Come
una barca sul cemento
di Roberto Saporito
Arkadia, 2019
pp. 112
€ 13,00 (cartaceo)
Fai il tuo giro armato di torcia e sfollagente, nel silenzio macchiato di arancione dalle luci che illuminano il deposito, che trasformano le barche in immobili e spettrali e silenziosi esseri mitologici. In fondo ti piace questo lavoro, ti piace che non ci sia nessuno oltre a te, ti piace l’idea che in fondo non devi fare niente, solo “esserci”. (p. 44)
Mentre scrivo mi vengono in mente
almeno tre modi per fuggire dalle situazioni: emotivamente, chiudendosi a
riccio per evitare di restare coinvolti dagli eventi; spazialmente, allontanandosi
fisicamente da ciò che non si vuole affrontare; temporalmente, rifugiandosi – figurativamente,
s’intende – in un’epoca diversa rispetto a quella in cui si vive, ossia
facendosi cullare da ciò che è stato o proiettandosi nel futuro elaborando
nuove prospettive.
Il protagonista del racconto lungo
di Saporito, per fuggire da una normale vita a Roma durante la quale svolgeva
un prestigioso incarico come professore universitario, perso per motivi che
solo nel finale vengono rivelati lasciando un senso d’inquietudine non sopito,
opta per un cocktail letale di tutti e tre: evita i contatti umani andando a
lavorare come guardiano notturno in una rimessa per barche, rifugiandosi
lontano, in un piccolo paesino sperduto in Toscana, e soprattutto prende a
contattare tutte le ragazze – ormai donne – con le quali non è riuscito a
concludere nulla quand’era giovane: «Tutta una serie di madeleine che hai
deciso di andare a cercare, senza un vero motivo scatenante, o comunque non a
livello conscio, ma una cosa che vuoi per forza fare, cioè vuoi ritrovare tutte
le donne con le quali avresti voluto fare sesso» (p. 11).
Ma se il passato è un luogo caldo,
morbido e comodo come un letto pieno di coperte durante un gelido
mattino invernale, un luogo che sa cullare e allontanare gli spettri del
presente, è pur vero che è anche il luogo delle insidie perché ciò che è stato
non è più, è ormai cambiato e perduto, nonché trasfigurato: il ricordo è un
Giano bifronte, qualcosa che sa accendere le passioni e cancellare le paure, ma
anche edulcorare e ingannare. E soprattutto, se ciò che è stato non è più,
qualcosa deve aver riempito quel vuoto di trent’anni che nel frattempo è
passato, e chi lo sa quanto orrore, quante schifezze, quanto male può aver
colmato una così ampia distanza temporale.
Così, senza desiderarlo troppo ma
anche senza negarlo, questo ex professore che ora è un guardiano notturno si
ritrova immerso nelle vicende oscure delle due famiglie di due diverse donne:
ci entra di prepotenza, senza chiedere permesso, porta scompiglio come solo sa
portarlo chi ha una vita irrisolta e nessun affetto da rischiare, chi è solo
con i propri spettri e se ne può fregare della desolazione che porta nelle vite degli altri. Le uniche paure sono per se stesso, ma d’altronde si può sempre sparire
di nuovo, si può sempre fuggire verso altri lidi, si può sempre distruggere
altre esistenze. È quello che accade a chi non sa fermarsi.
Ciò che resta, alla fine di questa triste storia, è un senso di inquietudine, magistralmente costruito in poche pagine
che scorrono come fotogrammi di un corto – non c’è tempo di entrare nei
dettagli, le cose capitano, le cose entrano ed escono dal campo visivo e vanno
raccontate prima che diventino passato stantio, vanno raccontate ora che sono
presente; ma resta anche un senso di pericolo che si può avvertire quando ci si
fa troppo vicini a qualcuno che si percepisce non come malvagio, ma deleterio. È
una sensazione strana, dura un istante appena, abbastanza per dirci che quella
persona lì va evitata.
Come
una barca sul cemento è la storia di chi dovrebbe andare e restare lontano
da tutti perché per propria natura sa portare solo sventure; è la storia di chi
non è l’accendino che dà fuoco alle cose bensì piuttosto la benzina sparsa su mobili e tappeti. È un bel racconto lungo, reso imperfetto da qualche
vicenda che sembra essere stata inserita per dare un tocco più cupo all’atmosfera
(penso alla storia del bambino scomparso) ma che risulta fuori luogo in quanto
tocca solo in modo tangenziale gli eventi centrali del libro.
Per il resto, promosso in pieno.
David Valentini