di Ilaria Bernardini
Mondadori, 28 gennaio 2020
pp. 369
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Valeria aveva sempre avuto chiari i loro confini, i loro territori, non solo li aveva chiari ma anzi se n'era presa cura, e li aveva coltivati. Adesso però tutto era sconosciuto, indecifrabile. Questo nuovo ruolo, quello dell'amante in casa sua, mentre lui era in coma, era il più difficile che avesse interpretato finora. E non sapeva assolutamente come descriverlo. (p. 232)
Valeria Costas è una scrittrice affermata di racconti, nei suoi cinquantacinque anni ha sempre scelto di restare da sola, in preda al suo passato colmo d'amore e di dolore per la sorella Sybilla morta prematura, avvolta dall'affetto talvolta respingente per la madre Theodora; soprattutto ha scelto di amare un uomo, Martín Aclà. Venticinque anni d'amore, chiedendogli poche volte se amava solo lei, e non la moglie, l'artista Isla Lawnsdale. D'altra parte, Valeria ha sempre incontrato Martín in giro per il mondo, durante i loro molti viaggi: lei, in viaggio per presentazioni librarie e per carpire dettagli da trasformare in racconti; lui, imprenditore illuminato, costantemente con la valigia in mano. L'idea di stare insieme per sempre, alla luce del sole, aveva le sue complessità per la protagonista: «Lo amava ma voleva anche stare sola. Lasciare lo spazio libero, per Sybilla e per tutte le storie» (p. 43). All'improvviso, la notizia sentita alla radio: Martín durante una conferenza è stato colto da un ictus e ora è in coma, nella sua casa di Londra. Ecco che le certezze di Valeria franano improvvisamente: come può un'amante raggiungere l'uomo che ama, malato, e stargli vicino?
L'idea è piuttosto ingegnosa: dal momento che serve una sua nuova immagine per il nuovo libro, Valeria chiede che al posto di una fotografia ci sia un ritratto, che vuole eseguito da Isla Lawnsdale. Così avrà modo di stare nella stessa casa di Martín, anche se in posa davanti a sua moglie.
Potrebbe sembrare un gioco al massacro, vagamente perverso, ma dovete provare a immaginare il tutto attraverso gli occhi di una donna che non può mostrare il suo dolore, sia perché la storia con Martìn è sempre stata tenuta segreta, sia perché negli anni si è abituata a trattenere i sentimenti, o semmai a trasformarli in racconti.
Ecco che, dopo le prime ritrosie di Isla, Valeria parte da Parigi per andare a Londra, affitta un appartamento esoso a pochi passi da casa Aclà e si sradica per l'ennesima volta (fin dalla sua infanzia è stata abituata a viaggiare e a ricominciare daccapo, glielo ha insegnato la madre, già dalla loro prima partenza da Rodi). E subito dopo Valeria si ritrova davanti a Isla, con tutta la congerie di emozioni che questo può significare; ma il confronto con la "rivale" dura poco, perché davanti a sé trova una donna trascurata, annichilita dal dolore per il coma del marito, che al piano di sopra lotta tra la vita e la morte. Anche i figli, la quindicenne Antonia e i due gemelli dodicenni, appaiono disperati per la malattia del padre: e lei, Valeria, che non è mai stata madre, sperimenta cosa significa donarsi, generosamente, alla disperazione dell'altro, e stringe un rapporto forte con Antonia, autolesionista e senza un centro. Insomma, Valeria capita in una casa sconvolta, dove le fragilità sono esposte, così come il terrore e l'angoscia per la possibile morte del capofamiglia. La paura del cambiamento è visibile in ogni loro gesto, e fin dall'inizio Valeria comprende che quel ritratto, una volta finito, rappresenterà qualcosa di molto diverso: catturerà le lacrime trattenute a stento e sfogate nel bagno della camera da letto dove Martín riposa, così come la curiosità per quella famiglia prima sempre sentita raccontare e ora presente a tu per tu; testimonierà anche il senso di colpa per quel che è stato e il desiderio sempre più forte di confessare tutto a Isla, che ha accettato benevolmente in casa la scrittrice che Martín leggeva sempre. Isla, invece, conosceva Valeria Costas solo di nome, prima di allora non aveva mai letto i suoi racconti.
