Il dandy
di Massimiliano Mocchia di Coggiola
Agenzia Alcatraz Edizioni, 2019
pp. 192
€ 20,00
What would a dandy do? Che cosa farebbe un dandy, specialmente nel caso in cui il suo ruolo e il suo status venissero continuamente e costantemente fraintesi e confusi con eccentricità, frivolezze e stravaganze esteriori fini a se stesse? Con buona probabilità, consapevole di come la conoscenza e la cultura siano sempre il migliore habitus, consiglierebbe di procurarsi dei buoni libri sull’argomento. Ma cosa accade se il dandy in questione corrisponde alle generalità di Massimiliano Mocchia di Coggiola? Beh, in questo caso l’alternativa sarà ancora più radicale: non un vago suggerimento di lettura, ma direttamente la stesura di un volumetto – Il dandy, dato alle stampe da Agenzia Alcatraz Edizioni – che possa finalmente fare luce su uno degli argomenti più maldestramente illuminati del momento nell’ambito degli stili e soprattutto degli stili di vita. Perché in un’epoca che non tocca mai l’equilibrio tra la rivoluzione delle etichette e la loro restaurazione c’è bisogno di fare un po’di chiarezza su una predisposizione dello spirito – quella, appunto, del dandy – che si riduce a posa esteriore tutte le volte che non riesce a diventare autentica filosofia. Così, dopo le pubblicazioni dedicate rispettivamente a L’eleganza, Il vino e La barba, ecco che la nuova uscita della collana Black Tie ideata e curata da Alex Pietrogiacomi è il perfetto quarto volume “tra cotanto senno”, quasi una chiusura ideale di questo bel cerchio editoriale.
di Massimiliano Mocchia di Coggiola
Agenzia Alcatraz Edizioni, 2019
pp. 192
€ 20,00
What would a dandy do? Che cosa farebbe un dandy, specialmente nel caso in cui il suo ruolo e il suo status venissero continuamente e costantemente fraintesi e confusi con eccentricità, frivolezze e stravaganze esteriori fini a se stesse? Con buona probabilità, consapevole di come la conoscenza e la cultura siano sempre il migliore habitus, consiglierebbe di procurarsi dei buoni libri sull’argomento. Ma cosa accade se il dandy in questione corrisponde alle generalità di Massimiliano Mocchia di Coggiola? Beh, in questo caso l’alternativa sarà ancora più radicale: non un vago suggerimento di lettura, ma direttamente la stesura di un volumetto – Il dandy, dato alle stampe da Agenzia Alcatraz Edizioni – che possa finalmente fare luce su uno degli argomenti più maldestramente illuminati del momento nell’ambito degli stili e soprattutto degli stili di vita. Perché in un’epoca che non tocca mai l’equilibrio tra la rivoluzione delle etichette e la loro restaurazione c’è bisogno di fare un po’di chiarezza su una predisposizione dello spirito – quella, appunto, del dandy – che si riduce a posa esteriore tutte le volte che non riesce a diventare autentica filosofia. Così, dopo le pubblicazioni dedicate rispettivamente a L’eleganza, Il vino e La barba, ecco che la nuova uscita della collana Black Tie ideata e curata da Alex Pietrogiacomi è il perfetto quarto volume “tra cotanto senno”, quasi una chiusura ideale di questo bel cerchio editoriale.
Nato tra «le genti del bel paese là dove ‘l sì suona» ma francese per scelta – perché Parigi, si sa, è sempre una buona idea, oltre che una sede eccellente per vivere e oziare – Massimiliano Mocchia di Coggiola non è certo una firma super partes: ed è per questo che, dandy egli stesso, alterna con garbo l’oggettività dell’analisi e la testimonianza in prima persona, dando fondo a un patrimonio di conoscenze, esperienze e ricordi; la stessa ricchezza di spirito e di saperi che nel 2017 lo ha reso protagonista di una conferenza sul dandismo tenutasi nella sede del museo Louvre. Sarebbe tra l’altro un peccato se privasse il lettore di quanto appreso negli anni trascorsi a studiare pittura oltre che storia dell’arte moderna, del costume e delle eccentricità, c’est à dire ciò che lo ha reso autore di numerosi saggi e articoli dedicati al mondo dell’eleganza maschile, costumista e direttore artistico per i video musicali del gruppo La Femme, nonché ideatore (con il fratello Francesco) della Fratelli Mocchia di Coggiola, una linea di accessori per uomo stampati con i suoi disegni (nota a margine: delle sue abilità grafiche si ha più di un esempio tra le pagine del volume). Figura informatissima sui fatti, l’autore è dunque generoso del sé senza diventarne indiscreto, e critico dell’altrui senza risultarne ostile per partito preso. Il risultato è un libro che si sfoglia assecondando il sommario o la curiosità del momento, nella certezza che ovunque ci si soffermi non verranno meno bella prosa e una saggia dose di ironia.
