Mara
di Ritanna Armeni
Ponte alle grazie, 2020
pp. 304
€ 16,80 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Un libro su una fascista? In molti hanno rivelato perplessità quando Ritanna Armeni ha raccontato il progetto di Mara, ma tali dubbi non hanno svilito la scrittrice, semmai hanno rafforzato l'idea che c'è bisogno di dare voce a tutti, anche a chi si è lasciato coinvolgere dalla propaganda fascista per ingenuità, per bisogno di rassicurazioni o per la giovane età. Infatti, nelle prime pagine facciamo la conoscenza di una Mara tredicenne, felice di appartenere alle Giovani Italiane, di sfilare vicino alla sua amica Nadia, calzando i pantaloncini corti che tanto fanno scandalizzare i bacchettoni. Mussolini, ai suoi occhi di ragazzina, si presenta come l'uomo forte, colui che può difendere l'Italia, aiutando a risollevare l'economia e offrendo a tanti giovani nuove prospettive per il futuro.
Niente sembra scalfire le convinzioni di Mara nella prima parte del romanzo, persino le leggi razziali: sostiene che avranno finalità che lei non capisce, ma che il Duce sa ben interpretare. Insomma, Mara, come molti altri connazionali, si affida totalmente a Mussolini, gli crede e si fa portavoce delle sue idee: con l'arrivo della guerra, promuove le rinunce in nome della causa, rassicura e fa forza alla madre e ai fratelli, che dalla morte del padre talvolta lamentano uno stile di vita pieno di privazioni.
Poi, però, qualcosa accade: davanti alle scelte sbagliate, davanti ai fallimenti della guerra, alla partenza per la guerra del ragazzo che ama, alle cose che Mara osserva in prima persona lavorando al Ministero, i primi dubbi arrivano... Attorno a lei c'è chi resta immobile nel suo credo fascista, ma Mara si accorge che tutte le convinzioni sono incrinate, anche se non riesce a dirselo apertamente: il suo futuro è ormai stato messo da parte, così come i suoi sogni, il romanticismo, la speranza di poter diventare giornalista o scrittrice. Tutto ha perso importanza davanti all'imperativo di procurarsi un po' di cibo oltre alle razioni quotidiane previste dalle tessere annonarie della famiglia. E questo a causa della guerra, a causa di scelte che adesso le sembrano molto meno sensate di un tempo.
Cosa può fare, però, una donna sola?
Cosa può fare, però, una donna sola?
Ce lo chiediamo più volte, avvertendo la grande forza di Mara nel farsi strada come può. Lei, osservatrice del mondo della guerra con la frustrazione via via più forte per le illusioni che si dissolvono, sperimenta la paura, la preoccupazione, il dolore. E tutto questo alimenta in lei una voglia di riscatto che sfocerà tutt'a un tratto, verso la fine del romanzo.
Mai apologetica o demonizzante, Ritanna Armeni ha l'impareggiabile merito di averci dato una storia molto umana, da leggere per quello che è: una testimonianza in prima persona, a cui si alternano pagine in corsivo con dati, statistiche, che aiutano a contestualizzare la vicenda di Mara entro il suo tempo. Tutto questo è prezioso per noi lettori, anche perché sia palese ad esempio la distanza tra le grandi promesse e i loro scarsi risultati, o il numero di donne che si sono sacrificate per aver voluto scendere in campo come crocerossine. Donne che hanno provato a emanciparsi e a chiedere di essere trattate come uomini, di avere i loro stessi diritti, tra cui quello di difendere la patria.
Nonostante l'ambientazione a tratti decisamente angosciante, Mara mantiene il passo svelto di un romanzo piacevole e mai paternalistico, né didascalico, e questa "leggerezza" narrativa (in senso calviniano) è una grande fortuna per noi. Tutto, infatti, ci avviene davanti come se vivessimo le esperienze di Mara, giorno per giorno, e capiamo i pensieri speranzosi e al tempo stesso terrorizzati di chi aspetta una risoluzione. Facile per noi lettori oggi, col senno di poi, scandagliare il romanzo in attesa della Liberazione: Mara vive tutto senza sapere cosa accadrà il giorno dopo. Ed ecco perché seguire la sua vita ci permette di abbandonare i libri di storia con la loro impostazione per forza asettica, e calarci in quell'eterno e sfiancante presente della guerra.
Dare voce a donne del passato è una forma di femminismo genuina e costruttiva, che offre una nuova prospettiva da cui guardare alla storia.
GMGhioni
Nonostante l'ambientazione a tratti decisamente angosciante, Mara mantiene il passo svelto di un romanzo piacevole e mai paternalistico, né didascalico, e questa "leggerezza" narrativa (in senso calviniano) è una grande fortuna per noi. Tutto, infatti, ci avviene davanti come se vivessimo le esperienze di Mara, giorno per giorno, e capiamo i pensieri speranzosi e al tempo stesso terrorizzati di chi aspetta una risoluzione. Facile per noi lettori oggi, col senno di poi, scandagliare il romanzo in attesa della Liberazione: Mara vive tutto senza sapere cosa accadrà il giorno dopo. Ed ecco perché seguire la sua vita ci permette di abbandonare i libri di storia con la loro impostazione per forza asettica, e calarci in quell'eterno e sfiancante presente della guerra.
Dare voce a donne del passato è una forma di femminismo genuina e costruttiva, che offre una nuova prospettiva da cui guardare alla storia.
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