di Zadie Smith
Mondadori, febbraio 2020
Traduzione di Silvia Pareschi
pp. 240
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Siamo immersi, tutti quanti. Io, tu, i bambini, i nostri amici, i loro bambini, tutti gli altri. Qualche volta usciamo: per andare a pranzo, per leggere e abbronzarci, mai per molto tempo. Poi ci caliamo di nuovo nella metafora. Il Fiume Lento è un cerchio, è bagnato, ha una corrente artificiale. Anche se non ti muovi arriverai da qualche parte e poi tornerai da dove sei partito, e se possiamo parlare della profondità di una metafora, bé, allora è profonda circa un metro, tranne per un breve tratto dove sale a circa due metri. Qui i bambini strillano - aggrappandosi alle pareti o all'adulto più vicino - finché non torna di nuovo a un metro. Noi giriamo e giriamo. Tutta la vita scorre qui dentro. Scorre! (p. 29)
Zadie Smith è la scrittrice del contemporaneo. Da vent'anni - da quello straordinario esordio che è Denti bianchi - rivolge il suo sguardo al presente inafferrabile per fissarlo in scene, metafore e personaggi. Ci ha consegnato narrazioni quanto mai attuali sulla migrazione, la ricerca d'identità e i processi di integrazione; ha raccontato la nuova forma delle città sotto la spinta della gentrificazione, e come cambiano le famiglie quando si passa da una prima a una seconda generazione, quando si arriva in un paese che un giorno diventerà quello dei tuoi figli e, infondo, non sei mai pronto.
Vent'anni dopo la sua prima prova letteraria arriva Grand Union, il nuovo libro che condensa la filosofia di Zadie Smith in una serie di storie, quadri del presente in cui nulla è scontato e tutto è permesso.
Perché Grand Union? Perché è il nome di uno dei canali più lunghi dell’Inghilterra, che scorre da Londra a Birmingham con le sue mille ramificazioni. Ma è anche il nome di una complicata giunzione che consente ai treni che arrivano da una direzione di spostarsi in una qualsiasi delle altre tre direzioni.
E se guardiamo alla storia americana, Grand Union fu il nome dato alla prima bandiera degli Stati Uniti d’America, nel 1776.
Intersezioni dunque, incroci di storia e di storie: nel sottotesto del libro c'è una viabilità del nostro tempo, uno scambio di prospettive che racconta all'Occidente chi era e chi è oggi.
Il volume, edito in Italia da Mondadori, unisce otto dei pezzi più acclamati della scrittrice, già pubblicati su riviste, a undici storie completamente inedite.
Il libro è il frutto di una ricerca espressiva originalissima e dirompente e condensa tutta l'anima dell'autrice, la sua visione, quel suo particolare modo di fare della letteratura una raccolta di mondi, o meglio del mondo una raccolta di testi:
Gli hanno voltato le spalle, lo lasciano indietro, ma io, pur camminando con loro, sono comunque incuriosita dal giovane marxista, e mi fermo a prendere una copia del giornale quando lui me la porge, e rimango per un momento in mezzo alla strada ad ammirare il titolo spudorato: TUTTO IL MONDO È TESTO. (p. 191)
I temi principali dei racconti di Grand Union
C'è la famiglia contemporanea, tra la costruzioni di nuovi ruoli e la dialettica tra legami "naturali" e legami artificiali. Nel racconto La rivelazione della giornata dei genitori Zadie Smith brillantemente mixa il tema della narrazione come forma principale di interpretazione del reale a quello della genitorialità come atto di responsabilità.
In un gioco di rimandi tra l'attività del narratore e quella del genitore, si ironizza ponendo la lente di ingrandimento sulle manie del nostro tempo.
In un gioco di rimandi tra l'attività del narratore e quella del genitore, si ironizza ponendo la lente di ingrandimento sulle manie del nostro tempo.
Ci sono storie che parlano di educazione sentimentale, una delle quali porta proprio questo titolo, e di corpo, desiderio, sessualità. Anche qui Smith è abile nel collegare la collezione di esperienze fisiche e psicologiche di una donna al racconto delle stesse, alla loro messa in atto-testo.
