Cannabis e spiritualità.
Guida all’esplorazione di un’antica pianta maestra
di Stephen Gray
Edizioni Spazio Interiore, 2019
Traduzione di Elio Bortoluzzi e Silvia Tusi
pp. 352
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Tema: “Parlate di un argomento divisivo”. Svolgimento: “La cannabis”. Voto: dieci (alla sintesi, soprattutto). Intenzionali facezie a parte, è comunque bene alleggerire immediatamente i toni della presente recensione, dedicata a un volume a firma e cura di Stephen Gray pubblicato lo scorso anno da Edizioni Spazio Interiore: Cannabis e spiritualità. Poche questioni, difatti, scaldano gli animi e rendono intransigenti le fazioni quando si tratta di droghe leggere e relativo utilizzo (per non parlare della prospettiva della liberalizzazione); perlomeno, questo è quello che accade in Italia da anni (decenni), sia che si tratti di un’interpellanza svolta in un’aula di rappresentanza politica, di una dissertazione nell’ambito di un convegno medico, di una discussione informale tra familiari e amici. Ma attenzione: la presente Guida all’esplorazione di un’antica pianta maestra non affronta il tema né dal punto di vista giuridico e legale né da quello in senso stretto scientifico e nemmeno ne disquisisce con un approccio impressionistico. No: il senso del lavoro dell’autore e dei vari partecipanti a questa miscellanea a tema è rendere consapevole il lettore di come l’erba sia stata utilizzata nel corso del tempo in modo virtuoso ai fini del raggiungimento di un riequilibrio interiore dell’individuo nei confronti di se stesso e, in senso esteso, rispetto all’intero universo. Senza spot, senza iperboli e senza esoterismi: nient’altro che una testimonianza plurima dei benefici che questo “dono del creato” ha potuto apportare a uomini accorti e consapevoli (astenersi banali edonisti e ricercatori di fughe dalla realtà fini a se stesse).
Le parole sul retro di copertina, in questo senso, sgomberano il campo da eventuali e prevedibili fraintendimenti del volume, che è tutto fuorché un inno allo sballo o alla perdizione di sé. Al contrario:
Ce n’è abbastanza, insomma, per definire Cannabis e spiritualità l’antitesi di un testo meramente apologetico o antiproibizionista. Più lo si legge, difatti, e più si comprende come il suo intento non sia quello di difendere la pianta dalle accuse e dagli attacchi a cui da tempo e per varie ragioni essa è soggetta, quanto quello di farne comprendere l’utilizzo storico e attuale attraverso la prospettiva più che legittima della ricerca interiore. Uno dei punti vincenti del volume, difatti, è l’alternanza tra una chiave di lettura diacronica e una sincronica, che giustapponendo resoconti, excursus, interviste e testimonianze apre la via a una consapevolezza più ampia proprio perché più estesa nelle epoche e nelle culture. Al lettore, va da sé, il compito di porsi in qualità di mente critica e valutare gli aspetti con cui essere d’accordo o in disaccordo. Di certo, il libro pubblicato dalle Edizioni Spazio Interiore non contiene né scuse né giustificazioni circa un ricorso edonistico o indiscriminato all’erba: proprio la consapevolezza, difatti, è l’architrave su cui si regge la soglia d’ingresso all’esperienza di percezione che il suo utilizzo meditato consente di vivere. Modus in rebus vincit, dunque, e ogni abuso in quanto tale, mai come in questo caso, è vivamente sconsigliato.
Cecilia Mariani
Guida all’esplorazione di un’antica pianta maestra
di Stephen Gray
Edizioni Spazio Interiore, 2019
Traduzione di Elio Bortoluzzi e Silvia Tusi
pp. 352
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Tema: “Parlate di un argomento divisivo”. Svolgimento: “La cannabis”. Voto: dieci (alla sintesi, soprattutto). Intenzionali facezie a parte, è comunque bene alleggerire immediatamente i toni della presente recensione, dedicata a un volume a firma e cura di Stephen Gray pubblicato lo scorso anno da Edizioni Spazio Interiore: Cannabis e spiritualità. Poche questioni, difatti, scaldano gli animi e rendono intransigenti le fazioni quando si tratta di droghe leggere e relativo utilizzo (per non parlare della prospettiva della liberalizzazione); perlomeno, questo è quello che accade in Italia da anni (decenni), sia che si tratti di un’interpellanza svolta in un’aula di rappresentanza politica, di una dissertazione nell’ambito di un convegno medico, di una discussione informale tra familiari e amici. Ma attenzione: la presente Guida all’esplorazione di un’antica pianta maestra non affronta il tema né dal punto di vista giuridico e legale né da quello in senso stretto scientifico e nemmeno ne disquisisce con un approccio impressionistico. No: il senso del lavoro dell’autore e dei vari partecipanti a questa miscellanea a tema è rendere consapevole il lettore di come l’erba sia stata utilizzata nel corso del tempo in modo virtuoso ai fini del raggiungimento di un riequilibrio interiore dell’individuo nei confronti di se stesso e, in senso esteso, rispetto all’intero universo. Senza spot, senza iperboli e senza esoterismi: nient’altro che una testimonianza plurima dei benefici che questo “dono del creato” ha potuto apportare a uomini accorti e consapevoli (astenersi banali edonisti e ricercatori di fughe dalla realtà fini a se stesse).