Dopo la Prefazione di Alex Pietrogiacomi, l’Introduzione a firma dell’autore e un incoraggiante commento di Yves Denis (direttore di “Dandy Magazine” che ricorda come il dandismo sia «una professione di fede»), si entra in argomento con un Florilegio ad hoc composto da Massime per un dandy – ovvero sentenze e citazioni più o meno celebri pronunciate o scritte da personaggi che hanno reso illustre la categoria – e una Breve storia del dandismo, che ripercorre la nascita e l’evoluzione della figura in esame dall’inizio del XIX secolo alla contemporaneità. Fatte queste debite premesse, il volume si articola in due sezioni principali: Definizioni e Mondanità. Nella prima trova posto un Piccolo breviario di un dandy contemporaneo, che aiuta a riconoscere il dandy di oggi in base a criteri quali l'età, il guardaroba, la professione, il rapporto con il denaro e la tecnologia; di seguito, ecco una serie di ritratti utile a disambiguare le figure dell’iDandy (il dandy da tastiera), del gagà (l’eterno immaturo), del retrò eccentrico (l’adepto del retrò per il retrò), e finalmente del gentleman e delle sue caratteristiche (non manca nemmeno un focus su qualche dandy americano e sul dandismo al femminile). Nella seconda parte, invece, la trattazione si fa al contempo più pratica e più narrativa: ai Consigli per un dandy di mondo – pillole su come comportarsi in società, al ristorante e a casa propria, e su come gestire il rapporto con le donne e questioni varie, per esempio quelle relative al fumo e ai tatuaggi – seguono tre differenti affondi (intervallati da alcune considerazioni sul “dandy cattivo”): il ricordo di Jacques de Bascher, storico amante di Karl Lagerfeld, è il pretesto per rievocare il dandismo degli anni Settanta e le atmosfere di quel decennio di eccessi; il racconto in prima persona della partecipazione all’Hunt Ball di Oxford è l’occasione perfetta per gettare una sonda nei vivai del dandismo tra giovani rampolli contemporanei; la storia del Cavalleresco Ordine dei Guardiani delle Nove Porte è il vassoio d’argento su cui porgere l’intervista al suo Gran Maestro Giancarlo Maresca. E poteva forse mancare qualche paginetta dedicata al Pitti Uomo, kermesse fiorentina che è croce e delizia del buon vestire e buon calzare virile in cui si danno appuntamento tutte le gradazioni del dandismo, dal più puro al più malinteso?
Lungi dall’essere un manuale sul come diventare un dandy provetto, il libro di Massimiliano Mocchia di Coggiola è un’ottima guida sul come distinguere il dandismo autentico da quello fasullo, l’attitudine spontanea dall’affettazione caricaturale. Proprio per questa ragione è il tipo di approfondimento che funge da perfetta cartina di tornasole, una “trappola per topi” di shakespeariana e amletica memoria: se dopo poche pagine ci si sente pervasi da un invadente disagio, come trafitti da infinite punture di spillo su e giù per tutto il corpo, allora è segno certo che il “mal di dandy” di cui parla Alex Pietrogiacomi già nella sua Prefazione ci aveva evidentemente contagiato in qualità di lettori poco avveduti. E tuttavia, tanto meglio per noi: tra le righe troveremo le ricette, gli antidoti e le strategie per contrastare la piaga dei luoghi comuni che ultimamente affligge la categoria e ne ammalora la percezione. Lo stile maschile e il relativo buon gusto – alla pari di quelli femminili – meritano giudizi consapevoli e avveduti, pena quella fastidiosa superficialità di commento che, con la complicità degli attuali sistemi di comunicazione, tende a impoverire sempre più l’arte necessaria nonché nobilissima della dialettica. E per certi fiori all’occhiello, va da sé, le asole non saranno mai sufficienti.
Cecilia Mariani