Uscita di sicurezza
di Ryan Gattis
Guanda, 2020
pp. 336
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Chi è Ricky "Ghost" Mendoza Jr.? Un "Robin Hood del ghetto", come lo definisce Rudy "Glasses" Reyes, un egocentrico, un benefattore o un pazzo? Sono in tanti a chiederselo, e in effetti potremmo domandarcelo anche noi lettori, che restiamo fin dalle prime pagine avvinti alla narrazione serrata di Ryan Gattis, che ci porta nuovamente a Los Angeles dopo Giorni di fuoco, ma questa volta ambienta il romanzo nel 2008, a un passo dal crollo di Lehman Brothers.
La crisi è in arrivo, basta guardarsi attorno per i quartieri meno agiati di L.A., e l'idea di Ghost è facile: lui, che per undici anni ha collaborato con la DEA come fabbro specializzato in scassinare le cassaforti dei malviventi, vuole sottrarre soldi per aiutare tante persone in difficoltà con il mutuo. In fondo, lui ha ormai la fiducia della DEA, e spesso gli agenti lo lasciano solo con la cassaforte e il suo contenuto...
E poi ormai Ghost non ha più niente da perdere: ha perso l'amore della sua vita, Rose, e a suo parere il tumore al cervello è tornato. Per quanto giovane, Ghost ha accumulato esperienze che fanno di lui un ex tossicodipendente, o meglio, come dice lui, un tossicodipendente che ogni giorno da anni lotta per non farsi, nonché un bugiardo, perché da anni lavora per Frank, il padre di Rose, ma non gli ha mai rivelato di averlo avvicinato la prima volta per conoscere il genitore della sua ragazza morta. Intrappolato in un passato che continua a suonare, in loop esattamente come l'audiocassetta che Rose ha registrato per lui, Ghost è un nostalgico che pensa che il presente valga infinitamente meno di quel che è stato. Dunque, tanto vale rischiare tutto - anche la vita - per provare a fare del bene.
Il primo giorno in cui intende rapinare il contenuto della cassaforte, però, incappa in un bottino inatteso: oltre novecentomila dollari! Ne sottrae più di ottocento in borse che porta via, lasciandosi vedere dal vicinato: cosa stupida, penserete, ma a Ghost non interessa farla franca:
Sapeva quello che faceva. Infilare i soldi in una borsa e uscire come se fossero i suoi? È stato lui a puntarsi una pistola alla tempia e a tirare il grilletto. Un suicidio con proiettile al rallentatore. (p. 96)
La lotta contro il tempo non gli fa paura, tanto lui sta combattendo una sua personale lotta contro il tempo che non potrà mai vincere. Ma dall'altra parte - tra i rapinati - c'è un trafficante che deve recuperare quella somma stratosferica a qualunque costo: è Rudy "Glasses" Reyes, coprotagonista tutt'altro che risolto; non trovandosi più a suo agio (lo è mai stato?) con la 'carriera' da malvivente, sta pensando a come uscirne pulito insieme a sua moglie e al figlioletto. Fare un patto con la DEA è la sua unica strada, ma certamente è molto pericoloso, e ci si mettono anche i sensi di colpa nei confronti dei suoi soci d'affari, che dovrebbe tradire e quindi strappare alla libertà e alle loro famiglie. La lealtà, tuttavia, ha un limite, ed è superata dal desiderio di salvare la sua famiglia.
Inevitabilmente, i due protagonisti sono destinati a incrociarsi in quella che potrebbe sembrare una fuga per Ghost e una caccia all'uomo per Glasses; invece, questi elementi comuni del thriller vengono complicati: Ghost in realtà vuole solo portare a termine qualche altro colpo, e dunque punta a ritardare la cattura; Glasses non è granché interessato a Glasses, ma a chiudere quel che ha in sospeso con la sua vecchia vita, prima di sparire con la moglie e il bambino.
Dunque, le regole della malavita sono continuamente sovvertite, i personaggi, che non annovereremmo nel circolo delle 'brave persone', hanno una complessità di carattere e una profondità psicologica che spesso fanno capire come il vissuto abbia notevolmente influenzato le loro cattive scelte, scivolate lungo un crinale tutt'altro che liscio. E tuttavia Gattis non scrive certo un'apologia della malavita losangelina: riesce piuttosto a rendere così umani i suoi personaggi da ritrovarsi affezionati a loro, nonostante tutto. Sono personaggi che hanno fatto di tutto, vero, e dovrebbero essere semplicemente deprecabili, e invece... Invece Ryan Gattis, in linea con una certa narrativa contemporanea (e con amatissime serie tv, si pensi anche solo a Breaking Bad), sa come rendere il male sfumato, e le sue ombre spesso figlie di scelte sbagliate, ma umane e comprensibili, per quanto non giustificabili.
Ecco perché quando si arriva alle ultime decine di pagine e si affaccia la resa dei conti, non sappiamo cosa aspettarci e vogliamo correre subito alla risoluzione finale.
Uscita di sicurezza conferma tutte le abilità di scrittura di Ryan Gattis, con l'aggiunta di un ritmo che si fa ancora più serrato rispetto al primo romanzo. E non lasciatevi influenzare troppo dall'etichetta di romanzo thriller che leggete in copertina: qui c'è qualcosa di più, qualcosa che non si fa chiudere in un genere, ma che descrive perfettamente la miseria e l'illegalità dall'interno e urla l'interiorità di personaggi che devono fare i conti con la propria coscienza, per quanto provino a metterla a tacere.
GMGhioni
Dunque, le regole della malavita sono continuamente sovvertite, i personaggi, che non annovereremmo nel circolo delle 'brave persone', hanno una complessità di carattere e una profondità psicologica che spesso fanno capire come il vissuto abbia notevolmente influenzato le loro cattive scelte, scivolate lungo un crinale tutt'altro che liscio. E tuttavia Gattis non scrive certo un'apologia della malavita losangelina: riesce piuttosto a rendere così umani i suoi personaggi da ritrovarsi affezionati a loro, nonostante tutto. Sono personaggi che hanno fatto di tutto, vero, e dovrebbero essere semplicemente deprecabili, e invece... Invece Ryan Gattis, in linea con una certa narrativa contemporanea (e con amatissime serie tv, si pensi anche solo a Breaking Bad), sa come rendere il male sfumato, e le sue ombre spesso figlie di scelte sbagliate, ma umane e comprensibili, per quanto non giustificabili.
Ecco perché quando si arriva alle ultime decine di pagine e si affaccia la resa dei conti, non sappiamo cosa aspettarci e vogliamo correre subito alla risoluzione finale.
Uscita di sicurezza conferma tutte le abilità di scrittura di Ryan Gattis, con l'aggiunta di un ritmo che si fa ancora più serrato rispetto al primo romanzo. E non lasciatevi influenzare troppo dall'etichetta di romanzo thriller che leggete in copertina: qui c'è qualcosa di più, qualcosa che non si fa chiudere in un genere, ma che descrive perfettamente la miseria e l'illegalità dall'interno e urla l'interiorità di personaggi che devono fare i conti con la propria coscienza, per quanto provino a metterla a tacere.
GMGhioni