Foto dell'autore © Sam Tenney |
Ryan Gattis, scrittore e insegnante di Los Angeles, ha la grande capacità di raccontare la sua città attraverso la storia: già ero rimasta piacevolmente colpita da "Giorni di fuoco", uscito nel 2016 per Guanda, incentrato sulle rivolte di LA del 1992. E da poche settimane è arrivato in libreria "Uscita di sicurezza" (sempre per Guanda): col passo di un thriller avvincente coglie la problematicità della crisi economica, a ridosso dello scandalo Lehman Brothers. Il tutto, come è tipico di Gattis, raccontato "dal basso", dal punto di vista di uno scassinatore di casseforti e di un trafficante di droga pentito (vi rimandiamo alla recensione per approfondire la trama).
A Milano per presentare il suo libro al pubblico italiano, Ryan Gattis è stato così disponibile da rispondere a un po' di domande.
1) Con Uscita di sicurezza torniamo sulle strade di Los Angeles, ma rispetto a Giorni di fuoco ci avviciniamo nel tempo. Ci sono delle accortezze particolari che deve avere un autore quando si occupa di storia recente?
Non penso che uno scrittore debba avere delle accortezze vere e proprie quando decide di scrivere su un momento storico come questo; deve metterci passione ed essere accurato e fedele all’epoca di cui scrive. Personalmente mi sono documentato molto. In questo caso, siccome vivevo a LA nel 2008, ho visto in prima persona famiglie che hanno sofferto a causa della crisi, ho visto delle zone decimate a causa della crisi del mercato immobiliare e, vista la situazione, non ci ho pensato due volte: ho voluto scrivere al meglio di questo momento storico.
2) La crisi economica è vista “dal basso”, con uno sguardo particolare su tante situazioni di indigenti o di persone che si sono arricchite con droga o con rapine. È tutto frutto di fantasia o ha raccolto testimonianze, documentazioni, interviste o altro materiale?
Ovviamente Uscita di sicurezza è frutto della finzione, però ho incontrato di persona molti scassinatori, li ho visti al lavoro e sono rimasto a bocca aperta nel guardarli lavorare. Scassinare una cassaforte è un atto molto violento! Io mi immaginavo che gli scassinatori ascoltassero il clic della ghiera della cassaforte, in silenzio; in realtà usano martelli, trapani, e questo atto violento mi ha fatto riflettere sulla violenza della situazione economica della crisi. È così che ho creato il personaggio di Ghost, che sfrutta tale violenza per cercare di aiutare gli altri. In ogni caso, quando si cerca di raccontare una crisi, bisogna sempre narrarla dal basso, dalle persone che soffrono e che sono più coinvolte, registrando quindi i danni che la crisi ha fatto nei confronti dei più deboli. Al centro, ho messo la sofferenza dei cittadini medi americani.
3) Pensando alla sua esperienza di scrittore e di uomo, ritiene che la crisi abbia cambiato il modo di scrivere e in generale la sua vita?
Certo, la crisi mi ha colpito non solo come scrittore, ma anche come essere: avevo dei risparmi da parte, per la pensione, e ho perso tutto per il crollo del mercato immobiliare. E come scrittore sicuramente mi ha spinto a uscire dal guscio, a incontrare persone, a parlare, e alla fine ho pensato di scrivere Giorni di fuoco e Uscita di sicurezza. Se non penso a me, ma a quello che vedo a Los Angeles, la crisi ha acuito gravissimi problemi già presenti in America, e in particolare in California: molte persone hanno iniziato a fare un uso più massiccio di stupefacenti e a un certo punto non erano più in grado di pagarsi la droga. Per questo molti sono crollati, finendo a fare uso di eroina.
4) Sia Ghost che Glasses sono dei “cattivi che si sono in parte redenti”: a suo parere il pentimento può annullare i sensi di colpa e portare al perdono, o è giusto / necessario convivere con il proprio passato?
