuove fino alle lacrime per la delicatezza con cui li accompagna fuori scena, ma è al tempo stesso vera e rassicurante, perché il sistema di relazioni in cui i protagonisti sono inseriti diventa rete di supporto e veicolo di salvezza, come nel mondo reale. Nel romanzo la vita scorre inesorabile, complessa, articolata, difficile da inquadrare e descrivere. Non legga questo volume chi cerca una trama organica, lineare, chi ama applicare etichette di genere o poter prevedere lo sviluppo degli eventi. Quello che Leky offre sono personaggi vividissimi e pieni di difetti, a tutto tondo, verso i quali l’affezione del lettore è immediata e totale, e un virtuosismo narrativo genuino, che si concretizza in guizzi inaspettati della storia, la quale prende sempre vie nuove e in cui però alla fine ogni nodo viene al pettine, ogni elemento trova una sua precisa collocazione. Dallo splendore del progetto grafico della copertina e fino all'ultima pagina, Keller si conferma una casa editrice in grado di individuare e valorizzare la qualità letteraria, investendo anche su opere poco convenzionali che, in forza esclusivamente della loro originalità ed efficacia narrativa, riescono ad avvincere e convincere pienamente il pubblico dei lettori.

Carolina Pernigo







@keller_editore riesce a colpirci ogni volta con libri di rara bellezza. È il caso, questa volta, di “Quel che si vede da qui”, che la nostra @quinquilia ha portato con sé in ferie e con cui hai inaugurato il nuovo anno. Difficile definire i confini della storia, che è ambientata in un paesino del Westerwald ma ha in realtà un orizzonte ampissimo. La narratrice è Luise, che cresce circondata da personaggi balzani e tantissimo amore, tantissima meraviglia. Protagonista indiscussa degli eventi è Selma, la nonna, che poche volte nella sua vita ha sognato un okapi, e ogni volta nel giro di poche ore è morto qualcuno. Questo dono inquietante ha messo in moto lungo diverse direttrici le vite degli abitanti, e con straordinaria abilità, con grande virtuosismo stilistico, #marianaleky ce le mostra nel loro sviluppo nel tempo. La nostra redattrice ha sorriso e si è commossa a più riprese durante la lettura, con cui ha inaugurato al meglio il 2020. E voi? Quale libro avete scelto per iniziare l’anno nuovo? #instabook #instalibro #bookstagram #bookoftheday #bookish #igreads #igbooks #readingnow #newbook #bookaddict #booklover #cover #bookcover #inlettura #cosebelle
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