Segno del destino? Consapevolezza? Nel corso del romanzo, mentre le vicende si intrecciano e Valeria si trova catapultata nella famiglia Aclà, ora timorosa ora audace nel cercare di avvicinarsi al malato, viene davvero da chiedersi cosa sappiano Isla e Antonia della sua relazione con Martín. Le frasi ambigue qua e là sono allusioni o vengono interpretate come tali dal senso di colpa della protagonista?
Se questo è il nucleo narrativo principale, tanti fili ci portano a conoscere più a fondo i personaggi: in particolare, Valeria si muove tra il passato con Martín, fatto di momenti di pura luce che spezzano la quotidianità con la loro gioia trasparente, e altri momenti del passato, come il rapporto in parte simbiotico con la sorellina Sybilla e la madre. Ci sono poi moltissimi altri piccoli rivoli narrativi: sono i racconti che Valeria ha scritto, di cui viene talvolta riassunta la trama, o i fatti che la protagonista pensa di mettere presto su carta. Quindi non mancano neanche rimandi metaletterari, fino al paradossale effetto di scatole cinesi, quando Valeria racconta al suo agente la trama de Il ritratto, il romanzo che sta provando a scrivere (l'unico che lei, autrice di racconti, abbia mai provato a scrivere), e che riassume e commenta il libro che stringiamo tra le mani. Nell'auto-interpretazione di Valeria, ecco quali sono i temi-chiave dell'opera:
Se questo è il nucleo narrativo principale, tanti fili ci portano a conoscere più a fondo i personaggi: in particolare, Valeria si muove tra il passato con Martín, fatto di momenti di pura luce che spezzano la quotidianità con la loro gioia trasparente, e altri momenti del passato, come il rapporto in parte simbiotico con la sorellina Sybilla e la madre. Ci sono poi moltissimi altri piccoli rivoli narrativi: sono i racconti che Valeria ha scritto, di cui viene talvolta riassunta la trama, o i fatti che la protagonista pensa di mettere presto su carta. Quindi non mancano neanche rimandi metaletterari, fino al paradossale effetto di scatole cinesi, quando Valeria racconta al suo agente la trama de Il ritratto, il romanzo che sta provando a scrivere (l'unico che lei, autrice di racconti, abbia mai provato a scrivere), e che riassume e commenta il libro che stringiamo tra le mani. Nell'auto-interpretazione di Valeria, ecco quali sono i temi-chiave dell'opera:
Qualsiasi cosa succeda il giorno prima bugie, segreti svelati, vari possibili disastri della vita che si accumulano, il giorno dopo la scrittrice è di nuovo lì. La moglie sa? L'uomo morirà? Che cosa vuol dire amare? Come sopravviviamo alla nostra storia, al nostro dolore? È un racconto sul lasciare andare tutto, la vita, il possesso, la gelosia, la giovinezza, il passato, il presente. Sulla resa e sulla sopravvivenza. Infine, sul lasciare andare anche il desiderio di sopravvivere e imparare a scomparire. (p. 254)
Ed è proprio per rispondere a queste e ad altre domande che seguiamo Valeria Costas con commozione e desiderio di giungere a una risoluzione, speriamo che Martín si risvegli, ma temiamo anche che si sveli l'intera architettura, sconvolgendo quello strano sentimento di alleanza tra Valeria, Isla e Antonia che può forse chiamarsi amicizia.
In questo suo ultimo romanzo, Ilaria Bernardini, già maestra nell'affrontare i rapporti interpersonali da prospettive non convenzionali (vi consiglio anche il precedente Faremo foresta, lucido e al tempo stesso sognante romanzo sulle nuove famiglie allargate e sulla rinascita dopo un divorzio), affonda la penna nel calamaio delle emozioni e quando la appoggia sul foglio non teme di mostrare tutti i chiaroscuri esistenti nelle relazioni.
GMGhioni