Il treno di cristallo
di Nicola Lecca
Mondadori, 21 gennaio 2020
pp. 249
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Perché è così che la vita è architettata. Basta un barattolo di trippa scelto male tra quelli esposti in un supermercato, basta comprare un biglietto di prima classe su un treno sbagliato: basta nulla, insomma, per stravolgere ogni cosa e ricordarci che, in fondo, siamo tutti equilibristi da circo: acrobati inconsapevoli che, a fatica, camminano sul filo del destino, lungo il corso dell'abisso. (p. 62)
Partenze e ritorni sono temi cari a Nicola Lecca (si pensi a I colori dopo il bianco, 2017, recensito qui), così come la spasmodica ricerca delle proprie origini, che, ne La piramide del caffè (2013) ha commosso moltissimi lettori, tra cui due dei nostri redattori (ne hanno scritto qui Giulia Pretta e qui Marco Caneschi). In questo nuovo romanzo, Il treno di cristallo, attraversiamo l'Europa orientale insieme al protagonista, il diciottenne Aaron, che scopre all'improvviso che il padre, che lui credeva morto anni prima, è invece appena scomparso e ha preparato per lui un viaggio in Interrail che lo porterà dal paesino di Londra dove abita fino a Zagabria, per l'apertura del testamento. Fino a quella scioccante rivelazione, Aaron è stato abituato alle rinunce, a faticare in gelateria per aiutare la madre, sola e depressa, che forse non ha mai davvero accettato quel figlio non del tutto voluto.
A rasserenare le giornate, Aaron ha trovato un amore virtuale, per quella che lui definisce "l'unica, l'amore della sua vita", Crystal. E dire che di lei ha visto solo poche foto, perché la ragazza, piuttosto riservata, vive in Galles ed è un lungo viaggio di almeno dieci ore, che finora i due non sono riusciti a permettersi. Davanti all'ennesima richiesta di incontrarsi dal vivo, però, Crystal si ritrae e le certezze di Aaron si fanno sempre più fragili, come cristallo che può infrangersi da un momento all'altro.
Ed è proprio in nome dell'imprevedibilità della vita e della fatalità che si compie il viaggio di Aaron verso la verità, verso Zagabria. Il ragazzo non sa nulla del padre, ignora persino che l'uomo fosse stato un pianista piuttosto talentoso, e che aveva perso la vita pochi giorni prima proprio a bordo di un treno, a causa di un attacco di cuore per una malformazione congenita (la madre gli aveva sempre mentito, dicendo che il padre era morto mentre lei era incinta, paradossalmente, proprio per un problema cardiaco). D'altra parte, il destino sembra farsi spesso beffe degli uomini, togliendo da sotto i loro piedi certezze, facendoli vivere nel disequilibrio e portandoli a mentire per il bene di chi sta loro attorno (come la madre aveva mentito ad Aaron, così ora il ragazzo fa con lei, tenendola all'oscuro della vera meta del suo viaggio).
Ad accompagnare Aaron c'è una modesta somma di denaro anticipatagli dal notaio, insieme alla curiosità di scoprire il mondo. Ecco allora che il romanzo familiare si piega verso il romanzo di formazione e di viaggio: il ragazzo deve imparare a cavarsela, sviluppando l'astuzia e la parsimonia, evitando pericoli e tentazioni; d'altro canto, le varie tappe offrono un'imperdibile occasione per visitare città sconosciute con tutto il curioso entusiasmo della sua età. E qui Nicola Lecca, che ha trascorso del tempo personalmente in tutte le città di cui scrive, porta a spasso anche noi lettori per le vie di Broadstairs, Dover, Brighton, Amburgo, Praga, Bratislava, Lubiana, Zagabria e altre tappe di questo concitato viaggio alla ricerca delle proprie radici. Nel romanzo, costato ben sei anni di lavoro a Nicola Lecca, traspare l'amore del viaggiatore per la scoperta del mondo circostante, e la resa precisa di atmosfere, colori, odori e, in generale, sensazioni rende molto verosimile il percorso di Aaron.
Con Aaron, però, viaggia anche un pesante fardello: il silenzio di Crystal, che porta con sé prima la frustrazione, quindi la rabbia di Aaron e il desiderio di un chiarimento definitivo. Inutile specificare che spesso il narratore ci porta a riflettere sull'autenticità dei rapporti nati online, privi di qualsiasi concretezza, costruiti solo sulle parole di un volto che resta nascosto dall'anonimato e che può eclissarsi con pochi clic. Aaron è arrivato a tatuarsi una farfalla alla base del collo per lei e a spendere parole importanti, ma ha fatto bene a fidarsi? Indietro, di certo, è impossibile tornare.
Che cosa è davvero autentico? Per quanto implicita, questa è una domanda risuona più volte nel romanzo: se lo chiede Aaron del suo rapporto con Crystal, ma anche dell'amore in sé (se confrontato all'amore mercenario); e se lo chiede a proposito del rapporto con la madre, basato sulle omissioni e sulla finzione.
A bordo di questo treno di cristallo, anche noi lettori seguiamo l'itinerario anzitutto spirituale di Aaron verso la verità, e gli ostacoli lungo il percorso non sono un rallentamento, ma un cammino necessario che porterà ad accettare la propria natura e quella di chi ci sta attorno.
GMGhioni
Che cosa è davvero autentico? Per quanto implicita, questa è una domanda risuona più volte nel romanzo: se lo chiede Aaron del suo rapporto con Crystal, ma anche dell'amore in sé (se confrontato all'amore mercenario); e se lo chiede a proposito del rapporto con la madre, basato sulle omissioni e sulla finzione.
A bordo di questo treno di cristallo, anche noi lettori seguiamo l'itinerario anzitutto spirituale di Aaron verso la verità, e gli ostacoli lungo il percorso non sono un rallentamento, ma un cammino necessario che porterà ad accettare la propria natura e quella di chi ci sta attorno.
GMGhioni