Risorgere
di Paolo Pecere
Chiarelettere, 2019
pp. 312
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Ma rieccola, Raffaella, a darti lezioni camminando con in mano il calice di vino che ha portato via da chissà dove. Occhieggia verso di me, ti dà il gomito, t’insinua da vicino cose che non sento, ma so che dice: «Che ci fai con quello là? Andrai via. Suonerai in America, l’ultima roccaforte. Il resto del mondo è finito». Mi ruba il futuro, decide il tuo. (p. 59)
È un senso di finis terrae quello che si ha leggendo Risorgere, il secondo romanzo di Paolo Pecere, il quale ha esordito
nel 2018 con La vita lontana
(LiberAria): un finis terrae
culturale e morale, di una Europa che ha fatto il proprio corso, che sopravvive sulle immagini del passato e si fa vanto di una gloria sparita e di
fasti vecchi (il termine è questo: non antichi, ma proprio vecchi, che hanno
fatto il loro corso, roba da buttare), adatti solo alle foto dei turisti che
sciamano fra le strade di Roma facendo scatti al Colosseo, a San Pietro, alla
fontana di Trevi.
Emozionante – per la sua crudeltà,
non certo per un qualche sentimento positivo che anima la scena – è appunto la
descrizione del lavoro di Marco, uno dei protagonisti del romanzo, il quale da
brava guida turistica conduce orde di cinesi fra i monumenti romani, che vanno visti "perché sì", per un imperativo morale, come si studia la storia a scuola; e dunque tutta la trafila
viene svolta con indolenza e sciatteria, perché in fondo quelle sono solo
rovine e oggi non c’è altro futuro qui, in questo occidente che ha perso il suo
fulgore. La vita vera è altrove, in quell’oriente dalla storia infinita e
imponente ma che ha saputo ricostruirsi, rigenerarsi: risorgere, appunto.
Si intrecciano due storie, si
accavallano due punti di vista – a volte, c’è da dire, in modo così repentino e
non preannunciato che per un istante, almeno finché non si legge (più di) qualche riga,
ci si può perdere a capire chi sta parlando –, uno passato e uno presente, che
però hanno al centro la vita di Gloria, la ragazza che parte alla ricerca del
padre e che vediamo sprofondare in un crepaccio nelle prime pagine. Da lì è
appunto un susseguirsi di visioni, salti temporali, flashback che sfidano a
tratti la comprensione e ci restituiscono un quadro espressionista, dalle
pennellate forti, su ciò che è stato e ciò che è: dell’Europa, appunto, ma
anche e soprattutto della Cina, che negli anni si è aperta al mondo rimanendo
però fedele a se stessa.
È affascinante notare come, sebbene
sia Gloria al centro di tutto – lei è la figlia di Chen, vecchio amante di
Liang, uno dei due narratori; lei è amica di Marco (anche se lui vorrebbe avere
un ruolo diverso in questa storia), l’altro narratore, quello che rappresenta
il presente –, la ragazza viene esperita sempre attraverso le parole e gli occhi dei
narratori, e dunque la viviamo in quanto lettori solo tramite la vita riflessa
dei due. È un espediente che funziona perché restituisce una prospettiva duale
sullo stesso personaggio; prospettiva che, in fin dei conti, rimanda al
dualismo passato/presente dell’intera narrazione.
Risorgere
è un romanzo di non semplice lettura, complesso sia per la struttura narrativa
piena di salti temporali sia per la quantità di immagini e temi che intende
affrontare. È una lettura consigliata soprattutto a chi ha l’interesse di
conoscere qualcosa di nuovo su un mondo che, visto spesso tramite gli occhi del
viaggiatore e del turista, spesso ci rimane ignoto e lontano, anche in quest’epoca
di globalizzazione.
David Valentini