Penso che la redenzione sia un processo, la si raggiunge non solo a parole, ma attraverso atti e meriti: non devi solo mostrare a parole di esserti pentito, ma devi mostrarlo con i fatti. Credo che il romanzo che sia una forma perfetta per esplorare questo percorso di redenzione, perché ti permette di guardarlo attraverso varie fasi, e non tutte positive: ci possono essere anche passi indietro, perché siamo esseri umani, ma il romanzo mostra anche che la redenzione e il pentimento sono possibili e fanno parte della vita di un essere umano.
5) Anche questa volta ha scelto di raccontare storie parallele che poi si intrecciano, però con meno personaggi rispetto a Giorni di fuoco. Come lavora in questi casi? Scrive in parallelo le vicende o si dedica prima all’una e poi all’altra distintamente?
Non ho un vero e proprio metodo, dipende dal libro: in Giorni di fuoco ho scritto tutta la storia di ogni personaggio in ordine cronologico; in Uscita di sicurezza ho scritto prima di Ghost, perché ero così coinvolto dal suo viaggio che ho creato la sua vicenda fino in fondo e poi mi sono accorto che doveva esserci un altro personaggio, uno come Glasses, che rendesse la storia più avvincente, un thriller, con chi caccia e chi è cacciato. In ogni caso, in generale, è la storia che mi dice come procedere nella scrittura.
6) Ghost non riesce a staccarsi dal proprio passato, dall’amore per Rose, dal pensiero della malattia e di quel che è stato. Cos’è il passato per uno scrittore? Una fonte di ispirazione, un fardello da sfogare sulla carta o…?
Credo che il fardello del passato possa essere vissuto diversamente, dipende dal personaggio in questione; in alcuni casi può essere una specie di mappa per il futuro, quindi può guidare; invece, nel caso di Ghost, il passato lo ostacola nel procedere verso gli obiettivi che lui vuole raggiungere, innanzitutto perché è un ostacolo fisico (la sua malattia) e lo intralcia.
7) L’ultima parte del romanzo è decisamente ricca di suspense. Quali sono a suo parere gli ingredienti fondamentali per mantenere il giusto ritmo narrativo e tenere il lettore con l’ansia di girare pagina?
In un thriller, secondo me gli ingredienti fondamentali per la suspense (e parlo da scrittore ma anche da lettore) sono i personaggi: devono essere personaggi a cui tu ti leghi e che ti interessano; a quel punto, metti questi personaggi in situazioni sempre più pericolose, alzi la posta in gioco pagina dopo pagina e poi non solo il personaggio principale è in difficoltà, ma anche le persone che gli stanno intorno. E il gioco è fatto: non vedi l’ora di scoprire, di capitolo in capitolo, come andrà a finire.
8) La playlist che apre Uscita di sicurezza è una “autobiografia sonora”, come leggiamo nel libro. Se dovesse ricostruire la sua autobiografia sonora, quali brani metterebbe in testa alla classifica?
Non è una domanda a cui posso rispondere velocemente, ma dovrei sedermi comodamente vicino alla mia libreria e scegliere tra le oltre 25.000 canzoni che ho lì. Procederei album per album; sono cresciuto in un’epoca in cui l’album era un’esperienza, un viaggio ascoltare dalla prima all’ultima canzone di un album e dovrei scegliere tra i tantissimi che amo. The Low End Theory dei A Tribe Called Quest, gli album degli Operation Ivy e… che altro?!, i primi album dei Cypress Hill, i Rancid di And Out Comes the Wolves. Direi questi, e in ogni caso vorrei aggiungere che l’hip-hop e il punk sono i generi che più mi hanno rappresentano, con cui sono cresciuto e che mi hanno formato come persona e che hanno, secondo me, delineato anche la mia scrittura.
9) Pensa che tornerà a raccontare Los Angeles in un nuovo romanzo o cambierà ambientazione?
Sarà sicuramente ambientato a Los Angeles nel 1993 e sarà un sequel spirituale di Giorni di fuoco.
Intervista a cura di Gloria M. Ghioni