Emerge tutta la passione delle scelte avventate, "lo spingersi indietro contro l'amato per annullare la sua carne nella propria, e viceversa".
Le donne sono protagoniste di alcune delle storie più intense, come Per il re e Grand Union.
Illuminante, nel primo dei due, la riflessione sul rapporto tra loro e il tempo:
Emerge tutta la passione delle scelte avventate, "lo spingersi indietro contro l'amato per annullare la sua carne nella propria, e viceversa".
Le donne sono protagoniste di alcune delle storie più intense, come Per il re e Grand Union.
Illuminante, nel primo dei due, la riflessione sul rapporto tra loro e il tempo:
Provai a difendermi facendo notare che la vita di una donna appare spesso dettata dal tempo: tempo biologico, tempo storico, tempo personale [...] Forse è comprensibile che una creatura così oppressa dal tempo fatichi a consentire al piacere di annullare completamente il tempo. (p. 209)Forte lo sguardo sull'interno, sul nucleo delle nostre vite, che "sono così diverse, viste dall'interno. Non possiamo mai esprimere in pubblico tutta la loro particolarità e stranezza, la loro confusione e complessità interiore". Vale per le donne, e non solo, naturalmente.
Il racconto Il Fiume lento magistralmente condensa in una metafora - un albergo spagnolo in cui gli ospiti si ritrovano, a centinaia, per galleggiare su su questa corrente di inerzia - il nostro galleggiamento nella contemporaneità, l'equilibrio tra indifferenza e irrilevanza.
C'è il mondo che sembra esplodere fuori dal Fiume Lento, con gli sbarchi, la Brexit, gli africani che lavorano in serra sotto il sole cocente. C'è un quasi-deserto che i villeggianti vedono, ma senza giudicarsi. "Il Fiume Lento è una zona di non giudizio" e qui nessuno è colpevole.
Tornano anche i temi più cari a Zadie Smith: la rappresentazione minuziosa delle città, dei quartieri e delle loro identità, i conflitti di classe e di etnia, da quelli più manifesti a quelli più nascosti, che strisciano sugli autobus, nelle mercerie, nei bar dove si ascolta musica.
Risuonano echi dal suo acclamato NW, un romanzo che, in un intenso, ironico intreccio di voci, scava nei rapporti familiari e nelle differenze socio-economiche.
Ci sono mondi giunti ormai alla fine del mondo, come nel racconto Fuga da New York, ambientato in un paese sotto attacco (per ragioni non chiarite), con tre personaggi che provano a scappare dalla metropoli e a rimanere se stessi.
Sotto questo testo e sotto altri si cela una profonda domanda di fondo: da cosa scappiamo? Dall'attacco dell'altro e del diverso? Dalla paura di noi stessi?
L'invasione assume forme varie e viene raccontata e tramandata in versioni sempre nuove, in quel processo costante di costruzione di storie.
Sotto questo testo e sotto altri si cela una profonda domanda di fondo: da cosa scappiamo? Dall'attacco dell'altro e del diverso? Dalla paura di noi stessi?
L'invasione assume forme varie e viene raccontata e tramandata in versioni sempre nuove, in quel processo costante di costruzione di storie.
I racconti, non tutti ugualmente potenti o felici dal punto di vista letterario, costruiscono per frammenti l’esperienza dolorosamente complessa della vita nel presente. Con fatica si cerca costantemente di essere visti. Ma soprattutto si prova a individuare l'io, nascosto tra le cose del mondo:
Sei nella tua borsa di tela? Nelle piante? Nel distributore di bibite al gusto di malafede (lacrime palestinesi)? Nel tuo tappeto? Negli sforzi sommari della città per riciclare la spazzatura? Nei tuoi figli? Nella tua decisione di non avere figli? Nella tua tribù? Nella tua devianza sessuale? Nel tuo luogo di lavoro? Nella tua busta paga? Nei like? Nei rifiuti? Nella tua documentazione? In questa frase? (p. 107)
Come sempre in Zadie Smith, si sollevano più domande che risposte.
Perché forse la risposta principale è non smettere mai di porsi domande, non lasciarci galleggiare in un Fiume Lento "color blu elettrico, un colore assurdo, colore Facebook."
Provare strenuamente a essere in un mondo che non è.
Claudia Consoli
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