Le parole sul retro di copertina, in questo senso, sgomberano il campo da eventuali e prevedibili fraintendimenti del volume, che è tutto fuorché un inno allo sballo o alla perdizione di sé. Al contrario:
«quando incontriamo la cannabis con un’intenzione chiara e in uno stato di centratura, la sua capacità chiarificatrice e di amplificazione può fare luce sulle illusioni che ancora coltiviamo e nel contempo esortarci a lasciarci andare a uno stato di presenza più profondo e rilassato e con il cuore aperto: una forma di presenza più onesta e più vera. Come accade con altre medicine enteogene, la cannabis può condurre a una condizione di attenzione cosciente e consapevolezza meditativa intensificata ed elevata».Il profilo dello stesso Stephen Gray, del resto, non corrisponde allo stereotipo del santone o dell'imbonitore: appassionato di fotografia e composizione musicale, è scrittore, insegnante e ricercatore di materie spirituali, esperto nel campo della guarigione profonda con una lunga esperienza nel campo delle medicine enteogene nonché studioso del buddhismo tibetano, della Chiesa dei Nativi Americani e della tradizione sciamanica. Forte di una conoscenza diretta dell’argomento – evidentemente è anche un consumatore di erba in prima persona secondo precise modalità e finalità – ha ben pensato di raccogliere in un unico volume una serie di contributi che potessero fare luce su che cosa significhi ricorrere alla cannabis nell’ottica di un ricongiungimento con la parte più profonda di sé, e dunque con gli altri individui e con il mondo circostante. A tale scopo ha consultato studiosi, ricercatori, coltivatori, sperimentatori, sciamani, artisti e terapeuti: con saggi e dichiarazioni, questi lo hanno aiutato a rendere conto della complessità di un fenomeno che troppo spesso, per comodità e malafede, viene rubricato sotto le insegne del vizio e della dipendenza, con tutto ciò che di illegale e criminale ne consegue. Ma se è vero che è sempre la quantità a fare il veleno e che le intenzioni, a volte, necessitano di un processo preventivo, ecco che anche l’assunzione della cannabis assume tutto un altro significato se valutata in base a criteri di cura, sollievo, rilassamento, introspezione, consapevolezza. Come è ovvio che sia, c’è chi non si troverà d’accordo, ma il libro stesso ha piena contezza di questa eventualità: perché sorprendersi che alcuni lettori possano rifiutare tali argomentazioni se è la stessa erba che – fumata, inalata, ingerita, addirittura contemplata come ipotesi – non si addice necessariamente a tutti
Ce n’è abbastanza, insomma, per definire Cannabis e spiritualità l’antitesi di un testo meramente apologetico o antiproibizionista. Più lo si legge, difatti, e più si comprende come il suo intento non sia quello di difendere la pianta dalle accuse e dagli attacchi a cui da tempo e per varie ragioni essa è soggetta, quanto quello di farne comprendere l’utilizzo storico e attuale attraverso la prospettiva più che legittima della ricerca interiore. Uno dei punti vincenti del volume, difatti, è l’alternanza tra una chiave di lettura diacronica e una sincronica, che giustapponendo resoconti, excursus, interviste e testimonianze apre la via a una consapevolezza più ampia proprio perché più estesa nelle epoche e nelle culture. Al lettore, va da sé, il compito di porsi in qualità di mente critica e valutare gli aspetti con cui essere d’accordo o in disaccordo. Di certo, il libro pubblicato dalle Edizioni Spazio Interiore non contiene né scuse né giustificazioni circa un ricorso edonistico o indiscriminato all’erba: proprio la consapevolezza, difatti, è l’architrave su cui si regge la soglia d’ingresso all’esperienza di percezione che il suo utilizzo meditato consente di vivere. Modus in rebus vincit, dunque, e ogni abuso in quanto tale, mai come in questo caso, è vivamente sconsigliato.
Cecilia Mariani
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